«Da 10 anni dico che Di Maio avrebbe ucciso i 5 Stelle»
«Di Maio era un follower della mia pagina e ha sempre cercato il potere per il potere: lo querelai, avevo pubblicato sul web le sue spese». Storia e disincanto di un sogno grillino infranto tra utopia e tradimenti. Parla Giovanni Favia, primo eletto della storia del Movimento 5 Stelle e finito espulso dieci anni fa.
- UN'USCITA PER GARANTIRSI LA RIELEZIONE di Ruben Razzante
«Lo dico da dieci anni: Di Maio ucciderà il Movimento perché a lui interessa solo il potere per il potere». Dice di togliersi più di un sassolino dalla scarpa, «un bel po’ di ghiaia», in questa intervista alla Bussola Giovanni Favia. Bolognese, oggi ristoratore, il nome di Favia appartiene alla storia del movimento fondato da Grillo. È stato lui il primo eletto in assoluto dei grillini in un consiglio comunale, era il lontano 2009 a Bologna e il primo candidato governatore in Emilia.
La sua attività politica con i 5 Stelle è stata interrotta dalla rottura con Casaleggio, che ha portato alla sua espulsione dal movimento. Ma Favia, a buon diritto, nonostante sia lontano ormai da tutto ciò che riguarda la galassia Cinque stelle e Casaleggio, con il quale ci sono stati anche dei precedenti giudiziari, può dire di essere uno dei fondatori del partito oggi deflagrato dopo la scissione operata da Di Maio e l’ala governista.
Favia, si può dire che il movimento è nato con lei?
Con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, al di là dei dissidi, posso dire di aver costruito e pensato il movimento. La prima volta che ci vedemmo con la Casaleggio associati eravamo in appena 15. Ho visto sbocciare il meet up e poi le liste Cinque stelle fino alla nascita allo Smeraldo di Milano.
E Di Maio e Di Battista c’erano?
Erano follower sulla mia pagina, non erano nulla, il movimento l’abbiamo costruito in Emilia quando eravamo al 10%, mentre al sud erano all’1%, ovviamente prima della svolta clientelare e populista del movimento.
Che cosa pensa di Di Maio?
Nasce facendo politica, aveva già questa impostazione all’università, ma da noi si è imbucato e con poche decine di like su YouTube è entrato in Parlamento, tra quei 160 che entrarono la prima volta. Il problema nasce già lì.
Cioè?
C’erano complottisti e un’altissima percentuale di persone “sciroccate” arrivate per caso, quelli con senso critico non furono fatti entrare.
Quindi, il problema dei Cinque Stelle è nella selezione della sua classe dirigente?
A Bologna una decina di attivisti furono disattivati, si mandarono dentro yes man e manovrabili. Tra questi 160, una dozzina si distinse per fedeltà al capo, cioè a Casaleggio, e col passare del tempo hanno preso in mano il movimento. Poi hanno fatto fuori Casaleggio e poi Grillo, che ora è tornato ad essere inesistente. Ecco qua finita l’evoluzione: Di Maio e altri hanno fatto carne da porco al movimento.
Quand’è stato il primo scontro con Di Maio?
L’ho avuto per un mio articolo. Si spacciava per puro e “francescano”, feci notare i rimborsi che prendeva dal gruppo alla Camera. Spendeva in cene e rimborsi quello che io spendevo in due anni girando per tutta la Regione. Dissi: «Non mi sembrate tanto francescani, San Francesco era ricco e si fece povero, voi eravate disoccupati e vi siete fatti ricchi». Pubblicai le sue spese sul web.
E come finì?
Fu molto violento, per attaccarmi disse bugie e lo querelai. Se lui fosse stato condannato per diffamazione non si sarebbe potuto ricandidare.
E fu condannato?
Il processo non partiva e quando stava per partire lui riuscì a spostarlo a Nola sostenendo che quando aveva scritto il post contro di me si trovava a Napoli. Vidi in quel momento una persona capace di usare il peggio della vecchia politica. Oggi sento dire che è un Casini “due”, ma non capisco perché si debba insultare Casini.
Non ci va tenero. Ma poi a Nola com’è finita?
Non si è più saputo nulla.
Perché Casaleggio la espulse nel 2012?
Perché capiva che non poteva più controllare una critica intelligente.
In sostanza, i Cinque Stelle hanno incominciato il loro declino una volta entrati in Parlamento?
Sì. Dal 2007 al 2012 abbiamo portato il movimento verso una cosa che non esisteva, autodeterminandoci, partendo col web pulito dove ti dovevi confrontare e siamo arrivati al 20%. Io ho fatto il percorso dallo 0 a 25%. E così tutta la classe dirigente, tranne chi si è “venduto”, è stata fatta fuori. Noi nasciamo contro le porcherie dei partiti, figuriamoci se potevamo tollerarle nel nostro.
E poi quando è arrivato il Parlamento?
Quando è arrivato il potere siamo stati usati come utili idioti, e loro hanno capitalizzato anche economicamente il successo.
Per loro chi intende?
Di Maio, ad esempio. Aveva quell’impostazione di chi cerca il potere. Aveva ingaggiato una tv coach che gli insegnava a stare in tv, si preparava con Rocco Casalino, che lui portò a diventare uno spin doctor (!) e ha costruito la sua personale carriera: nessuno si è reso conto che si stava costruendo una carriera granitica e che gli permetterà di cadere in piedi.
Non crede che nelle sue parole ci sia un po’ di livore?
Non è colpa mia se Di Maio rappresenta l’esatto opposto di ciò che dovevamo essere, sono diventati ciò che volevamo combattere, la politica come marketing e non come sostanza, il leaderismo e il non rispondere dei propri comportamenti. Un movimento senza leader con un capo politico.
Perché non ve ne siete accorti prima?
Noi siamo andati contro la Casaleggio associati. Non volevamo essere un movimento populista e andare alle elezioni senza avere una visione chiara e confrontata. Invece si andò alle elezioni nazionali con 20 punti incoerenti tra di loro e che davano un taglio populista. Chi cercava solo il successo salì sul carro. Ora ha usato il movimento, l’ha spremuto e l’ha portato a zero, ma rimane in piedi.
Il suo Movimento avrebbe mai creato il reddito di cittadinanza?
Mai. Ma non perché sia sbagliato aiutare chi è in difficoltà, ma perché per come è scritto è puro clientelismo, è voto di scambio. Anche le politiche energetiche: l’ecobonus e i bonus auto sono cose che noi non avremmo mai creato.