Dazi, Apple si sposta in India: il ritorno della produzione sfuma
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Apple sta pianificando di aumentare la produzione di iPhone in India per evitare gli elevati dazi statunitensi sulle merci cinesi. Invece di riportare la produzione negli Stati Uniti, come auspicato dall'amministrazione Trump, le aziende cercano alternative meno costose in altri paesi.

Apple sta pianificando di aumentare la produzione di iPhone in India per evitare gli elevati dazi statunitensi sulle merci cinesi. Questo spostamento potrebbe indebolire il ruolo storico della Cina come principale hub produttivo di Apple. Al centro di questa decisione ci sono le politiche commerciali dell'amministrazione Trump, che ha innalzato i dazi sulla Cina al 54%, minacciando di spingerli fino al 104%. Questi dazi sono volti a fare pressione sulla Cina su questioni come il traffico di fentanyl. In risposta, Pechino ha reagito con tariffe equivalenti sui prodotti americani.
L'India, al contrario, affronta dazi molto più bassi, solo il 26%, rendendola un'opzione più attraente. Ad esempio, le attuali tariffe potrebbero aggiungere circa 300 dollari al costo di un iPhone 16 Pro prodotto in Cina, rispetto a circa 150 dollari se realizzato in India. Produrre negli Stati Uniti, come incoraggia Trump, sarebbe ancora più costoso a causa delle elevate spese di manodopera. Si prevede che Apple produrrà 25 milioni di iPhone in India nel 2025, metà dei quali potrebbero rifornire il mercato statunitense. Per anticipare l'aumento dei dazi, Apple ha recentemente trasportato via aerea numerose spedizioni di dispositivi dalla Cina e dall'India agli Stati Uniti.
Mentre l'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, sta cercando un'esenzione dai dazi, Trump rimane fermo, ma senza un accordo Apple potrebbe accelerare il suo trasferimento in India.
Questa situazione rappresenta un paradosso interessante nella politica commerciale americana. Da un lato, i dazi di Trump si allineano con un approccio mercantilista volto a proteggere le industrie statunitensi dalla concorrenza estera. Questa strategia sta ora ridisegnando le catene di approvvigionamento globali e spingendo aziende come Apple a ripensare le loro priorità produttive.
Dall'altro lato, invece di riportare la produzione negli Stati Uniti, come auspicato dall'amministrazione, le aziende cercano alternative meno costose in altri paesi. Apple produce già circa il 14% dei suoi dispositivi chiave in India. Le tensioni commerciali, i costi crescenti in Cina e le precedenti restrizioni statunitensi hanno spinto l'azienda a diversificare la propria base produttiva.
Per Trump, questo rappresenta una vittoria parziale: se da un lato riesce a ridurre la dipendenza economica dalla Cina, dall'altro non ottiene il ritorno della produzione sul suolo americano. La realtà economica globale dimostra che le aziende cercheranno sempre di ottimizzare i costi, e l'India offre un compromesso ideale: minori tensioni geopolitiche e costi di produzione ancora competitivi rispetto agli Stati Uniti.
Questo cambiamento segna una trasformazione significativa nelle dinamiche della produzione globale di tecnologia, con ripercussioni che vanno ben oltre Apple, influenzando l'intero panorama delle relazioni commerciali internazionali tra Stati Uniti, Cina e India.