«Diplomazia multilaterale minacciata dai nazionalismi»
Partendo dal centenario dell'istituzione della Società delle Nazioni, nel suo discorso al Corpo Diplomatico papa Francesco si è soffermato sul tema della diplomazia multilaterale, necessaria per la pace mondiale, oggi minacciata da «pulsioni nazionaliste».
Papa Francesco, come da tradizione, si è rivolto al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, inaugurando il nuovo anno e dettando le linee guida sul da farsi, secondo la visione della Santa Sede, da un punto di vista politico. Almeno nel significato più alto
ascrivibile al termine. Il cuore del discorso è stato dedicato al multilateralismo internazionale, messo in discussione da nazionalismi e populismi.
L'accordo provvisorio con la Cina
Dopo i consueti saluti e ringraziamenti di rito, il pontefice argentino ha voluto porre l'accento su quello che qualcuno potrebbe identificare con il fiore all'occhiello della diplomazia pontificia tra le stipulazioni sottoscritte nel corso del 2018, ovvero «la firma dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi in Cina, avvenuta il 22 settembre scorso».
Il Papa ha voluto rendere grazie al Signore perché, da par suo, «per la prima volta dopo tanti anni, tutti i Vescovi in Cina sono in piena comunione con il Successore di Pietro e con la Chiesa universale». Il punto potrebbe essere discusso, ma Bergoglio ha insistito, ricordando come due vescovi cinesi abbiano esordito all'interno di un Sinodo ufficiale. Vale la pena sottolineare pure come Santa Sede e governo cinese abbiano deciso di verificare la tenuta del patto nel corso del prossimo biennio.
La crisi del multilateralismo e la minaccia portata dalle "istanze nazionaliste"
La riflessione del pontefice argentino, poi, si è soffermata sulla crisi che la prassi multilaterale starebbe vivendo. «Ritengo dunque importante - ha scandito, prendendo ad esempio le cause che portarono all'insuccesso della Società delle Nazioni - che anche nel tempo presente non venga meno la volontà di un confronto sereno e costruttivo fra gli Stati, pur essendo evidente come i rapporti in seno alla comunità internazionale, e il sistema multilaterale nel suo complesso, stiano attraversando momenti di difficoltà, con il
riemergere di tendenze nazionalistiche, che minano la vocazione delle Organizzazioni internazionali ad essere spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi». Il Santo Padre, elencando quelle che per lui sono le cause di questa involuzione del processo diplomatico
declinato su più lati del tavolo, ha evidenziato la dicotomia esistente tra localismo e globalizzazione: «In parte - ha detto - , è la conseguenza della reazione in alcune aree del mondo ad una globalizzazione sviluppatasi per certi versi troppo rapidamente e disordinatamente, così che tra la globalizzazione e la localizzazione si produce una tensione. Bisogna dunque prestare attenzione alla dimensione globale senza perdere di vista ciò che è locale».
Quel passato che minaccia di tornare
Il Papa, che già lo scorso anno, nella medesima circostanza, aveva ricordato le associazioni possibili con le condizioni preesistenti lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ha parlato pure di «atteggiamenti» che «rimandano al periodo tra le due guerre
mondiali, durante il quale le propensioni populistiche e nazionalistiche prevalsero sull'azione della Società delle Nazioni».
Poi il monito, che farebbe da raccordo tra il de-potenziamento della prassi diplomatica e «Il riapparire oggi di tali pulsioni», quello che «sta progressivamente indebolendo il sistema multilaterale, con l’esito di una generale mancanza di fiducia, di una crisi di credibilità della politica internazionale e di una progressiva marginalizzazione dei membri più vulnerabili della famiglia delle nazioni».
Lo stato di salute del multilateralismo, insomma, è divenuto una variabile dipendente dall'avvento delle formazioni populiste. Le stesse che richiamerebbero in vita certi spauracchi del 900».
C'è sempre un primato da rispettare
Bergoglio, ribadendo la centralità della diplomazia multilaterale, ha citato il discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite, ma poi è passato a un'altra elencazione: quella dei punti in grado di legare l'azione della Santa Sede ai risultati promossi dalle relazioni internazionali:
«Il primo elemento di contatto che vorrei richiamare è il primato della giustizia e del diritto: "Voi – diceva Papa Montini – sancite il grande principio che i rapporti fra i popoli devono essere regolati dalla ragione, dalla giustizia, dal diritto, dalla trattativa, non dalla forza, non dalla violenza, non dalla guerra, e nemmeno dalla paura, né dall’inganno».
Il Santo Padre. però, è tornato ad avvertire sulle conseguenze nefaste dell'ascesa populista: «Nella nostra epoca, preoccupa il riemergere delle tendenze a far prevalere e a perseguire i singoli interessi nazionali senza ricorrere a quegli strumenti che il diritto internazionale prevede per risolvere le controversie e assicurare il rispetto della giustizia, anche attraverso le Corti internazionali». In questa chiave, bisogna che il primato della
giustizia e del diritto vengano tutelati. Altrimenti, sembra asserire il Papa, il sistema su cui è basata la società odierna rischia di crollare su se stesso.
I migranti, i "più deboli" e la necessità di costruire ponti
Una parte del discorso, come pronosticabile, è stata riservata ai migranti e alla difesa dei più deboli. Tra le varie questioni sviscerate, vale la pena sottolineare in rosso il sostegno che il Vaticano, ancora una volta, ha voluto ribadire nei confronti del Global compact: «In tale prospettiva - ha continuato il pontefice, dopo aver introdotto il tema della gestione dei fenomeni migratori in maniera aperturista - la Santa Sede si è adoperata attivamente nei
negoziati e per l’adozione dei due Global Compacts sui Rifugiati e sulla Migrazione sicura, ordinata e regolare. In particolare, il Patto sulle migrazioni costituisce un importante passo avanti per la comunità internazionale che, nell’ambito delle Nazioni Unite, affronta per la prima volta a livello multilaterale il tema in un documento di rilievo. Nonostante la non-obbligatorietà giuridica di questi documenti e l’assenza di vari Governi alla recente Conferenza delle Nazioni Unite a Marrakech, i due Compacts saranno importanti punti di
riferimento per l’impegno politico e per l’azione concreta di organizzazioni internazionali, legislatori e politici, come pure per coloro che sono impegnati per una gestione più responsabile, coordinata e sicura delle situazioni che riguardano i rifugiati e i migranti a vario titolo». L'accoglienza, insomma, continua a rappresentare un caposaldo della pastorale del Papa regnante.