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DOPO LA SENTENZA USA

Dal vaso di Pandora Lgbt ecco uscire la poligamia

Nathan Collier, 46 anni, è sposato con Victoria, 40 anni. Adesso vuole un’altra moglie, Christine, ma la vuole contemporaneamente a Victoria, motivo per cui si è presentato al Yellowstone County Courthouse di Billings per chiedere la registrazione della sua seconda unione. Negli Stati Uniti si chiamano throuple.

Famiglia 09_07_2015
Festa gay dopo la sentenza della Corte suprema Usa

A Billings, nel Montana, Nathan Collier, 46 anni, manda avanti la Bighorn Refrigeration, una piccola rivendita di frigoriferi e congelatori. È sposato con Victoria, 40 anni. Adesso vuole un’altra moglie, Christine, ma la vuole contemporaneamente a Victoria, motivo per cui martedì 30 giugno si è presentato al Yellowstone County Courthouse di Billings per chiedere la registrazione della sua seconda unione. Negli Stati Uniti si chiamano throuple (“coppie a tre”) e quella dei Collier conta ben sette figli tra prole nata dalle loro unioni e prole nata da relazioni precedenti.

Nathan ha sposato Victoria nel 2000 con cerimonia religiosa e regolare registrazione civile. Poi nel 2007 ha sposato Christine, ma solo con cerimonia religiosa per non incappare nel reato di bigamia, che è illegale. Perché Nathan vuole regolarizzare civilmente adesso il secondo matrimonio? Perché solo adesso il loro ménage à trois non violerebbe la legge? Perché nel mezzo c’è stata la sentenza del 26 giugno con cui la Corte Suprema federale ha imposto la legalizzazione del “matrimonio” omosessuale a tutti i 50 Stati dell’Unione nordamericana. Cosa c’entrano le “nozze” gay, lesbiche e trans con Nathan Collier che è rigorosamente eterosessuale (non vogliamo infatti scendere nei particolari delle loro effusioni sentimentali di gruppo)? C’entrano perché proprio il riconoscimento legale del “matrimonio” Lgbt spiana giuridicamente la strada alla poligamia.

Il presidente della Corte Suprema John G. Roberts (cattolico) lo ha scritto lucidamente nel suo parere di dissenso contro la maggioranza dei suoi colleghi autori della sentenza del 26 giugno: «Benché inserisca a caso l’aggettivo “due” in vari punti del testo, la maggioranza non offre alcuna ragione per dire che l’elemento “due persone” che sta al cuore della definizione di matrimonio debba essere preservata mentre non lo è l’elemento “uomo-donna”». E Collier lo ha preso sul serio. Nathan Collier è un ex mormone perché i mormoni lo hanno scomunicato in quanto poligamo. I mormoni praticavano sì la poligamia (“biblica”), ma da oltre un secolo l’hanno abbandonata e oggi denunciano i “tradizionalisti” eretici che invece persistono. In un post su Facebook, Collier si descrive così: maschio, eterosessuale, bianco, “sudista” ed ex cristiano. Lo fa peraltro in un modo che rasenta le scuse non richieste che accampano i redneck e i membri delle milizia armate quando, accusati di estremismo e razzismo, vogliono darsi un’accettabilità sociale senza rinunciare alla propria filosofia. Infatti, si definisce anche conservatore e constitutionalist, cioè rigorista nell’interpretazione della Costituzione federale: ma ogni milizia armata e ogni formazione politica statunitense di frangia (al limite del “sociopatico”) si definisce appunto constitutionalist. 

Dal suo punto di vista, cioè dal punto di vista di uno che si è fatto espellere dai mormoni per poligamia e che non vede alcun problema nel vivere con due mogli, il ragionamento non fa una grinza. I mormoni (quasi tutti) sono (quasi) sempre stati grandi conservatori e ligi osservanti della Costituzione federale, nonché acerrimi nemici del comunismo e del “mondialismo”; basti pensare al ministro dell’Agricoltura Ezra Taft Benson (1899-1994), al leader religioso W. Cleon Skousen [1913-2006], a suo figlio Mark, economista, e al commentatore televisivo Glenn Beck. Anzi, spesso persino più realisti del re, a fronte di uno Stato americano che non sempre li ha trattati bene e di una maggioranza protestante che in più di un caso li considera non cristiani. Ciò nonostante, Collier non ha problemi a farsi appoggiare dall’American Civil Liberties Union, una potente lobby notoriamente di sinistra. Del resto, nel dicembre 2013 nello Utah (lo Stato a suo tempo fondato dai mormoni come oasi di difesa dallo Stato americano) un giudice ha cassato una parte dallo leggi antipoligamia di quello Stato poiché violano la libertà religiosa. Lo Utah ha fatto ricorso e ora il caso pende davanti alla Corte di Appello del 10° Circuito),

Quanto ai Collier, pare che Nathan e Christine si siano poi sposati pure civilmente in vacanza, ubriachi, a Las Vegas, nel gennaio 2011, e che abbiano chiesto l’annullamento nel gennaio 2014 proprio per salvare lui da multe e arresti (clicca qui). Ma allora cosa pretendono oggi? Secondo la giornalista Donna Thacker, semplicemente esplicitare ciò che la sentenza del 26 giugno afferma implicitamente. Ma mentre i Collier attendono risposta dalla Yellowstone County Courthouse, l’esercito dei poligami preme. Ci sono la “famosa” throuple lesbica del Massachussetts, unitasi in “nozze” un po’ stregonesche a geometria variabile (clicca qui). A Los Angeles ci sono Adam Lyons, inglese di 34 che su YouTube mantiene un popolarissimo canale per incontri amorosi, e le sue due compagne Jane Shalakhova, 25 anni, e Brooke Shedd, 26, la quale gli ha recentemente partorito Danté (ma che ha pure un figlio di 5 anni, Oliver, da una precedente relazione). A casa condividono un «letto di taglia extralarge», anche perché Jane e Brooke sono bisessuali dichiarate (clicca qui). E fuori porta spopolano Joke, 29 anni, Bell, 21, e Art, 26, una terna omosessuale tailandese “sposatasi” il giorno di San Valentino (clicca qui).

Del resto, dal 2010 sul canale satellitare statunitense Tlc impazza il reality show televisivo Sister Wives (“mogli sorelle”, come vengono chiamate le “mogli” di un poligamo), dove Cody Brown è il “marito” di Meri, Janelle, Robyn e Christine da cui ha avuto 14 figli, un altro lo partorirà in gennaio Robyn e la stessa Robyn tiene in “famiglia” pure i 3 figli avuti da relazioni precedenti, tutto disinvoltamente davanti alle telecamere. È a Sister Wives che i Collier hanno fatto coming out. Né alla poligamia contemporanea manca una “bibbia”, giacché esiste The Ethical Slut: A Practical Guide to Polyamory, Open Relationships & Other Adventures (2a ed., Celestial Arts, New York 2009) di Dossie Easton e Janet Hard, che Giorgia Morselli e Jade, redattrici della e-zine rifacciamolamore.it, hanno fedelmente tradotto in italiano come La zoccola etica. Guida al poliamore, alle relazioni aperte e altre avventure (Odoya, Bologna 2014). Nonostante sembri di essere già al fondo, la colossale sovversione morale della natura umana che oggi sventola la bandiera Lgbt è probabilmente soltanto agl’inizi. Da quelle parti, infatti, nessuno è geloso.