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LE RIVELAZIONI

Di Caprio e le star dell'ambientalismo furbo-chic

Un altro eco-ipocrita smascherato con figuraccia mondiale: Leonardo Di Caprio, “il lupo di Wall Street” e, fino a ieri ambientalista insospettabile e tra i più intransigenti. Alcune delle email della Sony Picture rubate e messe online da Wikileaks, rivelano la sua passione per i viaggi sul jet privati. Ma non è il solo.

Politica 21_04_2015
Leonardo Di Caprio

Lasciamo pure perdere quel pasticcione di Bob Geldorf, gran organizzatore di eventi benefici, collette filantropiche e concerti del tipo Usa for Africa, Live Aid o Vip for Childrens. In tutta quella montagna di fiori e opere di bene, di simil beneficienza e lacrime caimane, il distratto Bob finiva sempre per confondere le carte: anziché spedire i denari ai piccoli denutriti dell’Etiopia, li mandava ai guerriglieri del Tigrai a corto di kalashnikov. Che li prendevano senza neppure rilasciare la ricevuta: almeno 80 milioni di dollari finiti in armi, bombe e giocattoli del genere che niente avevano a che fare con pagnotte e tazzine benefiche. 

Incidenti e gaffe del genere cadono come grandine lassù, nel cielo rarefatto del jet set rokettaro e hollywoodiano. Musicisti alternativi, menestrelli acclamati dai no war, dai save the children o dai the live eart, a seconda delle circostanze e dei compensi. Sempre pronti in pubblico a cambiare il mondo e a regalarlo ai poveri, in privato feroci difensori della percentuale garantita e del cachet prepagato. I peggiori, però, sono sempre quelli che il mondo non lo vogliono cambiare, ma solo salvarlo così com’è.  Come Leonardo Di Caprio, fino a ieri ecologista tra i più intransigenti: presidente di una Fondazione che ha versato 2 milioni di dollari per la conservazione delle riserve marine, nominato direttamente da Ban Ki Moon ambasciatore dell’Onu per la salvaguarda dell’ambiente e premiato con i Clinton Global Citizen Awards a New York, l’associazione fondata nel 2005 da Bill Clinton e consorte nata per proteggere gli ultimi posti selvaggi rimasti sulla Terra. Recentemente ha dichiarato: «Una persona normale non percorre in auto più di 50 chilometri al giorno e per fare questo basta una presa elettrica». Non parlava certo dei voli: ben sei in sole sei settimane sulla tratta Los Angeles-New York, sempre a bordo di jet privati e accompagnato da mamma o fidanzata, per un costo di 200.000 dollari e un prezzo ambientale ben più elevato. A sgamare l’insospettabile “lupo di Wall Street” e a svelare i suoi vizi per niente eco-compatibili, una decina delle 173 mila email della Sony Picture rubate e messe online da Wikileaks. Insomma, una figuraccia grande come il Titanic.

Tra i furbetti del jet set ambientalista, Di Caprio è in buona compagnia. Gli altri del club? In cima alla lista, il sempreverde Sting con i suoi neo riuniti Police. Il cantante ha sempre sostenuto i movimenti ambientalisti e umanitari: da Amnesty International fino alla Rainforest Foundation; tuttavia è proprio lui a beccarsi il nomignolo di band meno ecologista del pianeta. Perché? Con le loro tournée, Sting e compagni hanno mosso milioni di fan, percorso migliaia di chilometri per raggiungere le centinaia di performance in quattro Continenti, spargendo inquinamento a go-go. Non solo: il leader dei Police ha quattro case in Inghilterra, compresa una tenuta nel Wiltshire con 14 camere da letto e 8 bagni, una supervilla sul mare di Malibu, una cascina in Toscana e un “appartamentino” a New York. Nel conto mancano le auto.

E che dire dei “Live Earth”, i concerti non stop di 24 ore organizzati da Al Gore, ex vice di Clinton e principe degli eco-furbacchioni? Quegli eventi producono fino a 150 tonnellate anidride carbonica: come 6.500 abitazioni britanniche o, se si preferisce, un viaggio su una nave spaziale fino a Marte e ritorno. Recentemente, il Sunday Times ha fatto la lista dei maggiori eco-ipocriti che partecipano ai concerti di "Live Earth". C’è Sheryl Crow, la rockstar americana che invita la gente a usare un solo strappo di carta igienica, ma che nei suoi concerti anti global warming viaggia su un autobus a gasolio seguito da una carovana di tredici vetture a gas. Ed ecco John Travolta che incoraggia il popolo britannico a risparmiare energia, ma viaggia con una flotta di cinque jet privati che producono 800 tonnellate di gas inquinanti in un solo anno. Lo stesso fa Tom Cruise che possiede una flotta di altrettanti jet. Anzi no, solo quattro: uno lo ha regalato all’ex moglie Katie Holmes. Pure Harrison Ford ha l’hobby del volo: oltre ai classici cinque aerei (adesso sono quattro perché uno l’ha distrutto nell’ultimo incidente) possiede anche un elicottero. Ma l’ex Indiana Jones non perde occasione per condannare chi va in ufficio in auto. 

Inutile indignarsi: la bugia sta agli ecologisti come le lunghe orecchie agli asini.  A proposito di quadrupedi, ricordate le uscite ecologiste del principe Filippo di Edimburgo? Lasciò basito il mondo quando dichiarò: «Se rinascessi vorrei essere un virus letale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell'uomo è la più grave minaccia per il Pianeta». Sua maestà figura tra i padri fondatori del Wwf britannico: per festeggiare l’evento, nel 1961, si fece fotografare insieme alla famiglia reale accanto a una tigre appena uccisa a fucilate (la foto è disponibile su internet).  Qualche anno dopo, il figlio Carlo, il principe buontempone di Galles, rialzò il naso da pinocchio dei Windors con questa altra clamorosa balla: «Ci restano 18 mesi per fermare lo sfascio del pianeta». Bene, allora il buon Dio ci deve aver concesso una proroga, perché quando il principe disse la sua scemenza era il 17 maggio del 2008. Vabbè, la fine del mondo è rinviata, Sting e la verde compagnia dei double face  hanno ancora molti anni per salvare il mondo.