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VISTO E MANGIATO

Cuma, al parco con la Sibilla

Tutta l'eredità della Magna Grecia nell'antro del famoso oracolo che gli antichi consultavano carpire il futuro.

Visto e mangiato 08_01_2011
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opera d'arteL’inizio del nuovo anno è un momento di auguri, di buoni propositi, di speranza per il futuro, e da sempre è proprio della natura umana ricercare segni, sogni e visioni che in qualche modo facciano luce sull’avvenire. Nelle civiltà precristiane l’interpretazione di oracoli di varia natura era uno dei tratti caratterizzanti le più diverse tradizioni religiose e seguirne le antiche tracce permette oggi di percorrere affascinanti itinerari d’arte. In Italia l’oracolo più famoso, anche grazie alle celebri suggestioni letterarie e pittoriche che ne hanno perpetuato la memoria oltre l’epoca di effettivo culto, è senza dubbio quello della Sibilla Cumana, di fondamentale importanza per tutta la civiltà romana.

L’oracolo di Cuma, fiorente città di origine magnogreca fondata nel 730 a.C., era custodito da una stirpe di sacerdotesse che vaticinavano in stato di trance ispirate dal dio greco Apollo e dalla dea preellenica Ecate. Luogo che la tradizione indica come centro della trasmissione degli oracoli era l’altrettanto celebre “Antro della Sibilla”, costituito da una serie di cavità naturali nei pressi del Lago Averno in cui la sacerdotessa entrava in contatto con gli dei. Le “indicazioni” delle due divinità, che rimandano esplicitamente al culto del sole e della luna, erano trascritte su foglie di palma che venivano poi lasciate mischiare dalle correnti d’aria che soffiavano incessantemente nelle gallerie dell’antro; da qui il carattere criptico – sibillino appunto - dei vaticini, bisognosi di una opportuna interpretazione per essere compresi nel modo giusto.

Oggi l’Antro della Sibilla si trova all’interno di un grande parco archeologico situato nella parte occidentale dei Campi Flegrei, nel territorio del Comune di Pozzuoli, famosa anche per la storica solfatara. La presenza ancor oggi delle celebri “fumarole” ci permette di comprendere il fascino arcano e pericoloso di un luogo che gli antichi identificavano come una delle porte degli inferi.  Percorrendo la strada provinciale Cuma–Licola è possibile visitare i resti archeologici di Cuma, seguendo un tracciato che riprende l’antica via Domiziana cominciando dall’Arco Felice, risalente al 95 a.C.

Si incontra prima di tutto la cosiddetta “città bassa” dove sono riconoscibili il foro, il capitolium, le terme, un grande tempio con portico, il ginnasio e la crypta romana, parte di un sistema di gallerie che collegavano il Lago Averno con il porto di Cuma. Più a sud si trovano i resti di un grande anfiteatro, immancabile luogo di divertimenti del popolo romano.

Per incontrare la Sibilla bisogna invece salire verso l’acropoli, dove, nell’incanto di un paesaggio ancora  pressoché intatto, si trovano il Tempio di Apollo, quello di Giove e l’Antro, una lunga galleria scavata nel tufo dalla particolare sezione trapezoidale. L’identificazione della galleria con l’Antro della Sibilla venne fatta nel 1932 da Amedeo Maiuri, insigne archeologo campano. In realtà ricerche più aggiornate danno a queste cavità artificiali, risalenti al IV-III sec. a.C., un’origine militare, e la vera dimora della Sibilla resta ancora avvolta nel mistero. Il Parco è aperto tutti i giorni tranne il martedì dalle 9.00 fino ad un ora prima del tramonto.
Per maggiori informazioni: Parco Archeologico di Cuma, Via dell’Acropoli 1, Pozzuoli. Tel. 081/8543060 e 081/8040430.

 

 

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Per gli acquisti golosi:

Per gli amanti della pasta, da Cuma non si può non raggiungere Torre Annunziata (Na), per conoscere il pastificio dei Fratelli Setaro (via Mazzini, 47 • tel. 0818611464) la cui pasta è fra le più apprezzate tra i gourmet di tutto il mondo. Viene trafilata in bronzo e prodotta in 90 formati differenti tra cui paccheri, ziti, taccole, spaghettoni, manfredi e mezzanelli, confezionati a mano in pacchi di carta bianca da un chilo.

Per i vini:

A pochi chilometri da Cuma, ci si può procurare gli ottimi vini della cantina Grotta del Sole (Via spinelli - tel 0818762566) che si trova a Quarto (Na). Tra i prodotti, tutti d’eccellenza, davvero interessanti, tra i bianchi, la Falanghina ed il Fiano, tra i rossi il Lettere ed il gustosissimo Gragnano

Per mangiare:

Dora (via Palasciano, 28/29 - tel. 081680519) a Napoli, dove si sta bene con una cucina che valorizza il mare proponendo sauté di vongole, risotto alla pescatora, mezzanelli “a modo nostro” (pasta corta condita con un sugo di scampi, gamberoni, calamari e vongole), linguine alla Dora, prima di gustare, orate e spigole, o gamberoni, astici, aragoste oltre a una interessante e insolita cassoeula di pesce.

Per dormire:

Essendo in zona, vale la pena concedersi una sosta nella non lontana Ischia, all’Hotel Umberto a Mare (via Soccorso, 2 - tel. 081997171) che oltre ad avere un ristorante di valore, con terrazza con panorama mozzafiato, dispone di 11 camere tra Superior e Standard ed è posizionato su un piccolo sperone di roccia che si allunga sul mare, al cui apice sorge la famosa Chiesetta della Madonna del Soccorso, meta tra l’altro nel maggio del 2002 del Santo Padre Giovanni Paolo II in un memorabile incontro con i giovani.