Amministrative, vince la sinistra che conquista anche Genova
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Piccolo test elettorale vinto dalla sinistra: nelle ultime elezioni comunali, concluse ieri, il centrosinistra prevale già al primo turno a Genova e nelle città dell'Emilia Romagna. In altre città ci sarà il ballottaggio.

Il test è davvero poco significativo, poiché riguarda un campione ridottissimo di elettori. Tuttavia, i segnali che arrivano dalle urne di Genova, Ravenna, Matera e Taranto, i quattro capoluoghi di provincia chiamati al voto, sono univoci: l’effetto Meloni non c’è stato perché il centrosinistra prevale già al primo turno nel capoluogo ligure e nella città dell’Emilia Romagna ed appare in vantaggio nelle altre due città della Basilicata e della Puglia, dove con ogni probabilità prevarrà nei ballottaggi dell’8 e 9 giugno.
Sicuramente il test più rilevante era quello di Genova, visto che, nel novembre scorso, la Regione Liguria, chiamata alle urne in anticipo a causa dello scandalo Toti, era rimasta al centrodestra grazie alla vittoria dell’ex sindaco di Genova, Marco Bucci. Ma quest’ultimo forse non immaginava che dopo di lui la città sarebbe andata alla sinistra. A Genova la candidata del fronte progressista Silvia Salis ha superato il 50% dei voti già al primo turno, prevalendo su Pietro Piciocchi, sindaco facente funzioni sostenuto dal centrodestra. La vicepresidente vicaria del Coni ed ex martellista guiderà una giunta di centrosinistra unita. Quindi il cosiddetto “campo largo” lì ha funzionato appieno.
A Ravenna il centrosinistra ha stravinto al primo turno, sfruttando anche le divisioni nel campo avversario. Peraltro si parla della città del presidente della Regione Emilia Romagna Michele De Pascale, il che ha certamente agevolato la corsa del segretario provinciale del Partito democratico Alessandro Barattoni, che ha superato il 60% dei voti. Il centrodestra si è presentato con due candidati distinti: Nicola Grandi, sostenuto da Fratelli d'Italia e Forza Italia, e Alvaro Ancisi, supportato dalla Lega. Le divisioni tra leghisti e alleati non hanno certamente giovato, ma il copione è sembrato già scritto fin dall’inizio.
Più incerto l’esito a Taranto e Matera, anche se il centrosinistra sembra avere tutte le carte in regola per assicurarsi entrambe le sfide. La guida della città pugliese era contesa da ben 6 candidati sindaci. Gli equilibri sono frammentati visto che centrosinistra e centrodestra si sono presentati divisi ai blocchi di partenza. Tuttavia il candidato del Partito democratico Piero Bitetti si è attestato su una percentuale vicina al 40 per cento e, nel ballottaggio dell’8 e 9 giugno con ogni probabilità potrà raccogliere anche i voti andati al primo turno ai candidati del Movimento 5 Stelle e di alcune liste civiche. A Taranto, come a Ravenna, la Lega ha scelto la corsa solitaria, non sostenendo il candidato di Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Sarà ballottaggio anche a Matera, tra Roberto Cifarelli, alla guida di una coalizione riformista, e il candidato sindaco del centrodestra Antonio Nicoletti, che insegue. Determinanti saranno i voti dei candidati esclusi, che tuttavia appaiono riconducibili soprattutto all’area di centrosinistra. Significativo il crollo della partecipazione al voto da parte dei materani: si sono recati alle urne il 65,2 per cento degli aventi diritto rispetto al 70,83 per cento di cinque anni fa, quando peraltro eravamo in pieno Covid. Il dato è in linea con quello della Regione Basilicata: negli otto comuni al voto l'affluenza è stata del 62,96 per cento.
Domenica 25 e lunedì 26 maggio 2025 si è votato in 126 Comuni, di cui 117 di Regioni a statuto ordinario e in 9 Comuni, tutti commissariati, della Sicilia (che è a statuto speciale). Al voto sono andati in tutto 31 Comuni con popolazione superiore ai 15mila abitanti, tra cui Assisi, Lamezia Terme e Rende. I ballottaggi sono in programma domenica 8 e lunedì 9 giugno, ovvero i giorni del referendum sul lavoro e sulla cittadinanza.
Prevedibili le reazioni entusiaste da parte degli esponenti del centrosinistra, che parlano di successo schiacciante, dimenticando che si tratta solo di un mini-test elettorale. Di certo, però, il segnale che arriva da Genova deve far riflettere il centrodestra, così come non vanno sottovalutati gli scricchiolii che si avvertono nell’alleanza tra il Carroccio e gli altri partiti del centrodestra, tanto al nord quanto al sud. Sui territori, dove il carisma della Meloni non incide più di tanto, i risultati per la coalizione di governo sono decisamente peggiori, vista anche la qualità non eccelsa di gran parte della classe dirigente del centrodestra, soprattutto al sud. Una riflessione va dunque fatta sul ricambio generazionale e sulla selezione del ceto politico: per consolidare il consenso occorre saper gestire il potere e amministrare con lungimiranza i territori, altrimenti gli elettori guardano altrove.