Divieto di Ogm. Nemmeno se "ce lo chiede l'Europa"
Due cause vinte alla Corte Europea di Giustizia, ma lo Stato italiano ha ancora ordinato di radere al suolo il campo di mais Ogm di un agricoltore friulano, Giorgio Fidenato. Piuttosto che accettare la coltivazione di Ogm, i governi italiani, dal 2013, hanno preferito cambiar legge. Storia di una vera caccia alle streghe contro la tecnologia agricola.
Cambiano i governi, cambiano le circostanze, cambiano le mode, ma in Italia, in particolar modo in Friuli Venezia Giulia, c’è un fatto che si ripete sempre allo stesso modo, da otto anni a questa parte: il campo di mais Ogm di proprietà dell’imprenditore agricolo Giorgio Fidenato viene sempre raso al suolo per ordine dello Stato. Lunedì scorso è successo ancora.
La battaglia legale di questo agricoltore, uno dei fondatori di Futuragra (nata in dissenso con Coldiretti, proprio sulla sperimentazione del transgenico) inizia nel 2010. Nel 2011 la magistratura italiana, dopo la condanna di primo grado, dispone il sequestro dell’azienda e del suo conto in banca. Fidenato fa ricorso, ma perde nei due successivi gradi di giudizio in Italia. Allora fa ricorso in Europa e vince una prima volta nel 2013. Coltivare Ogm era dunque legale. Nello stesso 2013, come ricordavamo proprio su queste colonne, manifestanti ecologisti e no-global, non accettando la sentenza, devastavano il campo di Fidenato. Lo Stato, nel frattempo, cambiava la legge: contro il proprietario del campo e paradossalmente a favore dei vandali. Gli allora ministri di Agricoltura, Sanità e Ambiente, cioè De Girolamo, Lorenzin e Orlando (allora c’era il governo Letta) introducono un nuovo divieto su scala nazionale. La nuova semina avrebbe dovuto essere immune, perché successiva alla sentenza europea, ma precedente alla nuova legge italiana. Ma… dopo frequenti visite non piacevoli, sia degli ecologisti che manifestavano, sia delle autorità dello Stato, che comunque avevano ancora le mani legate, il 24 giugno 2014 è stata introdotta una nuova norma ad hoc per permettere di nuovo la distruzione dei campi Ogm: decreto legge n. 91 prevedeva nuove norme di diritto penale per chiunque violasse i divieti di coltivazione (di Ogm) con rischio di reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da 10mila a 30mila euro. Poco dopo, il campo di Fidenato è stato nuovamente distrutto, come ricordavamo sempre su queste colonne.
Allora: altra causa e altra vittoria. Dopo i tre gradi di giudizio italiani, la sentenza della Corte Europea è arrivata molto di recente, nel settembre del 2017. L’Ue ha condannato l’Italia e assolto Fidenato. L’Ue ha bocciato un'interpretazione restrittiva del “principio di precauzione”. Secondo lo Stato italiano andrebbe interpretato come assenza garantita di rischi nell'immissione di un nuovo prodotto. Al contrario, la Corte Ue ha stabilito che il principio di precauzione deve basarsi su una esistenza certa di rischio, cosa che non sussiste in quanto gli Ogm sono attentamente esaminati scientificamente prima di essere immessi nel mercato. Due mesi fa, Fidenato semina mais transgenico Mon810 e lo fa dopo aver vinto per la seconda volta una causa alla Corte di Giustizia Europea, contro il divieto imposto dallo Stato italiano. Gli organi competenti sono stati subito informati della semina. Erano dunque perfettamente al corrente sia del fatto che fosse avvenuta che sui luoghi in cui era stato seminato il Mon810.
Nel frattempo però la legge è cambiata di nuovo. Lo Stato italiano ha trovato un accordo con l’Ue in base al quale i singoli Stati membri possono vietare la semina sul proprio territorio nazionale. L’Italia, assieme ad altri 18 paesi, esercita questa facoltà. Fidenato, comunque, ha voluto testare il livello di reattività dello Stato italiano. Prima sono intervenuti, illegalmente, gli ecologisti, piantando cartelli in cui si chiede l’intervento della polizia contro gli Ogm e distruggendo 150 metri quadrati del campo Ogm. Poi è arrivata la Forestale, con le ruspe, a distruggere tutto il resto. E’ successo lunedì scorso. Ora però inizierà una terza battaglia legale. La speranza di questo tenace agricoltore friulano, adesso, sta tutta nella possibile riapertura di un caso europeo. Cioè la possibilità che un giudice riconosca che la normativa italiana sia contro lo spirito dei Trattati di libera circolazione di capitali, merci e persone. Deve impugnare di fronte al Tar, perché il reato commesso è amministrativo e non più penale. C’è un possibile “asso nella manica”: la battaglia è ora contro la direttiva 412 del 2015 che permette agli Stati di vietare gli Ogm. Esaminando bene come è nata e come è stata approvata, c’è un parere dell’Ufficio Legale dell’Ue del 2010 (ci son voluti 5 anni per approvare la direttiva) nel quale si dice che la nuova direttiva non può essere adottata sulla base dell’articolo 114 del Trattato dell’Unione Europea. L’Ufficio esprimeva forti dubbi che la direttiva potesse passare i veti della Corte di Giustizia. Il Parlamento e il Consiglio hanno successivamente approvato la direttiva, anche contro il parere dello stesso Ufficio Legale dell’Ue. Su questo dubbio si farà la prossima battaglia giudiziaria.
Comunque vada, però, il messaggio dello Stato italiano è chiaro e l’esito della vicenda prevedibile: gli Ogm non sono tollerati, in questo caso neppure se “ce lo chiede l’Europa”. Se anche un giudice europeo dà ragione a chi li coltiva, lo Stato, piuttosto, cambia la legge per vietarli. E’ sintomatica anche la dinamica di queste azioni repressive. Gli ecologisti radicali e i no global fanno da avanguardia all’azione delle autorità statali. Loro, che dovrebbero essere “contro il sistema”, sono in realtà i veri portavoce dell’ideologia di sistema, la stessa che ha dominato nel corso dell’Expo 2015, la stessa che viene riproposta in ogni contesto pubblico e, ormai, nei programmi di tutti i maggiori partiti. Si promuove il biologico, si fa strada addirittura il biodinamico (basato su superstizione pura), si demonizza l’Ogm, non si accetta l’intervento umano nella natura. Non ci sono rischi provati nell’Ogm, ma per l’ideologia l’importante non è mangiar sano, ma ridisegnare i confini fra uomo e natura.