Covid e allarmismi battuti. Il basket croato come l’Inter
5 giugno, il KK Zadar conquista il titolo di campione croato di pallacanestro dopo grandi assembramenti di tifosi senza mascherine. Il ministro della salute Beroš, infuriato, prevede un aumento dei contagi a Zara, che però non si verifica. Ricordate gli allarmismi per la festa dell’Inter? Stesso copione. E anche i messaggi sui vaccini sono contraddittori.
Sabato 5 giugno è stata una giornata storica per lo sport di Zara. Dopo tredici anni di digiuno, infatti, la locale squadra di pallacanestro, il KK Zadar, ha nuovamente conquistato il titolo di campione croato battendo nettamente in gara-5 della finale playoff il KK Split di Spalato per 81-53.
Vi è tuttavia un altro motivo per cui questo evento può essere considerato storico, e cioè la presenza, per la prima volta da un anno e mezzo a questa parte, di circa quattromila spettatori, più o meno alla metà della capienza della Dvorana Krešimir Ćosić, sebbene le misure di contenimento della diffusione del Coronavirus prevedessero la partita a porte chiuse e senza spettatori.
Le avvisaglie di ciò che sarebbe successo la sera del 5 giugno si erano già manifestate nei giorni precedenti. L’enorme interesse del pubblico, non solo a Zara ma anche a Spalato, aveva spinto la società zaratina a chiedere il permesso al Comando nazionale per la lotta al Coronavirus di poter aprire l’impianto almeno a un numero limitato di spettatori - un centinaio di spettatori avevano assistito, anche in questo caso senza autorizzazione, alle due gare disputate a Spalato - ricevendo tuttavia un netto rifiuto. La frenetica attesa della gara ha prodotto grandissimi assembramenti davanti al Palazzo dello Sport e alla fine la società zaratina ha deciso unilateralmente di lasciare entrare i tifosi della propria squadra dopo che vi erano già entrati, anch’essi senza autorizzazione, i tifosi della squadra spalatina, giunti a Zara con alcuni autobus. La Polizia non è intervenuta, e neppure la terna arbitrale e gli ufficiali di gara hanno ritenuto di dovere sospendere la partita, che si è giocata regolarmente con la vittoria finale della squadra di casa.
Come del resto era accaduto in Italia dopo i festeggiamenti dei tifosi dell’Inter a seguito della vittoria dello scudetto, questo evento ha provocato durissime polemiche. Particolarmente forti sono state le parole del ministro della salute, Vili Beroš, secondo il quale i fatti di Zara sono stati «un grande schiaffo a tutti i nostri sforzi per ridurre il numero di persone infette da Covid-19». Tra una o due settimane, ha proseguito il ministro, «il conto di questa avventatezza giungerà sotto forma di un maggior numero di contagiati in quest’area molto importante per il turismo croato».
Vale la pena sottolineare le circostanze nelle quali si è svolta questa partita. Si è trattato di un assembramento per almeno tre ore di alcune migliaia di persone in un locale chiuso, non vi è stato alcun distanziamento (anche se la Dvorana Krešimir Ćosić era piena solo per metà, gli spettatori erano comunque assembrati in alcune aree delle tribune), e dalle fotografie dell’evento si nota l’assenza totale di mascherine. Aggiungiamo che la campagna vaccinale in Croazia sta andando molto a rilento, a tutto il 1° giugno solamente il 38% della popolazione adulta della Repubblica di Croazia ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e si dubita che si riesca a superare la soglia del 50%. Quindi, secondo i tradizionali parametri sanitari, le premesse per una “bomba epidemiologica” c’erano tutte.
Alla prova dei fatti questi timori si sono rivelati, come nel caso di Milano, come inutili allarmismi. Se osserviamo infatti i dati delle settimane successive alla partita, si nota come non vi sia stato alcun aumento di contagiati da Covid-19. Il 16 giugno nell’intera Regione di Zara si sono registrati 25 casi di contagio, di cui 18 nella sola città di Zara, dati notevolmente inferiori rispetto a quelli dei mesi precedenti: ad esempio il 23 aprile si erano registrati 149 casi, di cui 92 nel capoluogo. I dati relativi al periodo che ha seguito la partita sono molto simili a quelli della tarda primavera quando i dati erano già in netto miglioramento - ad esempio il 3 maggio vi erano stati 23 casi nella Regione, di cui 14 a Zara città -, motivo per cui si può concludere che a dispetto degli allarmismi, la partita di basket tra KK Zadar e KK Split non ha influito minimamente sui dati dei contagiati.
Questi sono i fatti che riportiamo, e non essendo esperti nel settore, non ci azzardiamo a darne una spiegazione, che lasciamo volentieri ai professionisti che come il ministro croato Beroš all’indomani della partita di Zara, con comprovato equilibrio, competenza, professionalità, scrupolosità, rispetto del prossimo e azzeccando tutte le loro previsioni, da quasi un anno e mezzo accompagnano quotidianamente la nostra esistenza. Non possiamo tuttavia nascondere l’impressione che le misure draconiane imposte alla popolazione, e che hanno provocato danni umani ed economici irreparabili, siano state contradditorie tra di loro e crudelmente sproporzionate alla situazione esistente.
Non si spiega ad esempio per quale motivo alla vita quotidiana dei cittadini italiani sia stato imposto di portare la mascherina anche all’aperto, mentre in Croazia una disposizione di questo genere non c’è mai stata, né vi è mai stato un vero e proprio rigido lockdown a motivo del quale la popolazione fosse obbligata a rimanere chiusa in casa. Neppure si spiegano le contraddittorie restrizioni imposte alle celebrazioni della Santa Messa: in Croazia non vi sono state Messe con la presenza di fedeli quando c’era qualche decina di contagiati, mentre le chiese sono rimaste aperte quando ce n’erano migliaia. E non si comprende per quale motivo, nonostante quanto (non) è accaduto a Zara, si debba continuare ad andare in chiesa con la mascherina e a essere obbligati a ricevere la Comunione sulle mani.
La partita di Zara non ha avuto conseguenze per i contagi, ma le ha avute sulla fiducia della popolazione nelle autorità sanitarie e nei governanti. Ci si sente presi in giro, e lo scarsissimo interesse degli adulti croati per la vaccinazione lo sta a dimostrare. Il ministro della salute Beroš ha imposto alla società di basket KK Zadar, quale riparazione al ‘peccato’ commesso la sera della partita, di adoperarsi affinché un numero simile di persone si presentassero alla Dvorana Krešimir Ćosić per vaccinarsi. Il ministro in persona, che è medico, è giunto a Zara per vaccinare giocatori, dirigenti e tifosi del KK Zadar, tuttavia tra i tifosi si sono presentate non più di una cinquantina di persone. Un vero e proprio schiaffo al ministro che tuttavia non lo ridurrà a più miti consigli; al contrario, per l’autunno già sono in vista pesanti restrizioni per chi non sarà vaccinato.