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LA LETTERA

Da B&B un appello necessario e doveroso

Non c'è dubbio che l'«operazione Verità» a cui si appellano i cardinali Burke e Brandmuller sarebbe l'unica cosa necessaria oggi; eppure ciò che accadde nel 2002 dovrebbe servire sempre da monito.

Editoriali 20_02_2019

«Candido, compassionevole e impegnato per una radicale riforma»; alfiere della «politica della “tolleranza zero” nei confronti dei preti che molestano minorenni»; finalmente «una faccia pubblica attraente» per la Chiesa americana; «nemmeno scalfito dagli scandali sessuali». Difficile evitare di farsi qualche domanda quando si scopre che questa descrizione riguarda l’allora cardinale Theodore E. McCarrick: è il Washington Post del 28 aprile 2002, un lungo articolo dedicato tutto a lui, «l’uomo del momento in Vaticano», come recita il titolo.

Si era appena concluso l’incontro tra papa Giovanni Paolo II e i cardinali americani, chiamati a Roma proprio per discutere dello scandalo degli abusi sessuali che stava colpendo la Chiesa americana. McCarrick, nominato cardinale l’anno precedente, è il vero leader del gruppo. Si rimane colpiti dalla esaltazione del personaggio da parte di un giornale certamente non sospetto di simpatie cattoliche, e dalla fama che circonda lo stesso McCarrick, ovvero l’intransigenza contro il peccato fatta persona. E fa ancora più effetto se si pensa che già due anni prima era arrivata in Vaticano la segnalazione riguardo i comportamenti inappropriati dell’allora cardinale con i suoi seminaristi.

Questa vicenda è un monito anche per il vertice sugli abusi sessuali che si apre domani, 21 febbraio, in Vaticano. Non bastano le chiacchiere, né le linee guida, né i proclami sulla “tolleranza zero”. È necessaria una radicale “operazione verità”, che non consiste soltanto nel fatto di far venire alla luce tutti i fatti accaduti e le responsabilità, ma anche nell’andare alla radice di questo scandalo terribile e coglierne il vero significato.

Provvidenziale è dunque la lettera dei cardinali Raymond L. Burke e Walter Brandmüller, che pubblichiamo in queste pagine. I due superstiti dei quattro che hanno firmato i Dubia nel 2016, si pongono in continuità proprio con quella iniziativa, a cui il Papa non ha mai dato risposta. E vanno dritti al cuore della questione: «Si accusa il clericalismo per gli abusi sessuali - scrivono -, ma la prima e principale responsabilità del clero non sta nell’abuso di potere, ma nell’essersi allontanato dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa».

Proprio da questo allontanarsi «dalla verità del Vangelo» derivano i comportamenti scandalosi, nonché «la piaga dell’agenda omosessuale», promossa «da reti organizzate e protette da un clima di complicità e omertà». 

È un approccio molto lontano rispetto a quello di papa Francesco e del comitato organizzatore del Vertice. Abbiamo sentito lunedì in conferenza stampa cosa ha detto il cardinale Blase Cupich: di omosessualità non si parla, non è una causa degli abusi; poi tutto il discorso resterà confinato alle violenze sui minorenni, ciò che in massima parte ha combinato McCarrick resterebbe fuori da questo incontro. Invece, proprio quanto accadde nel 2002 dovrebbe insegnare qualcosa: l'allora eminenza in fondo poteva sentirsi tranquillo perché ci si concentrava sulla pedofilia (che riguarda i bambini pre-puberi), mentre lui aveva una passione per i seminaristi.

Ad ogni modo l’andazzo che sta prendendo questo vertice rende ancora più doveroso e necessario l’appello dei cardinali Burke e Brandmüller, che si rivolgono direttamente ai vescovi che saranno presenti perché non tacciano ancora e alzino la voce «per salvaguardare e proclamare l’integrità della dottrina della Chiesa».