Dalla padella del Pd-Pdl alla brace a 5 Stelle
Con lo sfaldamento in corso nel Partito Democratico si sta completando quella frammentazione dei due pilastri storici del sistema politico italiano che si era già compiuta nell’area di centrodestra. Solo il Movimento 5 Stelle resta sulla scena. Diventa perciò importante capire quale pericolo stiamo correndo.
Con lo sfaldamento in corso nel Partito Democratico si sta completando quella frammentazione dei due pilastri storici del sistema politico italiano che si era già compiuta nell’area di centrodestra. In tale quadro il solo Movimento 5 Stelle resta sulla scena come forza a vocazione maggioritaria. Diventa perciò molto importante capire bene quale pericolo stiamo correndo.
Al di là del carisma politico di Beppe Grillo e dello stile molto attuale del suo ceto dirigente, siamo di fronte a un movimento neo-autoritario, e inoltre privo di un progetto politico minimamente all’altezza delle complessità del nostro tempo. E’ questo il quadro che emerge con grande evidenza anche dai suoi documenti più meditati come il programma e il “non-statuto”. “Il Movimento 5 Stelle è una non-Associazione”, si legge all’art.1 del non-statuto, che “si organizza e si struttura attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale nella fase di adesione al Movimento, consultazione, deliberazione, decisione ed elezione. (…) Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”.
E’ insomma il mito dell’assemblea permanente nella quale si forma la “volontà generale” di cui nel Secolo XVIII scriveva Jean-Jacques Rousseau. Con la differenza che oggi l’assemblea permanente – in effetti sempre manipolata da chi la gestisce - non deve più venire materialmente convocata essendo in sessione su Internet 24 ore su 24. E’ il ritorno all’utopia che nel Secolo XX sfociò poi nel socialismo reale di Lenin e di Stalin. Forse oggi una replica di tale esperienza non è più storicamente possibile, ma la strada è quella. Molto significativa è tra l’altro la pretesa che il confronto democratico avvenga “al di fuori di legami associativi e partitici”. Dinnanzi al potere politico, il singolo deve stare da solo. In effetti si può essere delusi da tante associazioni e partiti del nostro tempo, ma ciò non giustifica affatto il rifiuto dell’impegno comune in quanto tale. Era questa già la pretesa dei giacobini al tempo della Rivoluzione francese, e si sa come è poi andata a finire.
Se dalla lettura del non-statuto si passa quindi a quella del programma si resta colpiti dalla mancanza della minima visione d’insieme delle cose. Il paragrafo dedicato all’economia inizia come segue: “Introduzione della class action • Abolizione delle scatole cinesi in Borsa • Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate •(…) • Abolizione della legge Biagi • Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno • (…). E così si conclude: “Favorire le produzioni locali • Sostenere le società no profit • Sussidio di disoccupazione garantito • Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es. distributori di acqua in bottiglia)”. Si passa insomma senza soluzione di continuità da grosse innovazioni del diritto a regolamenti in tema di commercio dell’acqua minerale.
Rimandando al sito del Movimento 5 Stelle il lettore che voglia vedere ogni cosa nel dettaglio, veniamo a qualche stralcio del paragrafo sul tema cruciale dell’istruzione. Qui c’è in primo luogo da rilevare che secondo i grillini le risorse finanziarie che lo Stato stanzia nel settore devono venire “erogate solo alla scuola pubblica”, ossia statale. Siamo insomma di fronte a uno statalismo assoluto, peraltro in coerenza con quell’orientamento neo-giacobino di cui si diceva. Segue poi una serie di proposte episodiche ai più diversi livelli, al di fuori di qualsiasi orizzonte complessivo: “Abolizione della legge Gelmini • Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti • Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale • Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo • Abolizione del valore legale dei titoli di studio • Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica • Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti • Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza) • (…)• Integrazione Università/Aziende • Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti”.
Dalla padella dello sfascio degli storici schieramenti di centrodestra e di centro sinistra dobbiamo cadere nella brace dei 5 Stelle? Malgrado tutto c’è di che rabbrividire.