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GIORNALISMO

Crolla il mito della Bbc, una lezione da capire

Lo scandalo creatosi in Gran Bretagna per l'intervista estorta a lady Diana oltre 25 anni fa dimostra anzitutto che quanto a deontologia professionale ogni mondo è paese. E anche che è tempo per ripensare il concetto stesso di servizio pubblico radiotelevisivo.

Editoriali 25_05_2021
Un fermo immagine della famosa intervista della Bbc a Lady Diana

È bastata un’intervista estorta con l’inganno 26 anni fa per disintegrare il mito della Bbc. La tv inglese da giorni è nella bufera e c’è chi sospetta che tutto questo polverone sia stato sollevato da ambienti vicini all’attuale premier Boris Johnson per rivedere la linea editoriale della tv inglese e controllarla in modo invasivo. Intanto la polizia potrebbe avviare addirittura un’indagine sul caso.

La domanda delle domande è se il giornalista Martin Bashir, che agì con malizia per assicurarsi la celebre intervista del 1995 con Lady Diana, si mosse con la copertura della tv o in autonomia e all’insaputa dei vertici Bbc. Il Rapporto realizzato dall’ex Custode della Cancelleria d’Inghilterra ed ex giudice della Corte Suprema britannica Lord Dyson, al termine dell’inchiesta commissionata dalla stessa Bbc su quanto avvenne oltre 25 anni fa, addossa le colpe sul broadcaster, che «non rispettò gli alti standard di integrità e trasparenza che sono i suoi marchi di fabbrica». L’emittente pubblica britannica, nel commentare l’esito dell’inchiesta si è detta “molto dispiaciuta”, sottolineando come il Rapporto di Lord Dyson abbia messo in luce “chiare mancanze”.

La Bbc ha annunciato un riesame delle proprie “politiche editoriali” e della propria “governance”. In una nota ufficiale, i membri del consiglio di amministrazione dell’emittente pubblica britannica affermano di “accettare in pieno” le conclusioni del rapporto di Dyson, nel quale si accusa il giornalista Martin Bashir di avere ottenuto con l’inganno la celebre e controversa intervista alla principessa del Galles, con la copertura dei vertici dell’epoca della Bbc. Peraltro Bashir ha lasciato la Bbc pochi giorni prima della pubblicazione del Rapporto e in un’intervista al Sunday Times Bashir ha sostenuto di non avere “mai voluto fare del male“ a Diana con la sua intervista e ha sostanzialmente negato di avere ingannato la principessa del Galles.

«Sebbene il rapporto stabilisca che Diana fosse disponibile all’idea di un’intervista con la Bbc, è chiaro che il processo con il quale ci si assicurò l’intervista non rispettò ciò che il pubblico ha il diritto di aspettarsi», ha dichiarato il direttore generale della Bbc, Tim Davie. «Anche se la Bbc non può far tornare indietro l’orologio di un quarto di secolo, possiamo però scusarci in maniera piena e senza condizioni. La Bbc offre le sue scuse oggi», ha aggiunto Davie.

Ma perché di quell’intervista si parla ancora oggi, a distanza di oltre un quarto di secolo? Semplice. In quel colloquio la principessa del Galles attaccò in maniera diretta il marito Carlo, l’allora amante Camilla Parker-Bowles e la monarchia tutta, parlando di “matrimonio affollato”. Fu un colloquio libero e franco oppure, come insinuò Charles Spencer, fratello di Diana, il giornalista Bashir mentì e falsificò dei documenti per conquistarsi la fiducia dell’intervistata?

Nel frattempo, in questa telenovela nella quale si intrecciano trame famigliari e interessi nazionali, i principi William e Harry si sono scagliati contro la Bbc e l'inganno con cui l'emittente britannica ottenne quella intervista con la loro madre Diana. Secondo il principe William, quell'intervista peggiorò il rapporto tra i suoi genitori. Il duca di Cambridge si è detto molto rattristato e ha chiesto che quell'intervista, seguita da 23 milioni di telespettatori solo nel Regno Unito, non vada mai più in onda. In una dichiarazione separata, il principe Harry denuncia "l'effetto a catena di una cultura dello sfruttamento e pratiche non etiche" che alla fine hanno tolto la vita a sua madre. Harry, già più volte critico con i media, ha aggiunto di essere profondamente preoccupato dal fatto che pratiche come queste "siano ancora diffuse oggi".

Dunque, è verosimile che con quella che da molti è stata definita “l’intervista del secolo” la Bbc abbia violato standard etici e professionali. In Italia si direbbe che è stata violata la deontologia giornalistica, che il giornalista ha usato mezzi fraudolenti per estorcere con l’inganno quanto non sarebbe mai riuscito a procurarsi con mezzi leciti e dunque nella trasparenza della funzione informativa.

Ora la Bbc assicura che correrà ai ripari affinchè l’increscioso episodio non abbia più a ripetersi. Ma evidentemente tutto il mondo è paese. Pur dovendo riconoscere al modello Bbc una più matura affidabilità sul piano dell’interazione con gli utenti, rimane la propensione del potere politico, anche in Inghilterra, a ingerirsi nelle vicende della tv pubblica. Con inevitabili ripercussioni sui principi di obiettività e neutralità. I tempi sono dunque maturi per ripensare il concetto stesso di servizio pubblico radiotelevisivo.