Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi

IL CASO

Diritto o delitto? Alle Femen nessun spazio

Dove finisce il diritto alla informazione e dove inizia la connivenza col male? Mi chiedevo in questi giorni di fronte all’osceno e blasfemo spettacolo delle Femen: spettacolo organizzato da La7, ad Announo, e poi l’esibizione in Piazza San Pietro, gridando come ossesse contro il Papa. Il loro non un diritto, ma un delitto.

Editoriali 18_11_2014
Femen in Piazza San Pietro

Dove finisce il diritto alla informazione e dove inizia la connivenza col male? Mi chiedevo in questi giorni di fronte all’osceno e blasfemo spettacolo delle Femen: spettacolo organizzato da La7, ad Announo, e poi l’esibizione in Piazza San Pietro, gridando come ossesse contro il Papa.

É diritto all’informazione dare spazio alle bestemmie? É diritto all’informazione mostrare la profanazione del Crocifisso? No, non credo che ci sia questo diritto. C’è una “deontologia” della comunicazione. C’è un limite che ci impone di rispettare la sensibilità e la coscienza del popolo che ha il diritto di non vedere stuprate le immagini più sacre della propria vita e del proprio cuore.

Quante volte nella informazione si è giustamente assistito a una forma di autocensura! Non mostriamo le immagini dei tanti uomini sgozzati dagli integralisti islamici, non mostriamo le immagini dei tanti suicidi che turbano le nostre coscienze, non mostriamo l’orrore dei tanti orchi che violano la vita di molti bambini innocenti. Ma perché allora invitare queste sgualdrine, famose per la loro tracotante irriverenza, a uno spettacolo televisivo, organizzato a tal punto da dare una traduzione simultanea delle loro farneticazioni? Perché diffondere quelle immagini dove in Piazza San Pietro violavano il Crocefisso? Immagini che sono una ferita alla dignità dell’uomo, e non solo del credente, dato che il rispetto per la coscienza umana non può essere solo appannaggio di credenti o devoti.

La croce di Cristo non è una immagine devozionale, è il segno della grandezza dell’uomo, di un amore indifeso che si sacrifica per il bene dell’altro, è segno di un cuore infinito, che sa aprire varchi di speranza per l’uomo schiacciato dal dolore e dalla disperazione. No, non c’è il diritto a compiere un nuovo stupro alla coscienza dell’uomo in nome del “diritto di cronaca”. C’è solo una via: il disprezzo, la denuncia, e, per chi è credente, una preghiera di riparazione. E la richiesta, all’autorità della Chiesa, che faccia sentire alta la sua voce! E come vorremmo sentire alta la voce di chi grida profeticamente la propria condanna a questo male infinito, che profana ciò che è spazio dell’uomo e di Dio! Non sono solo le forze di polizia che – come hanno fatto giustamente – impediscono la prosecuzione di questo immondo spettacolo. Il tempio di Dio (che è la coscienza dell’uomo) chiede la cacciata dei mercanti della morte che è la bestemmia e il degrado. Che il Signore Gesù, umiliato ancora una volta, dia coraggio ai nostri pastori. L’apertura e il dialogo non possono essere funzionali al cedimento pavido di fronte al male!

* Direttore di culturacattolica.it