Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
SCENARI

Crisi globale, risposte nazionali

Stagnazione e rischi di recessione sono le ragioni della crisi. Calo demografico e crescita della spesa pubblica tra le principali cause.

Attualità 08_08_2011
crisi economica

Diceva Mark Twain che agosto è un mese particolarmente delicato per le Borse valori. Gli altri sono gennaio, febbraio, marzo e così via fino a dicembre. E in effetti i mercati finanziari sono uno strumento sicuramente delicato, ma ugualmente uno strumento indispensabile, anche se hanno un grande difetto alla base: cercano in tutti i modi di diventare autonomi, di rompere il filo che li lega alla realtà economica. Invece la ricchezza finanziaria è tale solo perché espressione di una ricchezza reale fatta di lavoro, macchinari, infrastrutture, capacità di produrre beni e servizi.

La crisi che in questi primi giorni di agosto ha sconvolto i mercati finanziari mondiali è un ulteriore esempio della difficoltà di collegamento tra la finanza e l’economia, ma mentre nel 2009 era stata l’ingegneria finanziaria e la finanza creativa ad avviare le difficoltà, ora nel 2011 la ragioni di questa crisi globale stanno tutte nell’economia reale con i mercati finanziari che amplificano gli squilibri e le incertezze.


Il dato di fondo è essenzialmente la stagnazione e i rischi di recessione in cui si trovano, con la sola eccezione della Germania, le grandi economie occidentali. Si è così sostanzialmente fermato il meccanismo che aveva permesso negli ultimi cinquant’anni di far crescere le economie grazie ad un apporto decisivo di una spesa pubblica finanziata con il debito. La crescita è stata il fattore che aveva permesso di rendere sostenibili debiti sempre più alti, che aveva consentito la crescita delle entrate fiscali, che aveva compensato gli errori e le superficialità della politica.

Ora il meccanismo della crescita si è inceppato. Soprattutto in Italia. Per una serie di ragioni strutturali, congiunturali e politiche.


Tra la ragioni strutturali vi è al primo posto il calo demografico. Per due motivi. Il primo quantitativo: se una popolazione non cresce non possono aumentare oltre un certo limite i consumi. Il secondo, e più importante, qualitativo: non avere figli vuol dire non investire sul futuro, non avere fiducia, guardare al breve termine. Peraltro la scarsa crescita economica è nello stesso tempo causa ed effetto del calo demografico: perché rende più difficile trovare un lavoro ai giovani e permettere quindi loro di costituire una famiglia.


Tra i motivi congiunturali vi è la crescente concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro e la perdita di competitività dell’industria italiana per un insieme di fattori che vanno dall’alto costo dell’energia agli altrettanto alti oneri fiscali e previdenziali.


Le ragioni politiche stanno soprattutto nella crescita di una spesa pubblica che ha tolto risorse alle famiglie e al settore privato, che ha fatto crescere il debito, che non è stata in grado di offrire come contropartita un adeguato livello di servizi.


L’Italia soffre all’interno di una crisi globale, ma ci aggiunge del suo con le resistenze al cambiamento, con il rinvio delle decisioni, con l’incapacità di intervenire sui meccanismi che moltiplicano la spesa. E così si tagliano le agevolazioni fiscali, nel momento in cui si tratterebbe invece di ridurre il peso del fisco per rendere più competitive le imprese e permettere maggiori consumi e investimenti privati, mentre non fanno passi in avanti le proposte per ridurre i centri da cui derivano le decisioni sulla spesa pubblica: come la riduzione del numero dei parlamentari, l’abolizione delle province, la soppressione degli enti inutili, la privatizzazione di molti servizi ora svolti dallo Stato.


E’ vero che la crisi è globale, ma le risposte non possono che essere nazionali. E rispetto agli altri paesi l’Italia dovrebbe dare una risposta ancora più forte e coerente. Come può essere affidabile una manovra, come l’ultima approvata, in cui si dispone “con urgenza” che l’adeguamento dell’età pensionabile delle donne inizi, e peraltro molto gradualmente, solo nel 2020? Ora il Governo ha promesso che anticiperà molte tra le misure previste. Data la situazione di crisi non perderebbe certo consenso se riuscisse anche a varare significativi tagli di spesa.