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REGGIO EMILIA

Don Califfo, il prete che dà lezioni d'islam ai musulmani

A Reggio Emilia è comparso, vicino all'oratorio, questo striscione: “Cristiani buoni solo da morti”. A due passi c'è la moschea, ma per il prete la scritta è solo opera di italiani razzisti. Il sacerdote ha più volte invitato i ragazzi musulmani a praticare il ramadam, guadagnandosi il soprannome di don Califfo.

Educazione 28_08_2014
Musulmani in preghiera

Lo chiameremo don Califfo. A volte le migliori intenzioni sono causa di gaffe. Così anche essere buonisti può ingenerare più di un problema. A Reggio Emilia è comparso nei giorni scorsi uno striscione inquietante: “Cristiani buoni solo da morti”. Frase pericolosa, anche a causa della sua collocazione. Era attaccata con dei fermagli a 4 metri da terra sulla recinzione dei campi da calcio di proprietà della Diocesi, dove si allena anche la Reggiana. Significa che l'autore si è preso la briga di portarsi con una scala molto alta e compiere l'impresa. Il tutto nel silenzio della notte e al riparo da occhi indiscreti (la zona non è presidiata da telecamere). 

Lì vicino c'è l'oratorio cittadino dedicato a don Bosco. Quartiere difficile quello di Santa Croce, multietnico per eccellenza e ad alto tasso di immigrati. La Questura, allertata da un solerte cittadino lo ha sequestrato. E ha annunciato l'intenzione di procedere a 360 gradi nell'indagine per vilipendio alla religione. Senza dimenticare la pista ideologica: poco distante da quella recinzione, infatti, c'è anche la moschea di via Gioia, uno dei due centri islamici più frequentati della città del Tricolore. Così si cercheranno le impronte digitali per vedere se gli autori compaiono nella banca dati delle persone con precedenti di polizia.

La cosa potrebbe essere solo questione da mattinale di questurini. Ma il sacerdote di turno, intervistato dal Resto del Carlino, ha pensato bene di metterci del suo. E, improvvisatosi investigatore, dando una rapida occhiata alla scritta, ha sentenziato: «Non si tratta di islamici, ma di un italiano che vuole fomentare l'odio tra cristiani e musulmani». Come faccia poi don Giordano Goccini, direttore dell'ufficio di pastorale giovanile della Diocesi reggiana e responsabile del'oratorio don Bosco a scagionare senza dubbio la vivace comunità islamica locale è cosa che suscita più di un interrogativo. Ma il sacerdote, non nuovo a fughe in avanti in passato come l'invito di Beppino Englaro in parrocchia, vicenda che costrinse il vescovo di allora a un'imbarazzata marcia indietro, non ci sta a passare per retrogrado. «Non è stato di sicuro scritto da un islamico perché è troppo corretto. Penso piuttosto a un italiano. I rapporti con l'islam qui sono buoni, ma tra i cittadini c'è diffidenza, hanno paura quando si ritrovano per pregare. Invece io sono andato in moschea e ho trovato tutto ordinato, hanno i loro riti, esattamente come la nostra chiesa». 

Bè, buoni buoni, vista la paura e la diffidenza, non si direbbe. Forse buoni solo per lui. Dunque, un po' come quando si gridava “nessun nemico a sinistra”, adesso il motto è “nessun nemico nell'islam”. E pazienza per quelli che in nome di Allah massacrano i suoi confratelli in Iraq o Nigeria. Che cosa poi il sacerdote pensava di trovare di fuori posto dentro una moschea è il secondo grande interrogativo. Liquidata la sua gente come xenofoba, quasi che lo striscione fosse frutto di una strategia tutta fatta in casa per dare la colpa agli islamici, il sacerdote si è spinto oltre. Sempre con l'obiettivo di scansare ogni tipo di sospetto sulla comunità mussulmana di Reggio. «Qui abbiamo diversi ragazzi di religione islamica. Sono soprattutto ragazzi neri, che praticano un islam moderato. A volte sono io che gli dico di fare il ramadan». 

Oibò. Il sacerdote muezzinn che chiama alla raccolta per la preghiera ci mancava. Dopo la lunga stagione degli auguri agli islamici per l'inizio del mese sacro di penitenza, adesso l'asticella si alza e arriviamo agli inviti a fare il ramadan per i musulmani poco ortodossi. Per giunta estesi da un prete, il quale dovrebbe avere a cuore l'apostolato e un concetto di dialogo più improntato sull'identità che sulla supina accettazione dell'altro. Non sarà che nella confusione generale c'è chi pensa che sia evangelizzazione anche invitare i musulmani a praticare le opere del Corano? Perché qui se proprio non vogliamo parlare di resa buonista al sincretismo più terra terra, la gaffe è grossa. 

Dunque i ragazzi che praticano un islam moderato non fanno il ramadan? Non è per caso che nella testa di alcuni sacerdoti la forzata dialettica Islam moderato contro Islam integralista ha fatto perdere di vista anche la realtà? Così quella che doveva essere una frase un po' spaccona e molto poco evangelica è diventato un invito a non essere moderati, ma a mettere in pratica tutte le prescrizioni dell'islam. Già che ci siamo bisognerebbe anche ricordare ai ragazzi che il jihad è prescrizione del Corano tale e quale il ramadan. Don Califfo, non vorremo essere così scortesi e poco ospitali da tramandare loro un “catechismo" a metà?