Divorzi rapidi, online, via email con la scusa del Covid
Senza la serietà delle promesse che ogni cittadino compie ogni giorno, la civiltà finisce nella ‘giungla’. Ed è quel che sta accadendo con la nuova ondata di divorzi ultra-rapidi. Con la scusa del lockdown, si fanno sentenze online, si accelerano divorzi e separazioni via email. Succede in Italia e in Irlanda, va meglio negli Usa.
La fedeltà e le promesse di impegnarsi ‘per sempre’ non sono di moda da un pezzo, eppure il desiderio di una promessa, di amore per tutta la vita e di una stabilità famigliare non sono per nulla appannati. Scriveva cento anni fa, il profeta cattolico G.K. Chesterton nel suo saggio impareggiabile La superstizione del divorzio che il "non è un'indagine, o un esperimento, o un incidente". E’ un voto, un giuramento. E il giuramento è un limite, una finestra. Ma è quell’unica ‘finestra dalla quale affacciandosi l'uomo possa comprendere il senso della propria vita e della Storia. “Il divorzio non è un atto di libertà. Al contrario, è un atto di schiavitù. Una società in cui i voti possono essere facilmente infranti non è una società libera. Una società libera non può funzionare senza che i volontari mantengano gli impegni reciproci. Quando l'unità sociale più elementare, la famiglia, si rompe, qualche altra istituzione cercherà di sostituirla e ristabilire l'ordine, e diventerà quindi più importante della famiglia.”
Senza la serietà delle promesse che ogni cittadino compie ogni giorno, la civiltà finisce nella ‘giungla’. Nei giorni scorsi sono emersi in vari paesi del mondo diverse notizie che ci confermano tutti i sospetti su come i governi nazionali spingano verso la ‘rottura delle relazioni’ (divorzi) e delinquenzialmente promuovano nuove forme di neocentralismo sociale, nonostante tutta la scienza sociale dimostri quanto la stabilità famigliare sia il capitale sociale più importante di ogni paese.
In Italia, con un articolo meritorio, il Corriere della Sera nei giorni scorsi ha messo in evidenza come dal ‘divorzio breve’ approvato durante il Governo Renzi nel 2015, si sia passati di fatto ad una ulteriore velocizzazione e banalizzazione: il divorzio istantaneo via email. L’emergenza Covid 19 è ormai la scusa per ogni nefandezza e retrograda innovazione. Così, per colpa della pandemia, “in qualche tribunale, da Vercelli a Torino, da Monza a Verona, ha preso corpo soluzioni che accelerano separazioni e divorzi via mail. In queste sedi è stato cioè ammesso che i difensori, ‘a causa dell’emergenza epidemiologica e delle sottese esigenze di tutela della salute, che impongono, tra le altre cose, il rispetto del distanziamento sociale’, possano ‘convenire sulla scelta della cosiddetta trattazione scritta, facendo pervenire al Presidente in via telematica, almeno due giorni prima della cosiddetta udienza virtuale, una dichiarazione di piena consapevolezza ed esplicita volontà sottoscritta dalle parti’”. Si passa poi alla udienza «virtuale», alla quale le parti non devono partecipare né a distanza né in via cartolare, dopodiché, sentito il parere del Pubblico Ministero, si passa alla sentenza di separazione o divorzio. Dal ‘divorzio rapido’ al divorzio ‘click’, il passo è stato compiuto il soli 5 anni, senza dibattiti né coinvolgimento della opinione pubblica.
Ancor più velocemente si è proceduto in quella che fu la "cattolica Irlanda". Lì il 9 maggio si è celebrato il primo divorzio on-line, dopo che il Referendum del 26 maggio 2019 aveva abolito i 4 anni di tempo della separazione. Ebbene, 11 mesi dopo quel Referendum, i divorzi sono stati celebrati online dalla Circuit Court a seguito di audizioni ‘virtuali’ in aule di tribunale. Le udienze a distanza sono state adottate dal Servizio giudiziario sin da Pasqua nel tentativo di rispettare il diritto alla giustizia anche nel bel mezzo del blocco di Covid-19. Tutte le persone coinvolte sono apparse tramite collegamento video durante il procedimento. La nuova procedura probabilmente diventerà “la nuova normalità nei prossimi mesi e si prevede che audizioni remote di questo tipo saranno in atto fino alla fine del prossimo anno”.
Meglio oltre oceano, se negli Usa il 2018 è stato l’annus horribilis per i matrimoni, allo stesso tempo però prosegue la diminuzione dei divorzi. I tassi di matrimonio sono stati i più bassi dal 1900, con 6,5 nuovi matrimoni per 1.000 persone, secondo un rapporto pubblicato mercoledì dal National Center for Health Statistics, dipartimento del Centers for Disease Control and Prevention. Gli stessi tassi di matrimonio durante la Grande Depressione, dal 1929-1933, non furono mai così bassi. Nel 1932 raggiunsero il 7,9, ma nel 1946 il tasso di matrimoni era più che raddoppiato, raggiungendo un massimo storico di 16,4 quell'anno. Meno famiglie fondate sul matrimonio, tuttavia ci sono anche molti meno divorzi, una tendenza costante in tutti questi primi 20 anni del XXI secolo. Per di più, negli Usa, la giustizia non si è ‘chiusa in isolamento’, né si sono favoriti e promossi ‘giudizi ed udienze’ attraverso web e mail.
Certamente è in atto una campagna di globale che promuove con ogni mezzo l’individualismo, la provvisorietà, il disimpegno personale e, per altro verso, un neo statalismo onnivoro e onnipotente, una plutocrazia di una benevolenza terribile, uno strisciante totalitarismo immateriale eppure pervasivo. Non c’è Covid 19 che tenga, o si favoriscono la stabilità e la funzione del matrimonio e della famiglia, oppure si erode progressivamente la libertà, creatività e vivacità sociali. Non ci sono vie di mezzo né giudizi a metà. «Se è vero che il Socialismo attacca la famiglia in teoria, è ancor più sicuro che il Capitalismo lo fa nella pratica», in Italia ed in diversi paesi occidentali abbiamo governi di sinistra comunista, in Occidente potenti ed occulti ‘benefattori filantropi’ della ‘società aperta’. Traete voi le conseguenze.