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IL CASO

Dopo il sì alle nozze omosex, perché no alla poligamia?

Dalle “nozze” gay alla poligamia il passo è breve. Se l’unico criterio è l’aspetto affettivo allora perché vietare la poligamia e la poliandria? Lo chiedono i mussulmani di Mayotte, un arcipelago di isole costituito Dipartimento d’oltremare della Repubblica francese situato tra il Mozambico e il Madagascar.

Famiglia 23_03_2016
Dopo le nozze gay la poligamia?

Dalle “nozze” gay alla poligamia il passo è breve. Nei mesi scorsi politici, giornalisti, accademici, religiosi e uomini di cultura, intervenendo sul tema del “matrimonio” omosex, continuavano a ripetere che se l’unico criterio da tenere in considerazione perché si costituisca un vincolo matrimoniale è l’aspetto affettivo allora perché vietare la poligamia e la poliandria? Forse che il marito musulmano e le sue tre o quattro mogli non si “amano”? Chi siamo noi per sindacare sugli affetti altrui, per negare la patente di amore ai poligami? 

E ancora, se le “nozze” gay devono essere riconosciute per legge dal momento che non farlo sarebbe discriminatorio verso le coppie omosessuali, perché non riconoscere i matrimoni poligamici? Non sarebbe ugualmente discriminatorio verso quelle persone che, per tradizione culturale vecchia di secoli se non quasi di millenni, sono legate da un vincolo già riconosciuto dalla loro religione come un vincolo coniugale? Se il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso è invenzione recente, la poligamia è da sempre esistita e quindi avrebbero più diritto i poligami rispetto alle persone omosessuali di vedersi riconosciuta dallo Stato la loro particolarissima convivenza. 

Simili argomentazioni nei mesi passati venivano bollate dal fronte omosessualista come sterili provocazioni, iperbole buone solo per gli scontri dialettici, fantasie per tirar fesso qualcuno. Insomma stupidi espedienti retorici. Ma il bello – o forse il brutto – sta nel fatto che per davvero qualcuno ha chiesto ai propri governanti di legittimare la poligamia e la poliandria appellandosi proprio alla legge che ha istituito i “matrimoni” omosessuali.

É accaduto a Mayotte, un arcipelago di isole costituito Dipartimento d’oltremare della Repubblica francese situato tra il Mozambico e il Madagascar. Le isole di Mayotte sono francesi a tutti gli effetti: ad esempio la moneta di scambio è l’euro. In quell’angolo di paradiso alcuni cittadini di fede islamica si sono riuniti in un comitato e hanno chiesto ufficialmente che il Parlamento francese estenda l’ambito di applicazione della legge sui “matrimoni” tra persone dello stesso sesso anche ai poligami. La motivazione è semplice semplice: se il Mariage pour Tous è davvero pour Tous perché negarlo a chi ha più compagne o più compagni e vuole un giorno chiamarli mogli e mariti? In breve si chiede di legalizzare la poligamia. 

Ovviamente questa, a causa della suddetta legge sulle “nozze” gay, potrà essere eterosessuale (ad es. un marito e più mogli), omosessuale (solo mariti o solo mogli) oppure bisessuale (più mariti e più mogli sposati ognuno con tutti gli altri). Una bella espansione – intesa in senso tecnico – del matrimonio di base, un suo aggiornamento con notevoli implementazioni. Il comitato ha manifestato anche davanti alla prefettura locale.Uno striscione sintetizzava al meglio le motivazioni oggettivamente inappellabili per riconoscere la poligamia: ”Perché no alla poligamia e sì ai matrimoni gay?”.

In Francia la proposta è stata accolta con favore da un gruppo di femministe. Sì proprio loro, quelle che a parlare di poligamia fino a ieri giustamente diventavano paonazze dalla rabbia pensando alle donne ridotte a concubine di un unico marito. La poligamia è, in effetti, il simbolo eccellente della disuguaglianza tra uomo e donna così tanto vituperato da vecchie e nuove suffragette. Orbene, i musulmani di Mayotte hanno trovato proprio in loro una sponda favorevole per vedersi riconoscere la poligamia: «La definizione di matrimonio è duttile», ha commentato la leader femminista Jillian Keenan. «Come il matrimonio omosessuale non è né migliore né peggiore di quello eterosessuale, l’unione di due adulti non è intrinsecamente né più né meno corretta di quella tra tre (o quattro, o sei) adulti consenzienti. I poligami sono una minoranza, la libertà non ha alcun valore se non si estende ai piccoli gruppi o a quelli più marginali»

Siamo alle solite. Se accettiamo le premesse erronee – love is love – dobbiamo inevitabilmente accettarne anche le conseguenze logiche: sì alla poligamia. Se l’unico elemento necessario perché ci sia matrimonio è il libero consenso dei nubendi e l’affetto, allora il numero di coniugi non deve far problema perché aspetto solo accessorio. Se accetti il “matrimonio” gay devi accettare la poligamia. Anzi a ben guardare dal punto di vista meramente quantitativo il matrimonio poligamico vale di più di quello un po’ triste a due. Oltre a questo è più efficiente: ci sono più persone pronte a risolvere i problemi della famiglia e a badare ai figli, c’è più solidarietà. Non trovate?

Chiaro è che i poligami a loro volta non potranno opporsi ad altre espansioni di questa cosa informe che una volta si chiamava “matrimonio”. E così a breve ci potremo sposare la sorella, il nipote, qualche defunto (magari celebre) o l’amico che resterà però amico. Va da sé che potremo convolare a giuste nozze anche con il nostro amatissimo labrador, nonché in un prossimo futuro con robot umanoidi. Non sono anch’essi esseri intelligenti e che provano qualcosa? Tutte fantasie? C’è già chi sta proponendo il matrimonio interspecie e transumano. 

Come la poligamia appariva fino a poco tempo fa una provocazione ma oggi bussa alla porta del Parlamento francese, così tra un po’ accadrà anche a queste nuove forme di legame nuziale: oggi bizzarrie, domani diritti civili. In breve, oggigiorno non si nega un matrimonio a nessuno, che tu sia etero, omo, bisex, single, poligamo o poliandro. Sposati con qualcuno o qualcosa, basta che ci sia tanto, ma tanto love.