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IL LIBRO

De Mattei racconta il santo che profetò il terremoto di Messina

Il romanzo storico di Roberto de Mattei, L’isola misteriosa, racconta di sant’Annibale Maria Di Francia, che aveva destato scalpore con una sua omelia: a Messina regnava tale acquiescenza col peccato da rendere necessario un castigo: un terremoto. I liberali e giornali dell'epoca lo derisero ma cinque giorni dopo le scosse distrussero la città che poi rimase fedele alla fede cattolica.

Cultura 16_06_2020

Nel 1908, sul ferryboat che traversa lo Stretto, un prete avvicina un illustre cattedratico siciliano. I due non si conoscono, ma il prete, con acume sherlockiano, sorprende il professore deducendo qual sia il suo mestiere. E, con occhio di mistico, intuisce il di lui tormento interiore.

Comincia così il romanzo storico (ma sarebbe meglio dire storia romanzata) di Roberto de Mattei, L’isola misteriosa (Solfanelli, pp. 144, €. 12). Quest’isola sarebbe la Sicilia, e l’autore riesce a sorprendere pure il sottoscritto, che è siciliano, con una quantità impressionante di chicche storiche attorno all’isola del destino. Il prete di cui sopra non è uno qualsiasi, è sant’Annibale Maria Di Francia, che non molto tempo prima aveva destato scalpore a Messina con una sua omelia che era rimbalzata per tutta la città e aveva messo in difficoltà anche il vescovo. Aveva detto che a Messina regnava tale indifferentismo, tale acquiescenza col peccato da rendere necessario un castigo che scuotesse e risvegliasse la città. E aveva detto pure quale sarebbe stato, tale castigo: un terremoto. Ma davvero quella città era così corrotta? No, non la povera gente, non la gente normale.

Ma i «liberipensatori» ne avevano fatto uno dei loro nidi, tanto che uno dei loro giornali, Il Telegrafo (…il mito del Progresso che avrebbe spazzato via le superstizioni religiose…), pensò bene di irridere l’omelia del canonico Di Francia con questa poesiola: «O Gesù Bambino mio, vero uomo e vero Dio, per amor della tua Croce, fa sentire la tua voce, tu che sai che non sei ignoto, manda a tutti un terremoto». Lo sberleffo uscì un sabato (giorno generalmente consacrato alla Madonna) il 26 dicembre 1908. Nello stesso giorno un povero vecchietto che nessuno aveva mai visto prima cominciò a percorrere tutta la città. Si fermava a ogni porta e con un campanello in mano richiama l’attenzione dicendo: «Signori miei, pregate, pregate, perché verrà un grande castigo».

Un testimone qualificato, l’avvocato Luca Trombetta, lo avvicinò e gli chiese incuriosito: «Chi siete? Da dove venite?». Lo sconosciuto rispose: «Non sono di questa terra, il mio paese è molto lontano. Pregate, pregate perché è imminente un grande castigo. Io pregherò per voi, e voi pregate pure, e il Signore vi salverà». E in effetti l’avvocato si salvò con la moglie, ma perse i genitori e suo fratello. Sì, perché il 28 dicembre, due giorni dopo, alle cinque e venti di mattina uno spaventoso terremoto spazzò via Messina e gran parte di Reggio Calabria. Epicentro nello Stretto, il conseguente tsunami fece il resto.

L’intera classe dirigente di Messina fu spazzata via dalla catastrofe. Centomila morti. Una delle poche cose rimaste incolumi fu il manicomio, coi centrotrenta pazzi che vi erano rinchiusi. Ma ecco avverarsi la profezia di sant’Annibale Maria di Francia: «Mai come in questo momento ho visto sprigionarsi tanti sentimenti di bontà, di solidarietà, di fratellanza, di un amore al prossimo che credevo scomparso dalla faccia della terra. Sarà che Dio voglia trarre un bene da questa tragedia?». Così riflette uno dei personaggi del romanzo, che vede prodigarsi la regina Elena di Montenegro come infermiera ma soprattutto san Luigi Orione, mandato dal papa san Pio X a prendere in mano la situazione.

Ma anche il «liberopensiero» fu solerte: «La ricostruzione architettonica e urbanistica della città di Messina fu guidata dall’onorevole Ludovico Fulci secondo principi rigorosamente anticlericali. Il centro di Messina prima del terremoto contava oltre cento chiese. Ben poche furono quelle ricostruite secondo il nuovo Piano Regolatore». La Sicilia, «isola misteriosa» in tutta la sua storia ne ha viste di tutti i colori ed è passata attraverso dominazioni di ogni specie. Ma ad una sola cosa è rimasta rocciosamente fedele: la sua fede cattolica. Forse per questo i diavoli non le hanno mai dato tregua.