Da Cameron un assist all'Italia. Saprà approfittarne?
Sulla scena europea è in corso un’operazione senza precedenti: il governo britannico inaugura un’offensiva diplomatica volta a proporre una riforma dell’Unione Europea con l’obiettivo evidente, anche se non proclamato, di ridimensionare il ruolo della Germania. Sullo sfondo, la crisi della Grecia.
Grazie al fatto di essere la terra dove è nata la civiltà dell’Occidente, e dove inoltre sono stati raggiunti per la prima volta molti dei primi traguardi fondamentali della civiltà umana in quanto tale, la Grecia ha una grande immagine alla scala non solo europea, ma mondiale. La sua odierna consistenza demografica ed economica tuttavia non è minimamente paragonabile a quella che proporzionalmente ebbe nell’antichità. La Grecia di oggi è un Paese di poco più di 11 milioni di abitanti con un reddito pro capite inferiore di un terzo al nostro, e la cui economia è pari al 2 per cento circa di quella della Comunità Europea nel suo insieme.
Dall’esito del vertice in programma a Bruxelles sapremo se la sua insolvenza (default) diventerà ufficiale o se invece, come sempre sin qui è accaduto in casi analoghi, si giocherà la carta del rinvio. Il rinvio paradossalmente conviene a tutti: sia ai creditori, il maggiore dei quali è la Germania e le sue banche, che così possono rimandare di iscrivere nei loro bilanci le somme prestate alla Grecia non più come crediti ma come perdite; e sia ad Atene che così non è ancora insolvente in modo ufficiale con tutto ciò che ne consegue. I fatti sono comunque quelli che sono: la Grecia – che in sostanza è un’Italia del Sud priva però di un’Italia del Nord -- non è in grado di ripagare i propri debiti. Può solo, come sin qui si è lasciato che facesse, farsi prestare soldi dal Fondo Monetario Internazionale per pagare i suoi debiti con le banche straniere, poi farsi prestare dalle banche straniere i soldi per ripagare il Fondo Monetario Internazionale e così via. In pratica si sta cercando di prendere tempo per consentire ai suoi grandi creditori di prepararsi a reggere il colpo. Essendo tra l’altro il turismo estivo una delle maggiori entrate dell’economia greca, conviene comunque anche a loro rinviare quantomeno al prossimo autunno un redde rationem che potrebbe tra l’altro spaventare molti turisti stranieri inducendoli a disertare le spiagge greche.
Nel frattempo, sulla scena europea è in corso un’operazione che potrebbe nel futuro avere anche più peso dell’eventuale insolvenza di Atene. Fatto senza precedenti, il governo britannico ha dato il via a un’offensiva diplomatica volta a proporre una riforma dell’Unione Europea con l’obiettivo evidente, anche se non proclamato, di ridimensionare il ruolo della Germania. Svanito l’originario ruolo centrale della Francia, negli ultimi decenni le istituzioni europee sono sempre più divenute un sistema che ruota attorno alla Germania. Da un tale sviluppo la Gran Bretagna si era in precedenza soprattutto difesa più che altro prendendone le distanze. Adesso, invece, Cameron, premuto dell’incombente referendum per il “sì” o il “no” alla permanenza di Londra nell’Ue (in programma nel 2017), ha deciso di cambiare radicalmente strategia. In vista del Consiglio Europeo del 25 giugno prossimo sta incontrando i capi di governo di tutti o quasi gli Stati membri dell’Unione europea, dai più grandi ai più piccoli. La stampa italiana ha parlato quasi soltanto del suo incontro con Renzi, ma in realtà Cameron sta andando ovunque, anche in Lussemburgo, anche in Slovenia, a cercare consensi sul suo progetto. E non ha esitato a incontrarsi con grande evidenza anche con il presidente del Parlamento Europeo, il socialista tedesco Martin Schulz, che è l’unico vero serio antagonista in Germania della cancelliera Merkel.
Diciamo ancora una volta che un Paese come il nostro ha tutto l’interesse a rimettere in discussione uno status quo dell’Unione Europea che è poco favorevole sia ai suoi membri mediterranei che ai suoi membri danubiani. Ben venga dunque la scrollata di Cameron che è pro domo sua, ma di fatto apre degli spazi che sono utili anche noi. Renzi se ne accorgerà e Gentiloni sarà capace di approfittarne? Questo è il problema.