Dio Padre, la paternità che serve al mondo
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Fin dall'inizio, il Maligno ha cercato di screditare la paternità di Dio seminando il sospetto nel cuore degli uomini. Lo stesso fa oggi, cercando di sfigurare il volto della paternità nella società. La necessità di tornare al Padre, l’Amore che non delude, e l’adozione divina.
Riceviamo e pubblichiamo di seguito una meditazione di un anonimo monaco benedettino, scritta in occasione della festa di Dio Padre, che cade oggi, secondo la preferenza espressa dallo stesso Padre celeste nelle rivelazioni ricevute nel 1932 da suor Eugenia Ravasio (1907-1990) e riconosciute come veritiere dall’allora vescovo di Grenoble, mons. Alexandre Caillot (vedi qui per approfondire).
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Il mese di agosto rifulge di luce per due principali feste liturgiche: l’Assunzione al cielo della Beata Vergine Maria e la Trasfigurazione di Nostro Signore. Entrambe ci richiamano al cielo dove Dio Padre attende tutti i suoi figli, che “ascoltano” (Mt 17,5) il suo Figlio prediletto, l’Amato. E forse non è un caso che proprio il Padre abbia chiesto a madre Eugenia Ravasio, che si definiva «il sorriso del Padre», che tutto il mese di agosto fosse a Lui dedicato. Tutta l’esistenza del cristiano dovrebbe essere rivolta al Padre perché tutto viene dal Padre per il Figlio nello Spirito Santo e tutto torna al Padre per il Figlio nello Spirito Santo.
Il mondo sta scendendo nelle tenebre perché le potenze infernali hanno cospirato per secoli con i loro alleati umani per oscurare la paternità di Dio disonorando la paternità degli uomini. Al centro diabolico di ogni rivolta contro Dio c'è la brama di parricidio: “Uccidere il Padre”. La furia dell’Inferno, non potendo toccare l’infinita maestà di Dio Padre, insegue con una rabbia implacabile l'immagine della sua paternità negli uomini.
Quando santa Teresina di Lisieux aveva sette anni, ebbe la visione di un uomo nel giardino, vestito come suo padre, ma che andava in giro con il capo velato. Solo più tardi capì che si trattava di una misteriosa profezia della malattia mentale del padre. Profondamente colpita dalla sofferenza del padre, la piccola Teresina la accolse come un'opportunità per approfondire la comprensione dell'umiliazione di Cristo nella sua Passione. Santa Teresina fece alcuni collegamenti profondi: mise in relazione il padre nelle sue sofferenze con l'umiliazione di Cristo nella sua Passione e mise in relazione l'umiliazione di Cristo nella sua Passione con la paternità di Dio.
La violenza contro il volto di Cristo nella sua Passione era, al livello più profondo, un tentativo del Maligno di sfigurare la paternità di Dio. Nostro Signore dice: «Chi vede me vede il Padre; come dunque puoi dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che Io sia nel Padre e il Padre in Me?» (Gv 14,9-10). Fin dall'inizio, il Maligno ha cercato di screditare la paternità di Dio seminando il sospetto e il dubbio nel cuore degli uomini. La crudele deturpazione del volto di Cristo con colpi, lividi, sputi e spine è stato il folle tentativo del Maligno di diffamare il Padre. Il Maligno persegue oggi la stessa agenda. Cerca con ogni mezzo di umiliare il Padre e di sfigurare il volto della paternità nella società.
Il “restauro di tutte le cose in Cristo” (Ef 1,10) nella società, nella Chiesa e nella nostra vita inizia con un ritorno al Padre. Inizia con il grido che si levò dal cuore spezzato del figliol prodigo: Surgam, et ibo ad patrem meum. «Mi alzerò e andrò da mio Padre» (Lc 15,18).
Dio è il Padre che non delude mai le nostre aspettative. È il Padre sul cui amore possiamo scommettere la nostra vita. Alcuni anni fa si è parlato della proposta del beato Columba Marmion come Dottore della Chiesa, in particolare come “Dottore della Divina Adozione”. Che cos'è l'adozione divina? La liturgia la chiama la grande opera dell'amore paterno di Dio. O magnum pietatis opus (cfr. prima antifona dell'Ufficio dell'Esaltazione della Santa Croce)!
Dio ha decretato che gli uomini, meravigliosamente creati a sua immagine e somiglianza, ma mortalmente sfigurati dal peccato e strappati dal suo abbraccio paterno, siano ancora più meravigliosamente configurati al suo Figlio unigenito e restituiti al suo abbraccio paterno come “figli nel Figlio”. Cosa dice san Paolo? «Quelli che egli ha preconosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine di suo Figlio, così da essere lui il primogenito fra molti fratelli» (Rm 8,29). Il beato abate Marmion scrive a tal riguardo:
«Per un trasporto d’amore, che ha la sua sorgente nella pienezza dell’Essere e del Bene, che è Dio, questa vita traboccherà dal seno della divinità per raggiungere e beatificare, elevandoli al di sopra della loro natura, degli esseri tratti dal nulla. A queste creature pure, Dio dà la qualità e farà sentire il dolce nome di figli. Per natura, Dio non ha che un Figlio; per amore, ne avrà una moltitudine innumerevole: tale la grazia dell’adozione soprannaturale» (Cristo, vita dell’anima).
L'adozione divina è quella grazia attraverso la quale conosciamo Dio come Padre e noi stessi come figli. Per questo l'Apostolo dice: «Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!”» (Rm 8,15). Le parole del beato Marmion lasciano nel cuore il desiderio di riscoprirci figli: «La rivelazione è venuta a inondarci della sua luce. Essa ci insegna che c’è, in Dio, una ineffabile paternità. Dio è Padre. È il dogma fondamentale che tutti gli altri presuppongono, dogma magnifico che lascia confusa la ragione, ma rapisce la fede ed entusiasma le anime sante» (Cristo, vita dell’anima).
Te igitur clementissime Pater. «Te dunque Padre clementissimo». Non c'è luogo al mondo, “dal sorgere del sole al suo tramonto” (Ml 1,11), in cui queste parole, le prime quattro del Canone Romano, non vengano sussurrate. Queste sono le parole con cui un sacerdote porta tutta la storia all'altare, le parole con cui un sacerdote presenta al Padre la propria vita e quella dei fedeli inginocchiati dietro di lui. In quel momento, un sacerdote parla a nome di tutta l'umanità, dicendo: Padre! Finché ci sarà un sacerdote in piedi davanti all'altare per dire, Te igitur clementissime Pater, «né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù Signore Nostro» (Rm 8,39).
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Di seguito una preghiera a Dio Padre:
Padre del nostro Signore Gesù Cristo e mio Padre, Padre da cui ogni paternità prende il nome in cielo e in terra, io ti adoro. Padre di infinita maestà, vengo a Te attraverso il Cuore trafitto del Tuo Unigenito Figlio. Guarda il Suo adorabile Volto e, per l'amore che vi scorgi, non allontanarmi dalla Tua presenza e perdona tutti i miei peccati.
Quando guardi il Volto di Tuo Figlio, vedi lì il mio volto; e quando guardi me, degnati di vedere il Suo. Oso pregare così perché Tu, Padre, mi hai dato al Tuo Figlio e perché il Tuo Figlio mi ha dato a Te.
Padre misericordioso, allontana dal mio cuore ogni mancanza di fiducia nel Tuo amore per me, ogni dubbio, ogni paura di essere abbandonato, o crudelmente punito, o allontanato. Riempimi invece di uno spirito di fiducia in Te, di confidenza nel Tuo amore paterno e di un'umile sicurezza che nulla potrà scuotere o turbare.
Padre, abbandono volentieri ogni piano da me escogitato e mi offro a Te per la realizzazione del Tuo piano perfetto, il piano concepito nell'amore, che è Tuo. Metto da parte la mia volontà, contorta dal peccato e così spesso in conflitto con la Tua volontà, per entrare con tutto il cuore nella preghiera di Gesù nel Getsemani: Padre, non la mia volontà, ma la Tua sia fatta.
Con l'effusione dello Spirito Santo, scaccia dalla mia anima ogni paura e insicurezza, ogni dubbio e viltà. Riempimi, invece, di una pietà filiale: fiduciosa, tenera e incrollabile. Alla Tua misericordia consegno il mio passato con il suo fardello di peccati. Alla Tua gloria, offro il momento presente in ringraziamento e lode. Alla Tua dolce provvidenza affido il futuro e tutto ciò che contiene. Tu sei mio Padre e mi hai fatto tuo figlio adottivo.
Concedimi di vivere, d'ora in poi, nella grazia di questa adozione divina, gettandomi sul Tuo Cuore paterno e sperimentando attraverso Gesù, con Gesù e in Gesù cosa significa avere un Padre che è Dio e un Dio che è Padre. Amen.
Le veglie e il Rosario del Padre, devozioni da scoprire
Nel giorno richiesto da Dio Padre per la celebrazione di una festa liturgica in Suo onore, scopriamo due devozioni nate a seguito della diffusione delle rivelazioni celesti (autentiche) a suor Eugenia Ravasio. Le veglie notturne, sull’esempio di Gesù. E il Rosario del Padre, che si compone di cinque misteri, in cui si contemplano altrettanti passaggi nella storia della salvezza.
Madre Eugenia Ravasio, «il sorriso del Padre»
Il 10 agosto di trent’anni fa moriva Madre Eugenia Ravasio, nota per aver ricevuto delle rivelazioni da Dio Padre riconosciute come soprannaturali dall’allora vescovo di Grenoble. Per diffondere il messaggio del Padre celeste, la suora passò attraverso prove e persecuzioni di vario genere, vissute in umiltà e obbedienza.
La festa del Padre, Dio chiede ai Suoi figli di amarlo
Oggi, 7 agosto, è il giorno prescelto da Dio Padre per avere una festa liturgica a Lui dedicata, come l’Onnipotente rivelò nel 1932 a una giovane religiosa italiana di provate virtù, suor Eugenia Ravasio. Un culto speciale, dunque, con il fine di essere conosciuto, amato e onorato, di essere chiamato con il «dolce nome di Padre» e di condurre i Suoi figli a salvezza. Grandi le grazie promesse dal Padre celeste a chi diffonderà questa Sua Volontà.