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SICUREZZA

Decreto Salvini, la nuova disciplina dell'immigrazione

Nonostante le voci di possibili resistenze interne al governo il Decreto Sicurezza, che contiene anche nuove norme sull’Immigrazione è stato approvato ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Il “Decreto Salvini” riguarda soprattutto la nuova disciplina dell'immigrazione, volta a stroncare quella clandestina e scovare i terroristi.

Politica 25_09_2018
Decreto Salvini presentato alla stampa

Nonostante le voci di possibili resistenze interne al governo il Decreto Sicurezza, che contiene anche nuove norme sull’Immigrazione è stato approvato ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri. Il “Decreto Salvini” si compone complessivamente di 42 articoli: nella bozza entrata in Consiglio dei ministri, quelli dall' 1 al 16 contengono le misure in materia di rilascio dei permessi di soggiorno, di protezione internazionale e di cittadinanza.

"Sono felice, si tratta del decreto legge più condiviso, più modificato, più aggiornato nella storia almeno di questo governo" ha detto mostrando soddisfazione il ministro dell’Interno, Matteo Salvini definendo il decreto un "passo in avanti per rendere l’Italia più sicura, per combattere con più forza mafiosi e scafisti, per ridurre i costi di un’immigrazione esagerata, per espellere più velocemente delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per dare più poteri alle Forze dell'ordine. Queste ultime avranno in dotazione il taser (sperimentale) e vedranno riconosciuto il pagamento di indennità accessorie. Parlando in conferenza stampa delle nuove misure il vicepremier ha spiegato che “per i richiedenti asilo la sospensione della domanda d'asilo è prevista in caso di pericolosità sociale o in caso di condanna in primo grado". Il ministro dell'Interno dice di essersi ispirato, per la stesura della norma, a un episodio di cronaca, ovvero quella degli autisti di autobus "massacrati" a Como. "Se il questore valuterà particolarmente pericoloso un richiedente asilo - sottolinea -, potrà sospendere la domanda. C'è anche un passaggio all'autorità giudiziaria - puntualizza Conte - perché collegata al Centro di permanenza per il rimpatrio”, cioè all’anticamera dell’espulsione.

I richiedenti asilo troveranno invece accoglienza solo nei centri ad essi dedicati (i Cara) ma il decreto specifica la loro esclusione dall'iscrizione anagrafica. Il decreto amplia la possibilità di negare o revocare la protezione internazionale per i reati di violenza sessuale, lesioni gravi rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. E' prevista inoltre la sospensione della domanda d'asilo in caso di pericolosità sociale o condanna in primo grado. Una misura del resto compatibile con la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951 che consente di espellere un rifugiato per motivi di sicurezza nazionale o d’ordine pubblico o se è volontariamente ritornato nel paese che aveva lasciato o in cui aveva dichiarato di venire perseguitata. Un fatto quest’ultimo, molto frequente tra chi è stato ospitato in Italia. D’altra parte la stessa Convenzione precisa che l’asilo non è applicabile a chi ha commesso un “crimine contro la pace, un crimine di guerra o un crimine contro l’umanità” e a chi ha commesso un crimine grave di diritto comune fuori dal paese ospitante prima di essere ammesse come rifugiato. Una misura che sarebbe applicabile oggi in Italia per un gran numero di tunisini, nigeriani e marocchini già ben noti alle autorità carcerarie e giudiziarie dei loro rispettivi paesi.

Niente asilo, secondo la Convenzione, neppure per chi si è reso colpevole di atti contrari agli scopi e ai principi delle Nazioni Unite, tra i quali potrebbe venire incluso l’aver raggiunto l’Italia pagando organizzazioni criminali, attività che non sembra essere “benedetta” dal Palazzo di Vetro. In ogni caso il decreto approvato ieri marcia nella direzione di riconoscere al paese ospitante il diritto di accogliere solo chi abbia i requisiti e si mostri idoneo all’integrazione mentre finora in Italia sbarcava e restava chiunque avesse pagato i trafficanti. Il decreto ha stabilito l’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari (presente solo nell’ordinamento italiano) sostituito da permessi di soggiorno temporanei per esigenze di carattere umanitario “normati con sei fattispecie specifiche; le vittime di grave sfruttamento lavorativo, vittime di tratta, vittime di violenza domestica, vittime di gravi calamità naturali, necessità di cure mediche, protagonisti di atti di particolare valore civile". La durata massima di permanenza nei Centri per il rimpatrio passa da 3 a 6 mesi per facilitare l'espulsione degli irregolari. Il decreto prevede anche il "completamento, adeguamento e ristrutturazione" dei centri già presenti sul territorio e la "costruzione" di altri. Salvini ha detto più volte che la sua idea è di realizzarne uno in ogni regione. Nel caso di sovraffollamento dei Cpr i migranti in attesa di identificazione possono essere trattenuti anche in "strutture diverse e idonee nella disponibilità dell'autorità di Pubblica Sicurezza". Per potenziare le attività di rimpatrio, il decreto stanzia 500mila euro per il 2018 e 1,5 milioni per il 2019 e 2020. Il decreto inoltre vieta il reingresso in Italia dello straniero espulso da altri paesi Schengen.

"I famosi 35 euro al giorno verranno rivisti in baste a quella che è la media europea, con un netto taglio degli sprechi, con un risparmio, se riusciamo a mantenere la diminuzione degli sbarchi, di 1 miliardo di euro l'anno che verrà reinvestito in sicurezza" ha detto Salvini. Circa il futuro dei centri Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), presenti in diversi comuni, Salvini ha detto che "continueranno ad esistere ma limitatamente ai richiedenti di protezione umanitaria e ai minori accompagnati". "Da quando sono ministro abbiamo ridotto di circa 20 mila unità le presenze in tutti questi tipi di strutture. Coloro che sono nel giusto come amministratori locali e come i profughi non hanno nulla da temere da questo provvedimento".

Riguardo alla tempistica, Salvini ha assicurato che il decreto sarà inviato al presidente della Repubblica un'ora dopo il decreto Genova, che, come spiegato dal premier, dovrebbe arrivare "al Quirinale già domattina". Il premier Giuseppe Conte ha assicurato che "non cacciamo dall'oggi al domani nessuno, rendiamo più efficace il sistema per i rimpatri. Non smantelliamo alcunché ma rileviamo che la protezione umanitaria che doveva essere marginale è arrivata al 25%" del totale di quelle concesse. "Se non governiamo la realtà, la realtà ci sopravanza", ha aggiunto. Tra le misure ottenute dal M5S in sede di “limatura” del decreto, a quanto riferisce l'agenzia di stampa Adnkronos, c'è il Daspo per i corrotti senza attendere il terzo grado di giudizio e, sul fronte migranti, la misura in base alla quale per espellere dall'Italia un richiedente asilo servirà anche la pericolosità sociale e non solo l'essere sottoposto a procedimento penale.

Tra le altre misure vi è la privazione della cittadinanza in caso di condanna definitiva per terrorismo di uno straniero che aveva precedentemente ottenuta. Una misura importante che crea un precedente di rilievo per tutta l’Europa. Una misura simile era stata infatti annunciata dal presidente francese François Hollande dopo le stragi dell’Isis a Parigi ma mai davvero varata dal parlamento francese. Su questo tema il decreto introduce inoltre "specifici requisiti per la concessione della cittadinanza: assenza di condanne, irreprensibilità della condotta, reddito minimo, assolvimento degli obblighi fiscali". Previsto anche un allungamento dei termini per l'istruttoria e l'esclusione del silenzio assenso per l'acquisizione della cittadinanza per matrimonio. Sempre in tema di lotta al terrorismo il decreto vara una stretta anti terrorismo con controlli e verifiche su chi noleggia veicoli commerciali quali furgoni e tir, per prevenire attentati e l’estensione del Daspo per le manifestazioni sportive a indiziati per reati di terrorismo. Pene più pesanti anche per occupa abusivamente strade, edifici e ferrovie con un inasprimento fino a 4 anni delle pene.

Infine, anche se il decreto non ne parla, Salvini ha tenuto a sottolineare che non mancheranno in futuro le misure nei confronti dei rom con l'obiettivo di arrivare a "campi rom zero" entro "fine legislatura". All'interno del provvedimento varato, precisa il responsabile del Viminale, non ci sono misure ad hoc sui rom, "altrimenti sarebbe scoppiato il putiferio", precisa, ma l'obiettivo è quello di chiudere tutti i campi rom entro la legislatura.