Croazia, maggioranza al centro-destra ma governo difficile
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Le elezioni del 17 aprile confermano l'HDZ partito di maggioranza relativa ma in calo di seggi e con l'impossibilità di allearsi agli altri due partiti di destra. Unica certezza, la sconfitta del presidente socialista Milanović. Cresce l'estrema sinistra.
Le elezioni per il Parlamento croato che si sono svolte mercoledì 17 aprile hanno consegnato un quadro politico assai complesso. Non sarà infatti più possibile replicare la risicatissima maggioranza parlamentare di un solo voto (inclusi gli otto voti dei deputati delle minoranze etniche) con la quale il partito di maggioranza relativa, l’HDZ (centro-destra) del primo ministro Andrej Plenković, ha governato nella legislatura precedente. Sebbene abbia tutto sommato retto al durissimo attacco portatogli dal più forte partito di opposizione - l’SDP che con la sua coalizione di sinistra ha guadagnato solamente un deputato (da 41 a 42) rispetto al 2020 -, perdendo cinque deputati rispetto a quattro anni fa (da 66 a 61), l’HDZ avrà molte più difficoltà a formare un nuovo governo.
Tra le forze emergenti, a destra hanno ottenuto un ottimo successo il Movimento per la Patria (Domovinski Pokret – DP) e Most, con rispettivamente quattordici (due in meno rispetto al 2020, quando però erano alleati con i Sovranisti, che in questa tornata elettorale erano presenti nelle liste di Most) e undici deputati (tre in più), mentre a sinistra ha guadagnato tre deputati Možemo (versione croata dello spagnolo Podemos)
Va anche segnalata l’ennesima – per la precisione, la dodicesima – elezione di Furio Radin quale deputato della minoranza italiana, questa volta per pochissimi voti (971 contro 936 di Corrado Dussich), nonché la rielezione dei due deputati che più di tutti in questi anni hanno combattuto contro la narrazione pandemica di regime, vale a dire Marin Miletić di Most e Mislav Kolakušić, indipendente nelle liste di DP.
La Croazia si è quindi confermata un Paese fortemente conservatore - nei trentatré anni dall’indipendenza, l’SDP e la sua coalizione di sinistra hanno vinto le elezioni per il Parlamento solamente due volte, e solo in situazioni eccezionali: nel 2000 dopo la morte del primo Presidente croato Franjo Tudjman, e nel 2011 dopo l’arresto del primo ministro dell’HDZ, Ivo Sanader, per gravi fatti di corruzione.
Sebbene le tre principali forze di centro-destra, l’HDZ, il DP e Most abbiano una comoda maggioranza anche senza i voti delle minoranze etniche, è improbabile che esse si accordino per formare un governo di coalizione. Infatti, senza contare le fortissime divergenze esistenti un po’ su tutte le principali questioni politiche ed economiche, già due volte negli ultimi anni l’HDZ ha fatto cadere un governo di coalizione con Most, ed è difficile pensare che quest’ultima formazione faccia un terzo tentativo con il partito di maggioranza relativa.
Quasi tutti i membri di DP sono transfughi dell’HDZ che contestano lo scivolamento su posizioni centriste, laiciste e filo-europee del partito fondato nel 1989 da Franjo Tudjman, e quindi, le richieste di DP per un governo di coalizione sono difficilmente accettabili da parte del partito di maggioranza relativa: DP, infatti, esige che dalla maggioranza parlamentare esca l’SDSS (il partito della minoranza serba), che venga fatta tabula rasa delle rappresentanze parlamentari delle minoranze etniche, e che venga attuata una politica estera ed economica meno asservita ai diktat di Bruxelles. La presenza di DP al governo, quindi, farebbe perdere al governo gli otto voti delle minoranze etniche, e andrebbe contro tutti i principi che hanno guidato l’azione governativa di Plenković di questi ultimi anni.
Un modo più immediato per l’HDZ di raccogliere i voti che servono per formare un governo è quello di mantenere i voti delle minoranze etniche, ottenere con promesse ad hoc quelli dei piccoli partiti locali rappresentati in Parlamento con uno o due deputati, e facendo “accordi di compravendita” con singoli deputati di DP – cosa che del resto è già avvenuta all’inizio della legislatura precedente. Un tale modo di agire è comunque più difficile da attuare rispetto a quattro anni fa, proprio a causa dei cinque deputati in meno eletti nelle liste dell’HDZ.
Il principale sconfitto di queste elezioni è in ogni caso il Presidente della Repubblica Zoran Milanović, ex leader dell’SDP ed ex primo ministro. Dopo quattro anni di durissima coabitazione con il premier Plenković, macchiata da frequenti polemiche spesso caratterizzate da un linguaggio da osteria (soprattutto da parte del Presidente), con un coup de théâtre senza precedenti, a pochi giorni dalla presentazione delle liste di questa tornata elettorale il Presidente ha annunciato la sua candidatura nella prima circoscrizione elettorale di Zagabria (la stessa di Plenković) per la coalizione di sinistra guidata dall’SDP, nonché il suo ruolo di candidato premier di tale coalizione. La candidatura al Parlamento è stata successivamente dichiarata inammissibile dalla Corte Costituzionale, ma come leader in pectore dell’opposizione, Milanović non è riuscito a dare un valore aggiunto al patrimonio di voti della sinistra. Secondo alcuni analisti, con la sua candidatura egli avrebbe, al contrario, favorito il ritorno all’HDZ di una parte dell’elettorato di destra insoddisfatto del partito di maggioranza relativa che altrimenti avrebbe votato per DP o Most.
L’HDZ ha ormai da decenni esaurito il proprio compito storico di anima dell’indipendenza croata, ed è aggrappata al potere grazie a una fittissima rete di malaffare, clientelismo e corruzione con la quale occupa tutti i gangli vitali dello Stato a livello nazionale e locale. Tuttavia, i 24 deputati eletti nelle liste di Most e DP fanno sperare che ormai sia nata e si stia rafforzando in modo definitivo una forza di destra – al momento ancora divisa al proprio interno anche a causa della mancanza di una personalità carismatica che li tenga insieme – capace di prendere il posto dell’HDZ quando la storia decreterà la fine di questo partito, come del resto è avvenuto in Italia con la Democrazia Cristiana.
La mancanza di una forte compagine politica di destra alternativa all’HDZ, infatti, potrebbe consegnare il Paese per decenni alla sinistra in certi aspetti ancora nostalgica del comunismo titino, con conseguenze apocalittiche per la Croazia e per tutti Balcani occidentali. L’ascesa, lenta ma costante, di Možemo, la versione croata di Podemos, che dopo avere conquistato nel 2021 la città di Zagabria ora ha accresciuto la propria presenza su tutto il territorio nazionale, è un segnale preoccupante che non va ignorato.
Croazia, successo dei conservatori di Plenkovic
La Croazia ha votato per eleggere i 151 membri del Parlamento. I conservatori di Hdz si sono confermati primo partito con 66 eletti, seguiti dai socialisti, con 41 deputati. Per il governo si potrebbe formare una coalizione tra Hdz e il nuovo partito Homeland Movement, che ha avuto 16 eletti. Anche il Paese balcanico conferma che a est vanno meglio i partiti favorevoli a politiche pro famiglia.
Croazia, la destra divisa fa felice i socialisti
Come previsto, il voto di domenica ha premiato l'ex primo ministro socialdemocratico Zoran Milanović e la presidente uscente, Kolinda Grabar-Kitarović, candidata dell'HDZ di centro destra, che ha superato di poco l'altro candidato di centrodestra, Miroslav Škoro, grande novità di queste elezioni.