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LA PRIMA INTERVISTA

Dazi, espulsioni ma nessuna vendetta. Il programma Trump

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Il presidente eletto degli Usa Donald Trump presenta il programma. Immigrazione e dazi sono prioritari. Debole sulla causa pro-life. Non si vendicherà sui nemici, ma grazierà gli assaltatori del Campidoglio.

Esteri 10_12_2024
Donald Trump

Come saranno i primi cento giorni dell’amministrazione Trump? Intervistato da Kristen Welker, della Tv Nbc, nella celeberrima trasmissione Meet the Press, il presidente eletto ha elencato le sue priorità: mettere in sicurezza il confine Sud, tagliare le tasse e combattere la criminalità nelle città americane, che sono luoghi sempre più insicuri. Ha ribadito la sua fiducia al futuro segretario della Difesa che ha nominato nelle settimane scorse ma ora fortemente in dubbio, Peter Hegseth, un colonnello dell’esercito veterano di Afghanistan e Iraq, ma più celebre in patria come commentatore “politicamente scorretto” di Fox News su questioni militari, femminismo e gender. Ha comunque di fronte un periodo in cui dominerà incontrastato: Casa Bianca, Camera e Senato sono “suoi”, per non parlare della Corte Suprema a maggioranza conservatrice, con ben tre giudici supremi da lui nominati. Per questo è più probabile che faccia quel che dice.

Sulle tariffe (dazi) da imporre ai prodotti sia europei che cinesi, Trump tira dritto. Si definisce un “fedele” all’idea dei dazi. E smentisce l’idea che possano creare inflazione, citando la sua precedente esperienza alla Casa Bianca. L’inflazione, dice, è causata «per i prezzi dell’energia e perché il governo spende troppo» non dal protezionismo. Il passivo nella bilancia commerciale che tuttora sussiste con Messico e Canada viene paragonato da Trump a un sussidio: «Stiamo sussidiando il Messico, a questo punto facciamone uno nostro Stato».

Ma la battaglia a cui Trump tiene maggiormente è quella per la sicurezza dei confini. Non solo arrivano immigrati illegali, ma anche un fiume di droga “come mai in passato”. E sulla droga promette di fare il massimo della pressione possibile sulla Cina per fermare il traffico di fentanyl, la sostanza che sta rovinando una generazione intera negli Usa. «Chiederò a Xi di infliggere il massimo della pena, che è la pena di morte, per chi contrabbanda il fentanyl negli Stati Uniti». Sull’immigrazione ripete l’argomento chiave della sua campagna elettorale: rendere più facile l’immigrazione legale, ma espellere tutti i milioni di immigrati che sono entrati illegalmente, anche quelli usciti dal carcere o dagli ospedali psichiatrici dei loro paesi e “scaricati” oltre il confine degli Usa.

Nella lotta all’immigrazione clandestina, potrebbe esserci anche una svolta epocale: la fine dello jus soli, che è sempre stato in vigore fin dall’approvazione del XIV Emendamento della Costituzione (1866). Quindi non basterà più esser nati sul suolo degli Usa per diventare cittadini statunitensi. Tuttavia, Trump si è dimostrato disponibile a trattare con i Democratici ad una soluzione per i “Dreamers”, cioè i minorenni entrati negli Usa e in attesa di regolarizzazione. «Molti di loro – dice Trump – non sono più giovani e hanno avviato anche delle attività di successo». Saranno i primi ad essere regolarizzati. Ma sugli illegali non transige. Anche nel caso vi sia un figlio naturalizzato con genitori (tutti e due o uno dei due) illegali, intende espellere tutta la famiglia. «L’unico modo per non separare una famiglia è espellerla al completo», dice un Trump serafico alla sua scandalizzata intervistatrice. «Non è bello farlo, ma lo dobbiamo fare. Un paese senza confini, smette di essere un paese».

Fra le nomine dei prossimi ministri dell’amministrazione Trump, quella che sta tuttora provocando più scalpore è di Robert Kennedy jr, il “no vax” che si oppose a lockdown e obblighi vaccinali surrettizi. La battaglia vera, però, stando all’intervista, non sarà sui vaccini (Kennedy ha già rassicurato, in pubblico, che non ne ostacolerà la distribuzione), ma sulla struttura della sanità così come è stata ereditata da Obama. Il problema è l’Obamacare che, pur mirando a una sanità per tutti, ha provocato un rialzo dei prezzi in tutti i settori. Trump tuttavia resta sul vago su cosa debba sostituirla, perché evidentemente non c’è ancora un piano definitivo da presentare in Congresso.

Quello che vediamo, però, è un Trump molto meno deciso sui temi etici pro-vita e famiglia, rispetto al primo mandato. Sulle specifiche questioni sanitarie che riguardano la vita, si definisce assolutamente favorevole alla fecondazione assistita in vitro di cui si auto-proclama “uno dei padri”. E dichiara che tutto il Partito Repubblicano lo segue con determinazione su questo punto. Mentre è più ambiguo sull’aborto, dove comunque dichiara che non porrà restrizioni alla vendita di pillole abortive, anche se «le cose possono cambiare». Con Trump la decisione sull’aborto viene trasferita ai singoli Stati e rimarrà esclusivamente a quel livello.

Passando alle principali paure dei Democratici: non ci sarà nessuna “purga”. Trump dichiara che non istruirà la prossima procuratrice generale Pam Bondi e il prossimo direttore dell’Fbi Kash Patel di perseguire Joe Biden e i suoi avversari. Anche se gli scappa detto che quelli che lo hanno processato politicamente processato nell’apposita Commissione sui fatti del 6 gennaio (l’assalto al Campidoglio dei trumpiani), “dovrebbero andare in galera” perché “hanno distrutto le prove”. Mentre su questo punto, poi, mantiene la promessa di liberare, graziandoli, tutti coloro che sono stati incarcerati a seguito dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. «Ho conosciuto persone che non sono nemmeno entrate nel Campidoglio e sono state arrestate comunque. Hanno arrestato una donna anziana che non sapeva nemmeno perché. Hanno avuto le vite rovinate».

Sulla politica estera: vuol davvero uscire dalla Nato? Non lo esclude, ma il messaggio è rivolto soprattutto all’Europa: “Paghi il suo conto”. Non trova giusto che per la guerra in Ucraina, gli Usa spendano tre volte e mezzo quel che spendono gli alleati europei. «E la guerra con la Russia è molto più importante per l’Europa che per gli Usa».