Doppia morale e ipocrisia: il partito-Stato Pd vacilla
L'ipocrisia stucchevole sul contante e sulle azioni di contrasto all’immigrazione si schianta sulla Sinistra alle prese col Qatargate. Il più in difficoltà è il Pd, reduce dalla batosta elettorale e dilaniato dalle divisioni tra correnti. Ora teme che lo scandalo europeo possa allargarsi e coinvolgere anche suoi parlamentari.
Per usare un eufemismo, in queste ore la sinistra italiana è in piena ebollizione e l’apprensione al suo interno regna sovrana. Lo scandalo che i media hanno già ribattezzato Qatargate rischia di incrinare ulteriormente la fiducia dell’elettorato nei partiti di quell’area politica. E’ evidente che il più in difficoltà è il Pd, reduce dalla batosta elettorale del 25 settembre e dilaniato dalle divisioni tra correnti. Ai dem e, in generale, ai politici di sinistra viene imputata una ipocrisia stucchevole e disarmante sui temi del contante e delle azioni di contrasto all’immigrazione. E non può che avvalorare questa tesi il fatto che perfino Matteo Renzi, che quel Pd lo aveva portato oltre il 40%, ora lo accusa di doppia morale. «Le responsabilità penali sono sempre personali - ha detto il leader di Italia Viva -. Certo è che in alcuni casi c'è una sorta di doppia morale, una sorta d'ipocrisia, a sinistra: quando le cose le fanno gli altri sono corrotti e pericolosi, quando le cose succedono in casa loro sono compagni che sbagliano. Non va bene. I moralisti senza morale non hanno più futuro». E a proposito di Antonio Panzeri, ex eurodeputato di Articolo 1, il partito di Speranza e Bersani, coinvolto nello scandalo internazionale, ha aggiunto: «Tutto gira intorno a un ex eurodeputato che se ne è andato dal Pd quando arrivai io perché ero contro i valori della sinistra... chissà quali erano questi valori».
Infatti Panzeri, non solo è stato trovato in possesso di tantissimo denaro in contanti (alla faccia della guerra che la sinistra sta facendo al contante come entità demoniaca e principale causa di evasione fiscale!), ma avrebbe addirittura beneficiato di una vacanza di 100.000 euro per sé e i suoi famigliari, nell’ambito di un progetto di corruzione internazionale che vede coinvolti altri esponenti di primo piano del Parlamento europeo, tra cui la vicepresidente. In più - ciliegina sulla torta - Panzeri aveva fondato una Ong per combattere l’impunità (sic!) ma in realtà si tratterebbe di una maschera per loschi affari “pro domo sua” (alla faccia della battaglia umanitaria della sinistra per difendere gli immigrati e le Ong che li assistono).
Ora il Pd trema perché, oltre che essere in pieno travaglio precongressuale, oltre che essere incalzato costantemente dai grillini e dal terzo polo, teme che lo scandalo europeo possa allargarsi e coinvolgere altri suoi parlamentari. Con inevitabili sommovimenti perfino sulla sopravvivenza del partito, ormai superato nei sondaggi perfino dal Movimento 5Stelle. Il progressivo sgretolamento del sistema di potere messo in piedi dal Pd negli ultimi decenni e fondato sulla sistematica occupazione del potere, anche in mancanza di consenso popolare, appare ormai inesorabile.
I partiti post-comunisti (anche Pds e Ds prima del Pd), da Tangentopoli in poi, hanno sempre governato anche quando erano in minoranza, utilizzando alchimie e operazioni di palazzo spesso tradottesi in governi tecnici o di solidarietà nazionale. Questa sistematica sostituzione della volontà popolare con i desiderata di poteri forti, elite e consorterie, oltre che provocare un profondo vulnus alla democrazia, ha prodotto perniciose incrostazioni di potere in virtù delle quali il Pd si è convertito in un partito-Stato, un partito onnivoro e padrone delle istituzioni, gestore disinvolto e per lunghi tratti spietato di porzioni cospicue del potere finanziario e culturale. Servendosi di sindacati, organizzazioni collaterali e sfruttando la benevolenza di alcune procure, il Pd, dietro il paravento di una sua vocazione sociale, territoriale e popolare, si è insinuato in tutti i gangli vitali del Paese, applicando l’idea gramsciana di egemonia. La galassia delle nomine nelle aziende partecipate dallo Stato ne è una delle prove più lampanti. Questo sistema di potere ha frenato il naturale ricambio della classe dirigente e ha posto le premesse di una democrazia bloccata.
Di qui i timori che serpeggiano in queste ore negli ambienti di sinistra, terrorizzati soltanto all’idea di perdere il controllo dell’apparato statale e della società.