Croci, adorazione e comunione contro il virus della pigrizia eucaristica
Alcuni piccoli accorgimenti per far fronte allo stop all'Eucarestia: dall'esposizione di croci alle Ceneri in famiglia. E poi Comunione senza Messa, turni di adorazione e preghiere contro epidemie e calamità. Non facciamo che l'allarme Coronavirus ci restituisca comunità pigre e ipocrite.
L’epidemia non è ancora scoppiata, ma il panico sì. Uno dopo l’altro i gabinetti vanno disponendo misure restrittive, chiudono gli spazi pubblici e impediscono eventi di popolo. Tra i più celeri e obbedienti spiccano i Vescovi, che vanno facilitando l’attuazione immediata degli ordinamenti. In alcune Diocesi i fedeli, raggiunti a metà giornata dall’interdizione delle cerimonie, sono rimasti senza la Messa domenicale. Altrove invece hanno più semplicemente disertato le Messe fin dal mattino, con o senza ordinamento.
La situazione ha del surreale e certo mette tutti noi dinanzi a un fenomeno mai sperimentato prima sulla propria pelle. L’angoscia sale anche fra molti credenti. Ma nel pomeriggio di domenica, mentre si diramavano le indicazioni governative, non mancavano scene di cristiani chiusi fuori dalle proprie chiese, mentre i bar pullulavano ancora di clienti. Forse qualche consiglio e qualche strategia possono tornare d’aiuto.
Alcune sono già state indicate su queste pagine negli interventi di Padre Barile. Personalmente, dopo aver sentito vari amici e aver ricevuto parecchi suggerimenti, voglio indicare le seguenti vie percorribili.
- Pubbliche manifestazioni, laddove il morbo e le relative disposizioni ministeriali di isolamento non siano ancora arrivati. Questo è l’elemento fondamentale e più urgente. È un attimo riscontrare il primo ammalato e veder chiuse le chiese. Nelle regioni non ancora colpite, ci si muova con urgenza e soda pietà, si preghi per il proprio paese e per l’Italia. Fate, voi che potete, ciò che al Nord ormai è proibito, con grande scoramento dei veri cristiani.
- Uso di rituali Novus Ordo e Vetus Ordo. In entrambe le forme del rito romano si trovano preghiere: contro epidemie, peste, in tempo di mortalità, per qualunque necessità, per la remissione dei peccati. Il Vetus Ordo al solito è più diretto e materiale nelle richieste, il Novus tende a essere più poetico e spirituale. Barile, nell’articolo su citato, aveva già dato le giuste indicazioni. Si attuino.
- Comunione fuori dalla Messa. Laddove le chiese non sono chiuse, si favorisca l’accesso dei singoli per ricevere la Comunione Eucaristica fuori dalla Messa. Una fila di comunicanti alla spicciolata non farà peggio dei clienti in un bar (lo scrivo, pensando alle città in cui i bar possono ancora esercitare dalle 6.00 alle 18.00). Non voglio credere che i sacerdoti si opporranno a ciò in nome di ideologie conciliari: la Comunione fuori dalla Messa non va preferita alla Messa, certo, ma in mancanza di Messa va proprio perseguita!
- Per la Comunione in bocca si consideri: che in certi casi è più facile comunicare senza toccare la bocca che senza toccare le mani e che facilmente un fedele infetto avrà già portato le proprie mani a contatto con la propria saliva; che usando particole più grosse (es. metà ostia magna) il rischio di contatto con la saliva diminuisce fino allo zero; lo stesso si dica per la Comunione sulla lingua in ginocchio; che adoperare amuchina e acqua può scampare ogni pericolo ed estinguere ogni timore (quest’ultimo consiglio viene da don Alfredo Morselli).
In ogni caso serve attenzione enorme: se la paura della malattia arriverà a schiacciare e infangare il nobile uso della comunione sulla lingua, avremo dato pessima testimonianza al mondo e chiaro segnale a Dio riguardo a qual è il vero tesoro che ci sta a cuore; facciamo in modo che sia in primis la Divinità di Cristo e non la nostra povera salute. Non lasciamo che la paura, la mancanza di fede escatologica, il perbenismo borghese e il rinunciatarismo modernista prevalgano.
- si organizzino turni di adorazione del Santissimo Sacramento: se è vietato raggrupparsi per la preghiera, si trovino fedeli e consacrati che a turno adorino in nome della comunità. L’estensione della preghiera personale supplisca alla concentrazione di quella comunitaria.
- i parroci espongano croci; le Reliquie e le immagini del Patrono siano esposte come nei giorni delle solennità e festività proprie; si portino la Madonna o il santo Patrono in processione; dove vigono le restrizioni i sacerdoti avanzino da soli per le strade portando le statue, quali autentici rappresentanti della cristianità loro affidata.
- ugualmente i parroci e i sacerdoti portino il Santissimo per le vie e benedicano i fedeli e tutti gli uomini “amati da Dio”.
- si benedicano medagliette e si distribuiscano nel modo più opportuno. Non sono amuleti, ma segni di una supplica e invocazione costante, segnali inconfondibili del fatto di confidare prima in Dio e poi negli uomini, nulla togliendo al lavoro eccelso che politici e medici stanno svolgendo tra molte preoccupazioni.
- se è sconsigliato raggrupparsi, si promuovano preghiere congiunte usando i moderni media, la guida del santo Rosario attraverso dirette sui social, la trasmissione della s. Messa via internet, si alimenti così un senso di comunità viva e unita .
- si invochi lo Spirito Santo su chi è chiamato a prendere decisioni drammatiche, perché non manchi loro il dono di prudenze e fortezza.
- in occasione delle Ceneri si provveda a distribuire le ceneri con annesse preghiere in modo che ogni capofamiglia possa imporle ai propri cari, su delega del parroco.
È importante che ci sia un dispiego di creatività e di energie nella direzione su indicata: per tributare a Dio la giusta lode e rivolgergli le necessarie richieste in questo momento di crisi; per fare verità con sé stessi davanti al nostro Creatore e Redentore e decidere se e quanto ci fidiamo di Lui; per stimolare il popolo di Dio a una conversione in un frangente delicato.
Infatti gli esiti di una tale confusione mediatica, sociale e sanitaria potrebbero essere nefasti e ingenerare crisi di fede e crollo nei costumi religiosi. Se l’allarme continuerà a svilupparsi agli stessi ritmi di queste prime giornate, e se i fedeli vi reagiranno con scarso senso religioso, sarà difficile che si possa tornare a una vita ecclesiale normale. Si avvertirebbe, al termine dell’epidemia, l’imbarazzo di una Comunità scopertasi pigra, fragile e ipocrita.
Al contrario bisogna rispondere con più iniziative, più passione, attingendo alla nostra tradizione, mettendo da parte la tiepidità e le ideologie da sagrestia, tornando alla fede soda, usando coraggio e prudenza insieme.
Nella fede, la moltiplicazione di preghiere di affidamento esplicito all’intercessione divina gioverà certamente a una più pronta guarigione dal morbo. Ma ancor più sicuramente rinvigorirà la vita interiore e la fede stessa dei cristiani. Ogni volta in cui Dio permette simili disgrazie, lo fa perché intravede la possibilità di un bene maggiore. In questa epoca di incredulità, quanto bene ci farebbe ritornare al cuore del nostro Credo, alla concretezza del nostro affidarci a Dio. Una forte risposta di preghiera dinanzi al Coronavirus gioverebbe immensamente a tal fine.