Croazia, l'affido esteso alle coppie gay. Lo decide la Corte Costituzionale
La Corte costituzionale croata, alla fine di gennaio, ha emesso una sentenza che obbliga i tribunali a dare in affido a tutti i richiedenti che rispettino le previsioni legislative. Tra questi soggetti di diritto sono state comprese le coppie dello stesso sesso. E' la Corte che si mette a fare leggi, anche sulla pelle dei bambini.
Venerdì 7 febbraio la Corte costituzionale croata ha pubblicato una delle motivazioni della sentenza emessa alla fine di gennaio che obbliga i tribunali e le autorità competenti a dare in affido a tutti i richiedenti che rispettino le previsioni legislative. Tra questi soggetti di diritto sono state comprese, per favorire le pari opportunità, le coppie dello stesso sesso.
Questo vale per le coppie che "vivono in un rapporto di vita formale e informale”. Spiegando la sua decisione, il presidente della Corte costituzionale Miroslav Separovic ha dichiarato che la Corte ha riscontrato che l'attuale legge sull'affido "produce effetti discriminatori generali" sulle coppie dello stesso sesso. Nel 2018, il Parlamento croato ha approvato una nuova legge sull'affido, entrata in vigore nel 2019 ed aveva esplicitamente escluso le coppie dello stesso sesso come possibili genitori affidatari. Nel corso del 2019, con una decisione del Tribunale ordinario, si era confermato che la legge sull’affido che esclude le coppie dello stesso sesso aveva uno scopo legittimo, quello di proteggere "gli interessi e il benessere delle persone socialmente svantaggiate" e non era incompatibile con la costituzione. Il contrario invece è stato stabilito dalla Corte Costituzionale, per la quale “lo stato di famiglia del potenziale genitore adottivo non è decisivo, quanto piuttosto la volontà e la capacità del genitore affidatario e della persona che vive con lui/lei di fornire al beneficiario [il figlio affidato] ... tutto ciò che è nel suo interesse”. La sentenza della Corte Costituzionale croata segna una svolta, sia per il favore verso le coppie/famiglie gay, sia per l’approdo verso un ‘creazionismo giuridico’ sinora estraneo al Paese.
Le reazioni, a seguito della decisione della Corte non si sono fatte attendere. Sin dai giorni successivi, le organizzazioni pro LGBTI “We Can!” e "Famiglie Arcobaleno” hanno dichiarato la propria piena soddisfazione per il riconoscimento dei diritti di affidamento alle coppie gay, mentre “In The Name of the Family” (In nome della Famiglia) e “Vigilare”, due organizzazioni che da anni si battono per il matrimonio e la famiglia naturale, oltreché per la difesa dei diritti dei genitori nella scelta educativa, hanno dichiarato che la decisione rappresentava un grave danno sia per i bambini sia per la dignità stessa della magistratura.
Željka Markić, in un durissimo comunicato a nome delle organizzazioni pro famiglia della Croazia ha dichiarato: «La Corte costituzionale, in quanto organo politicizzato dall'Unione democratica croata (partito di centro destra al Governo) e del Partito socialdemocratico della Croazia (partito di opposizione che ha recentemente eletto il Presidente della repubblica), ha superato la propria autorità e ha preso una decisione dannosa sia per i bambini senza genitori che per la stessa democrazia in Croazia. In effetti, la Corte costituzionale aveva dapprima confermato che il “Foster Care Act” (Legge sull’affido del 2019) era effettivamente conforme alla Costituzione, ovvero che non era discriminatorio e che il rifiuto di concedere lo status di genitori affidatari alle coppie gay era conforme con la legge. E poi, contraddicendo la propria valutazione, la Corte ha emesso, con questa sentenza, un ordine a tutti i tribunali e all’intera amministrazione perché si interpreti la legge in modo contrario alla sua precedente decisione e alla stessa formulazione legislativa. Le leggi in Croazia sono approvate dai parlamentari, che sono eletti dagli elettori croati. La Corte costituzionale non ha né il mandato del popolo né la legittimità democratica di ordinare ai tribunali e all'amministrazione di interpretare la legge in modo difforme alla propria formulazione. La decisione di questa Corte costituzionale è dannosa per il gruppo più vulnerabile della società croata, i bambini senza genitori, il cui miglior interesse, come suggeriscono numerosi studi e analisi, non è dato dalle coppie gay che chiedono l'affido e l’adozione».
La decisione, dice ancora nel duro comunicato Željka Markić, «è anche molto pericolosa per la democrazia, perché la Corte costituzionale - invece di abrogare la legge sull’affido (se lo considera incostituzionale) e restituirla al Parlamento croato perché nuovamente legiferi, ha semplicemente assunto il ruolo di legislatore». La Markic e le organizzazioni famigliari non si daranno, fortunatamente per vinte, e valuteranno tutte misure opportune per bloccare ogni revisione, diretta o indiretta, della previsione costituzionale introdotta dal referendum da loro stessi organizzato e vinto sulla definizione del matrimonio (uomo, donna, figli) lo scorso 1 dicembre 2013.
La ripresa della discussione sui diritti della coppie LGBTI è comunque ripresa nel paese, tra i partiti di opposizione, i Socialisti croati, dopo l’elezione del Presidente della repubblica hanno promosso nuove legislazioni per la liberalizzazione della marijuana e dell’aborto, il ‘civici-liberisti’ di Glas in questi giorni hanno invece presentato modifiche legislative alla Legge sull’Affido, includendo le previsioni dettate dalla Corte ma, così facendo, dimostrando che la legge si deve modificare e, per converso, la Corte avrebbe dovuto dichiararla incostituzionale e non ordinare nuove ‘interessate’ interpretazioni.
Anche nell’attuale partito conservatore di maggioranza (HDZ) le acque non sono per nulla tranquille, una larga fetta del partito ha chiesto in questi giorni pubblicamente di rivedere ed eventualmente ritirare il proprio appoggio alla Convenzione di Istanbul entrata in vigore a fine 2018, si chiede di combattere la violenza domestica ma non di riconoscere l’ideologia di gender presente nel testo. A seguito della sconfitta alle elezioni Presidenziali dello scorso 5 gennaio, i tradizionali conservatori croati sono in grande difficoltà perché, dopo aver cercato in tutti i modi di osteggiare le organizzazioni della società civile di ispirazione cristiana del paese, ora sanno di avere un concorrente politico forte nello stesso schieramento di centro destra. Non solo il tradizionali bi-polarismo Soc-Cons sembra finito, ma è molto probabile che il nuovo partito di Miroslav Škoro, che ha ottenuto il 24.45% al primo turno delle Presidenziali e si è presentato affermando pubblicamente le proprie convinzioni pro vita e pro famiglia (“l’aborto è un omicidio e va punito come tale”), possa attrarre il voto cattolico e cristiano del paese in vita delle elezioni politiche generali che si svolgeranno mentre dicembre 2020. La creatività giuridica della Corte Costituzionale croata a favore dei gay, potrebbe invece provocare la nascita e la vittoria di una coalizione formata dalle tantissime associazioni civili cristiane e Miroslav Škoro, una nuova formazione politica chiaramente per la vita e per la famiglia, dove le ambiguità saranno bandite.