Crepaldi: “La Chiesa non confonde mai la salute con la salvezza”
Durante il periodo della pandemia e poi nella fase della vaccinazione di massa, pochi sono stati i vescovi italiani che sono intervenuti “da vescovi”, ossia ponendosi al di sopra delle linee politiche espresse dal governo. Intervenire “da vescovo” vuol dire farlo alla luce della fede, quindi non con uno sguardo “amministrativo” perché i vescovi no sono funzionari governativi, e alla luce della ragione, perché il compito della Chiesa è anche proteggere la legge morale naturale e il corretto uso della ragione che ad essa conduce. Un recente intervento di Mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, rientra in questa gradevole novità. Esso, dal titolo “Ripartire con coraggio e con fede”, è stato pronunciato il 18 settembre scorso all’OP Meeting dei Domenicani di Bologna, ma è stato diffuso, anche in traduzione spagnola e inglese, nei giorni scorsi [vedi QUI https://www.vanthuanobservatory.org/ripartire-con-coraggio-e-fede-op-meeting-bologna-mons-giampaolo-crepaldi/].
Con un linguaggio sobrio e lucido, il vescovo fa capire molte cose, ora tra le righe e ora affermandole esplicitamente, che meritano di essere considerate. Le sue indicazioni per la ripresa riguardano la coscienza, la ragione e la fede, e già aver affrontato in modo così serio – e “da vescovo” – l’argomento e non con i soliti slogan, rende le sue parole meritevoli di attenzione.
A proposito della coscienza, con una venatura di sarcastico realismo, Crepaldi ha detto che molte “decisioni sono state dettate dall’imitazione, dall’obbligo indiretto, dalla fretta, sulla parola di uno o dell’altro esperto, affidandosi ad una o all’altra delle narrazioni in campo, dentro un mare di informazioni confuse e contraddittorie in cui spesso la coscienza è naufragata … Le coscienze sono state fin troppo bombardate da molti slogan, e sono state spinte a valutare in fretta per abbreviare i tempi, che invece, proprio per questo, si sono allungati”. A nessuno può sfuggire il forte significato critico di queste parole. Crepaldi, del resto, non ha avuto timore nemmeno a parlare della Chiesa: “Devo aggiungere, a questo proposito, che anche la Chiesa cattolica avrebbe forse potuto fare di più per fornire gli strumenti per un ragionamento personale, secondo verità e libertà, capace di esaminare con ordine i diversi livelli della posta in gioco”.
A proposito della ragione, il vescovo ha osservato che “la ragione scientifica non è stata utilizzata per quello che è, ossia nei suoi successi e nei suoi limiti. In certi casi la scienza è stata esaltata, andando ben oltre la saggia umiltà di molti scienziati ben consapevoli del suo carattere ipotetico ... In altri casi è stata svilita e accusata di complicità col potere politico, il quale del resto – occorre riconoscerlo – l’ha utilizzata altrettanto spesso per i propri scopi, nascondendosi dietro l’espressione “lo dice la scienza”. Ma cosa dica veramente la scienza è rimasto nel complesso piuttosto oscuro. Nonostante questo, essa ha influito molto sulle decisioni personali e il giudizio scientifico per molte persone è diventato immediatamente giudizio etico”. È veramente difficile negare che proprio questo sia avvenuto. Per la ripresa, il vescovo invita “la ragione in quanto tale ad avere la meglio sulla paura, che è sempre una cattiva consigliera e facile strumento di controllo, sulla fiducia improvvisata e non motivata, sulla fretta, o sulla necessità”. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
Infine egli ha parlato della fede. Troviamo qui un messaggio veramente forte, anche se detto, come sempre avviene negli insegnamenti di Mons.Crepaldi, con grande calma: “La fede vede tutto nell’ottica della perdizione e della salvezza, valuta anche le disgrazie nella luce della provvidenza divina, propone la fede in Dio onnipotente che, normalmente opera tramite le cause seconde ma può intervenire – nonostante le perplessità a questo proposito di tanta teologia contemporanea – anche rompendo, nel miracolo, la successione della causalità naturale, legge gli eventi della storia tramite una teologia della storia e invita sempre gli uomini alla conversione e al pentimento. La Chiesa non confonde mai la salute, nel senso sanitario del termine, con la salvezza”.
Come si vede, c’è ancora qualche vescovo che parla “da vescovo”.