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episcopato

Dalla Polonia all'Iraq il primo vescovo ordinato da Leone XIV

Prevost ha conferito personalmente l'ordinazione episcopale (per la prima volta da Papa) al nunzio apostolico Wachowski, «figlio della terra polacca» inviato «a mostrare che la diplomazia della Santa Sede nasce dal Vangelo e si alimenta della preghiera».

Borgo Pio 27_10_2025

Nel pomeriggio di domenica 26 ottobre all'altare della Cattedra della Basilica vaticana papa Leone XIV ha conferito l'ordinazione episcopale – la prima celebrata da lui stesso dall'elezione al soglio pontificio – a mons. Mirosław Stanisław Wachowski, «figlio della terra polacca, Arcivescovo titolare eletto di Villamagna di Proconsolare e Nunzio Apostolico presso il caro popolo dell’Iraq».

«Gloria Deo Pax Hominibus» è il motto episcopale scelto dal novello presule, che «risuona come eco del canto natalizio degli angeli a Betlemme» ed è anche, ricorda Leone XIV, «il programma di una vita: cercare sempre che la gloria di Dio risplenda nella pace tra gli uomini. Questo è il senso profondo di ogni vocazione cristiana, e in modo particolare di quella episcopale: rendere visibile, con la propria vita, la lode di Dio e il suo desiderio di riconciliare il mondo a sé».

Il Papa rievoca le radici polacche come la prima scuola – anzi la «scuola permanente» – del neo-vescovo: «Caro Monsignor Mirosław, tu vieni da una terra di laghi e foreste. In quei paesaggi, dove il silenzio è maestro, hai imparato a contemplare; tra la neve e il sole, hai appreso la sobrietà e la forza; in una famiglia contadina, la fedeltà alla terra e al lavoro. Il mattino che inizia presto ti ha insegnato la disciplina del cuore, e l’amore per la natura ti ha fatto scoprire la bellezza del Creatore». È il bagaglio che mons. Wachowski porterà con sé in Iraq, dove è inviato come «padre, pastore e testimone della speranza» a coltivare «una terra segnata dal dolore e dal desiderio di rinascita»; dove lo attende «un mosaico di riti e di culture, di storia e di fede, che chiede di essere accolto e custodito nella carità»; e dove il nunzio apostolico è chiamato «a custodire i germogli della speranza, a incoraggiare la convivenza pacifica, a mostrare che la diplomazia della Santa Sede nasce dal Vangelo e si alimenta della preghiera».