Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
MEDIOEVO

Dante e Giotto, profeti della modernità

Lo stupore per il Dio incarnato genera immagini e personaggi più "umani". La rivoluzione culturale di due innovatori dell'arte e della letteratura.

Cultura 15_09_2011
crocifissione di giotto
Qual è il filo rosso che lega i canti X-XI-XII del Purgatorio con le principali opere pittoriche e scultoree di Giotto, Cimabue, Pietro Cavallini, Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio? L’epoca compresa tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIII è in assoluto una delle più significative nella storia dell’arte e della letteratura occidentali poiché segna un salto di qualità nella ricerca del Vero e nella sua rappresentazione da parte dell’artista.

Non sembiava imagine che tace. L’arte della realtà al tempo di Dante
è il titolo di una delle migliori mostre dell’ultimo Meeting di Rimini, ispirato ad un verso dantesco (Purg. X, 39) in cui il poeta, ascesa insieme a Virgilio la prima cornice del Purgatorio, quella dei superbi, può ammirarvi un ciclo di bassorilievi raffiguranti esempi della virtù opposta ovvero l’umiltà. Le sculture purgatoriali, proprio perché plasmate dalla mano divina, appaiono quanto di più reale e verosimile la mente umana possa immaginare. La prima delle tre allegorie scolpite è quella dell’Annunciazione: alla mostra del Meeting erano presenti i pannelli di due opere ad hoc di Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio. In entrambe l’arcangelo Gabriele è una figura più umana che celeste, nella postura e nell’espressività, così come la Vergine Maria è ritratta nel suo sublime spavento di donna comune, più che come Madre del Salvatore.

Il realismo medioevale è qualcosa di ancora molto lontano dal realismo materialista della modernità. È un reale che vuol descrivere le cose terrene quanto quelle trascendenti. Il principale, se non esclusivo, oggetto dell’artista di quest’epoca è ancora quello sacro ma cambia la modalità di approccio rispetto ai secoli e ai decenni immediatamente precedenti. Per visibilia ad invisibilia è il percorso mentale dell’uomo del basso Medioevo, fortemente segnato dalla spiritualità francescana, legata alla carnalità dei simboli e alla loro rappresentazione fisica.

L’uomo di quei secoli è più che mai stupito, dinnanzi al mistero di Dio fattosi uomo e all’ingresso del divino nella storia. Ma l’epoca del primo presepe di Greccio è anche, nella pittura, l’epoca del passaggio dal Christus Triumphans al Christus Patiens: con Cimabue e, ancor più, con Giotto, il Crocifisso è sofferente, sanguinante, morto o agonizzante, a differenza di quanto avveniva con la tradizione precedente, egemonizzata dall’estetica bizantino-orientale del Cristo in Croce, eppure già Risorto e glorioso.

Giotto è senz’altro il grande protagonista della mostra del Meeting: i pannelli riminesi hanno riprodotto le Nozze di Cana, l’Entrata a Gerusalemme, la Resurrezione di Lazzaro e, soprattutto il Giudizio finale nei suoi vari particolari. La violenza dell’Inferno e della disperazione è l’altra faccia del realismo medioevale. Giuda, primo suicida della storia cristiana, è rappresentato con le viscere squartate, mentre Lucifero che divora i dannati, appare molto più simile ad un evento realmente accaduto che non ad una mera allegoria, come avveniva in opere analoghe di alcuni decenni prima: su tutte il Giudizio di Coppo di Marcovaldo affrescato al Battistero di Firenze. I parallelismi tra Dante e Giotto si riscontrano ancora nell’Adorazione dei magi, con la cometa che solca un cielo di “Dolce color d’oriental zaffiro” (Purg. I,13). Giotto è innovatore assoluto nell’introduzione di concetti come la prospettiva, il chiaroscuro, la luce naturale (elemento, quest’ultimo, che irrompe anche nell’architettura gotica di quel secolo).

I personaggi sono più che mai umani ed espressivi, così come gli ambienti e gli sfondi sono quelli riscontrabili nella quotidianità del suo tempo.


La mostra Non sembiava imagine che tace è stata realizzata a cura di un’équipe di giovani storici dell’arte, filologi e filosofi, dell’Università di Bologna. Il catalogo omonimo che ne riproduce interamente i contenuti è edito dalla Società Editrice Fiorentina.