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IL LIBRO

Dalle crociate all’Inquisizione, la storia senza leggende nere

Crociate e Inquisizione cattive, Medioevo delle streghe e dei roghi, Sicilia tollerante con i musulmani? Nel libro “Ma l’Inquisizione ha fatto anche cose buone?”, lo scrittore Rino Cammilleri smonta, con le armi della ragione e fatti storici alla mano, molti falsi miti ideati da una storiografia faziosa e fondamentalmente anticattolica. Ecco qualche esempio.

Cultura 26_03_2020

“Con l’Inquisizione la Chiesa crea il primo fondamentale pilastro della moderna giustizia, quella creata per perseguire d’ufficio i crimini”. In queste parole dello storico Paolo Prodi, già rettore dell’Università di Bologna, emerge un merito dell’Inquisizione di grande rilievo: tale tribunale ha di fatto contribuito a trasformare il diritto romano-barbarico, accusatorio e fondato sulla semplice querela di parte, in diritto d’ufficio. Insomma, per quanto strano possa oggi apparire, vista la leggenda nera diffusa nel “tritacarne della scuola di Stato e dei media”, è stata proprio “l’Inquisizione a inventare, nel procedimento, il verbale, l’avviso di garanzia, l’appello e, insomma, tutti quegli accorgimenti a tutela dell’imputato che oggi chiameremmo garantismo”.

Si può dunque rispondere affermativamente alla domanda che dà il titolo al quinto volume della raccolta “Il Kattolico”, ossia Ma l’Inquisizione ha fatto anche cose buone? (Fede&Cultura 2020, pp. 140), nel quale Rino Cammilleri - firma nota ai lettori della Nuova Bussola - smonta, con le armi della ragione e citando i fatti storici, molte credenze comuni elaborate da una storiografia faziosa e pregiudizialmente anticattolica relativamente a crociate, Inquisizione, Medioevo delle streghe e dei roghi e al mito della Sicilia tollerante con i musulmani.

Nel libro c’è spazio pertanto per figure meno note, quali lo spagnolo Gil de Albornoz, uomo che contribuì a far riportare la sede del Papato a Roma dopo la Cattività avignonese; o sant’Angelo da Gerusalemme, padre carmelitano trafitto da Berengario con cinque pugnalate mentre predicava nel 1220 in Sicilia, perché ritenuto responsabile della conversione di sua sorella Margherita con la quale conviveva more uxorio da tempo.

Particolarmente significativa è anche la vicenda che vede protagonista la Vergine Maria e Luigi XIII. Il quale, non riuscendo a venire a capo delle continue guerre intestine con i protestanti, “convocò i domenicani della capitale e chiese loro di guidare la recita del Rosario davanti a tutta la corte. Poi li mandò come cappellani alle sue truppe che assediavano La Rochelle. I religiosi distribuirono migliaia di rosari ai soldati. Ogni sera, al lume delle torce, una statua della Madonna veniva portata in processione attorno alle mura, mentre i combattenti intonavano inni alla Vergine sotto il naso dei protestanti. L’importante piazzaforte si arrese l’1 novembre 1628 e con la sua caduta cessarono definitivamente le guerre di religione che avevano squassato la Francia per decenni”. La devozione di questo sovrano fu tale che chiese e ottenne, dopo tante novene alla Regina delle Vittorie, che sua moglie potesse donargli finalmente un figlio, dopo diversi aborti spontanei. Alla fine nacque Luigi XIV, che non ebbe però la fede salda dei suoi genitori.

Durante il regno di Luigi XIV ci furono le rivelazioni del Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque, Sacro Cuore a cui il re avrebbe dovuto consacrare la Francia. Il sovrano non lo fece; lo faranno piuttosto, un secolo più tardi, i cattolici della Vandea antigiacobina che, in ossequio a tale consacrazione, nei momenti di maggior pericolo per il proprio Paese “cuciranno il Sacro Cuore sulle loro giubbe, sui cappelli e sulle bandiere”. E, dopo di loro, faranno lo stesso “a titolo personale, milioni di soldati nel corso della Grande Guerra, tanto che nel 1917 il governo laicista dovette esplicitamente vietarla”.

Fu invece grazie a una “Crociata nazionale del Rosario”, promossa da padre Petrus in Austria (il quale rispose al richiamo ricevuto dalla stessa Vergine presso il Santuario di Mariazell, “Pregate il Rosario tutti i giorni e sarete salvi”), che l’Urss decise di accantonare le proprie mire occupazioniste. Il popolo pregò la Madonna con fedeltà e costanza per diversi anni. Il 13 maggio 1955 il cancelliere austriaco fu convocato a Mosca per ricevere la lieta notizia: l’Armata Rossa avrebbe abbandonato spontaneamente l’Austria in cambio della promessa di neutralità del Paese rispetto ai due blocchi ideologici della Guerra Fredda. Tra l’altro “il ritiro sovietico avvenne in ottobre, mese del Rosario”.

In ambito letterario, relativamente alla figura di Leopardi, lo scrittore sottolinea come emerga dagli stessi registri parrocchiali che Giacomo ricevette i sacramenti in punto di morte, sebbene il pregiudizio del suo “ateismo” sia stato a lungo sostenuto dalla critica. Tale pregiudizio affonda le proprie radici nelle parole che «Antonio Ranieri (nella cui casa il Poeta morì) rivolse al magistrato Alessandro Stefanucci d’Alba, il quale gli chiedeva perché avesse taciuto sulla circostanza: “Avrei rovinato presso i liberi pensatori il Leopardi, la cui fama presso di loro era tutta nell’incredulità”».

Rispetto alla famigerata “caccia alle streghe” di cui la Chiesa si sarebbe macchiata, Cammilleri ricorda che “la storia racconta invece che un recente conteggio degli accusati di stregoneria (solo accusati, non giustiziati) tra il 1500 e il 1777 (data dell’ultimo processo in Europa) fornisce la cifra di 7776 persone. La stessa ricerca dice che ‘le streghe’ erano soprattutto maschi e che le punte maggiori si ebbero nella Germania sud-occidentale e in Ungheria. Come si vede, siamo lontani dai ‘milioni’ di streghe bruciate in quei secoli e dall’insistenza anti-femminista della ‘caccia’ nell’epoca di Galileo, Keplero e Newton”.

Una realtà storica significativa si cela persino dietro la tradizione della colazione amata dagli italiani, e non solo. Se la mezzaluna evoca la “sottilissima falce”, cioè la forma della luna nel cielo allorquando i turchi conquistarono Costantinopoli nel 1453, “la luna crescente è il croissant francese, dolce inaugurato per scherno proprio all’assedio di Vienna del 1683 e coniugato col ‘cappuccino’ perché i turchi, messi in fuga dai cristiani guidati da Jan Sobieski, lasciarono immense quantità di caffè nel loro accampamento abbandonato, e i viennesi allungarono l’amaro caffè col latte; la nuova bevanda ricordava, nel colore, il saio di quel cappuccino italiano la cui predicazione infiammata li aveva salvati, padre Marco d’Aviano”.

Insomma, nel libro dell’apologeta Cammilleri si possono ritrovare davvero tanti spunti interessanti per stimolare l’approfondimento e riconsegnare alla verità storica molteplici eventi così frequentemente interpretati in maniera intenzionalmente ideologica dalla cultura dominante.