Cronaca di fine Anno della Fede
Dopo l’Omelia, il Papa - nessuno dei suoi predecessori finora l’aveva fatto – ha tenuto tra le sue mani le reliquie di Pietro, durante un momento intenso di preghiera, condiviso nel silenzio assoluto di tutti i partecipanti.
Davanti alle reliquie che la Chiesa considera appartenenti al Primo degli Apostoli - ritrovate durante gli scavi archeologici ordinati da Papa Pio XII alla fine degli anni ’40, nell’area dove l’imperatore Nerone aveva fatto costruire il suo circo per perseguitare i primi cristiani e dichiarate autentiche da Papa Paolo VI - Papa Francesco ha celebrato ieri, insieme alla Festa di Cristo Re, la conclusione dell’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI.
La pioggia, che nei giorni scorsi aveva intensamente colpito Roma, si è placata ed ha consentito ad almeno duecentomila persone di riempire interamente la piazza e tutta Via della Conciliazione. Quo vadis, domine, chiese Pietro a Gesù, che gli apparve dove la via Appia incrocia l’Ardeatina, mentre l’Apostolo pensava di lasciare Roma per evitare la persecuzione e Gesù gli rispose: «Vado in città a farmi crocifiggere un’altra volta» e su una pietra dell’Appia lasciò le sue impronte. Così Pietro, sceglierà di farsi crocifiggere, sull’esempio del suo Maestro, tornando a Roma, dove, per opera dello Spirito Santo, il Verbo si diffuse e scelse il territorio del mondo che duemila anni fa costituiva il centro dell’Europa di allora. Il Verbo evangelizzò il mondo pagano, cuore dell’Impero Romano e si fece di nuovo martire attraverso i suoi testimoni, che riuscirono, con la sola forza della fede, a porre le premesse per convertire un impero. Un messaggio e una testimonianza di estrema attualità per l’Europa di oggi, che mostra di rinnegare, con le sue scelte relativiste, le sue radici giudaico-cristiane e il suo ancoraggio ai principi dell’ordine naturale, scritti nell’anima di ogni essere umano, come diceva Benedetto XVI.
È stato questo il senso della celebrazione di ieri: la Croce di Cristo al centro del Cristianesimo, come ha sottolineato la pagina del Vangelo di Luca, dedicata al Buon Ladrone, che si pente e riconosce in quella Croce la possibilità della sua salvezza e la promessa da parte di Gesù di accompagnarlo nel Paradiso.
Dopo l’Omelia, il Papa - nessuno dei suoi predecessori finora l’aveva fatto – ha tenuto tra le sue mani le reliquie di Pietro, durante un momento intenso di preghiera, condiviso nel silenzio assoluto di tutti i partecipanti. Le preghiere dei fedeli sono state lette in cinese, portoghese e filippino, anche a testimonianza della sofferenza che vivono le Filippine, a causa della formidabile alluvione che ha colpito quel paese: cosa mai accaduta per motivi di questo genere a San Pietro, durante la Messa è stata promossa una raccolta di offerte a conforto di quel popolo, che sarà estesa in tutte le Chiese domenica 3 dicembre, prima domenica di Avvento.
Prima della locuzione finale e dell’Angelus, Papa Francesco ha consegnato a 36 rappresentanti di tutte le nazioni, l’esortazione apostolica di Benedetto XVI, “Evangelii gaudium”. Il Coro della Cappella Sistina ha accompagnato tutti i momenti della celebrazione liturgica, insieme all’Orchestra Sinfonica dell’Amministrazione Provinciale di Bari, diretta dal Maestro Walter Marzilli, che nella prima parte ha eseguito, con gli arrangiamenti di Vincenzo Anselmi, l’ouverture n.3 "Egmont " di Ludwig van Beethoven e l’ ouverture "La grotta di Fingal", da "Le Ebridi", di Felix Mendelssohn; l’inno dell'anno della fede Credo-Domine, di Ivo Meini, l’Ave Verum Corpus, di Wolfgang Amadeus Mozart e Panis Angelicus, di Cesar Franck, con la voce del soprano Lydia Tamburrino.