«Covid, gestione pessima: fermatevi, crescono nevrotici e paranoici»
Ossessionati dalla pulizia e dal contatto, nevrotici a disagio senza la mascherina, paranoici che negano ogni dubbio. E, dall'altra parte, fobici con sindromi persecutorie. La pessima gestione del Covid, in quasi due anni, sta lasciando ferite nella salute mentale. L'allarme dello psichiatra Segatori: «Casi in aumento, fermatevi. La campagna vaccinale sta provocando o sudditanza con senso di colpa o ribellione con senso di persecuzione». Che fare? «Tenete vivo il dubbio, ha una potenza salvifica. Le contraddizioni irrazionali del green pass hanno uno scopo, come sapeva bene chi lavorava nei campi di concentramento: piegare la volontà».
Ossessivi, nevrotici e paranoici: è questa l’impietosa fotografia degli italiani dopo un anno e mezzo di pandemia. Tra no vax e si vax, iper vax e free vax, negazionisti e pandemisti, no mask e viva mask, chiusuristi e aperturisti, sono pochi ad essere risparmiati. È una tendenza, un moto del comportamento che però è mutato in ognuno di noi e che va dal disagio controllato razionalmente alla vera e propria patologia, la quale si riflette, nella sua acme, nell’aumento di casi in cura dagli psichiatri. Uno di questi è Adriano Segatori.
Segatori è uno psichiatra anti basagliano e docente universitario. Il suo libro Oltre l’utopia basagliana è stato un piccolo caso editoriale nel 2010 quando si celebrava l’anniversario dello psichiatra triestino. Segatori ha reso pubblica su Twitter la sua volontà di non vaccinarsi e l’ha motivata con ragioni cliniche e sociali. E in questa intervista alla Bussola spiega che l’italiano sta cambiando e sta peggiorando il suo rapporto con la sua salute mentale.
Professor Segatori, come vede la psiche degli italiani?
La gestione pessima del covid, le restrizioni, gli allarmi a senso unico e le misure discriminatorie in questi quasi due anni, stanno provocando conseguenze. Vedo l’aumento di nevrosi gravi che riguardano gli aspetti fobico ossessivi da parte di tutti quelli che ormai hanno paura di qualsiasi contatto o avvicinamento.
Ad esempio?
L’eccessiva ossessione per la pulizia delle superfici che si toccano ad esempio, che travalica la normalità. E la paura di toccare anche solo con la mano l’altro o il sentirsi a disagio se si è senza mascherina o si incontra una persona senza mascherina è una nevrosi. Ci sono elementi che mi fanno sospettare una patologia ossessiva incipiente. Poi ci sono i comportamenti relazionali deteriorati.
In che modo?
Questo lo percepisco a livello di atmosfera che ci circonda. Il rischio è che la gente non sia in grado di confrontarsi con la realtà. Basta un elemento che metta in dubbio una qualunque affermazione legata alla gestione della pandemia e la risposta è: “non è vero”, “non voglio sentire queste cose”.
Che cosa significa?
La negazione della realtà, o meglio la negazione del dubbio su una data realtà è il classico meccanismo di tipo paranoico.
Che cosa caratterizza un paranoico?
Per il paranoico il problema non riguarda mai lui, riguarda gli altri. È succube di due tendenze: la negazione del dubbio e l’angoscia personale che ha il sopravvento sulla razionalità.
Per negazione del dubbio che cosa intende?
In questi mesi tramite un sistema informativo mediatico unificato e dogmatico siamo stati investiti da fortissime emozioni e la nostra parte emotiva è stata sollecitata appositamente per ampliare la negazione del dubbio. Prenda il filosofo Agamben.
Preso.
È rimasto vittima di una vera e propria persecuzione intellettuale per aver ragionato su dati Istat o dell’Istituto Superiore di Sanità. L’informazione unificata e martellante non ci fa ragionare su certi fatti che ci scivolano via: ci siamo dimenticati ad esempio che i verbali del Cts sono stati secretati per tempo per evitare problemi di ordine pubblico? È un’ammissione di Conte.
Che cosa intende dire?
Che queste cose sono sospette, ma la negazione del dubbio ci blocca. Ma il processo non è finito.
Cioè?
Leggo che il Viminale ha dato ordine agli agenti di polizia di procedere alle vaccinazioni, ma di non esprimere dubbi sul vaccino. Il dubbio sta diventando reato.
Che cosa provoca nella psiche di una persona il fatto che il dubbio diventi reato o quanto meno illecito?
Dipende dalla personalità di ognuno, non ci sono meccanismi di azione uguali per tutti. C’è chi reagisce con rabbia e chi invece si chiede: “Ma se la maggioranza si comporta così, allora avrà delle ragioni”. E così si entra nella spirale del senso di colpa: “Forse ho torto io”.
Dove sta l’errore?
Che se non posso dubitare, mi convinco di essere nel torto non perché sto riconoscendo di sbagliare, ma perché vengo indotto con la forza.
E questo a che cosa porta?
Anche qui, a due strade: o ti senti sbagliato e sei succube o ti senti perseguitato e allora ti ribelli. Da questo binario non esci fuori. Fermo restando la variante ricattatoria.
Cioè?
Mia moglie è cardiologa, ha subito il vaccino sotto una forma fortissima di ricatto.
Tra i cosiddetti paranoici però ci sarebbero dunque anche i cosiddetti non allineati?
Sì, è un rischio elevato.
Non è che stiamo diventando tutti matti?
Sa che cosa ci salva?
Cosa?
Il dubbio. Il dubbio ha una potenza salvifica. Prenda il caso delle ferrovie. Se devo fare 30 chilometri tra due regioni con il Frecciarossa devo fare il pass, se devo percorrere 80 km nella stessa regione, no. Come diceva Lubrano: la domanda sorge spontanea.
Quale?
Che questa misura non ha alcun senso.
Non ha senso, ma sembra che lo capiscano in pochi.
Una delle tecniche utilizzate nei campi di concentramento sono gli obblighi paradossali: costringo il detenuto a fare 20 km, scavare una buca, poi percorrere pochi metri, scavare un’altra buca e coprire la prima buca con la seconda.
Non ha alcun senso, non serve a niente…
Infatti, non serve a niente, se non a piegare la volontà. È una tecnica di sottomissione straordinaria
E lei dove trova altre assurdità per piegare la volontà?
Basta andare in un bar: la differenza la fa se ordiniamo al bancone o al tavolino. Anche questa è una tecnica di sottomissione della volontà.