Covid, apice della crisi, non vediamo il Volto di Dio nell'altro
Il livello di vuoto raggiunto nella nostra società e nella vita dei nostri giovani, può essere colmato soltanto sul piano spirituale. Con la storia del Covid-19 poi, siamo di fronte ad una vera e propria limitazione dei diritti primari che sarebbe stata impensabile in un tessuto sociale sano spiritualmente ed eticamente. Ognuno accenda la lampada della fede e cominci a cercare non solo il volto della persona, ma il volto di Dio nella persona.
Covid, migranti, clima, finanza, scienza, povertà globale, domina l’autodelirio di chi si sostituisce a Dio pensando di togliere tutte le problematiche umane dimentichi che Gesù aveva già detto: “I poveri li avrete sempre con voi” (Mc 14,3-9)
Possibile che nessuno parli, anche timidamente, di una solida risposta spirituale al tempo che stiamo vivendo? Possibile che nessuno rivolga, in modo netto, l’invito a vivere un’esperienza personale con Gesù che, solo, come è da lunghi secoli, sa offrire anche nella malattia grave, la cura completa per la totalità della persona: spirito, anima, corpo?
Eppure, il livello di vuoto raggiunto nella nostra società e nella vita dei nostri giovani, può essere colmato soltanto sul piano spirituale.
Dal punto di vista sociologico siamo, oggi, tutti anestetizzati: assorbiamo tutte le nuove tendenze ideologiche e sociali che ci vengono proposte e giustificate come il più impensabile “benessere”: la depersonalizzazione della persona, l’abbondanza di tutto ciò che può superfluamente servire alla persona che, associata al lusso, ha tolto la capacità, anche ai nostri giovani di sognare, la mancanza di sfide e risposte solide che fortificherebbero la loro volontà insegnando loro costanza e coraggio – elementi essenziali per toglierli dalla loro pigrizia. Tutto questo ha fatto sì che, l’inutile divenisse necessario.
Inoltre, la relativizzazione e la secolarizzazione sociale, hanno spogliato la nostra anima, la nostra comunità, la nostra esistenza del significato morale e spirituale che dava, come il letto di un fiume, la direzione alla vita in modo da contenere, il più possibile, i vari straripamenti che nel suo corso potrebbe rischiare!
Praticamente, queste carenze o straripamenti, ci sono ovunque, anche nella stessa Chiesa che, con cadenze mensili, per non dire settimanali, offre non certo una testimonianza di coerenza in molti aspetti… così anche nella scuola, anche nella società e nella famiglia: marito e moglie con estrema facilità si allontanano l’uno dall’altro; padre e madre si allontanano dai propri figli, i figli si allontanano dai propri genitori. Ora ci mancava pure il Covid-19 che estende la lista dei divieti in modo notevole.
E così azzeriamo relazioni pedagogicamente importanti nei contatti interpersonali già oggi difficili, non solo per i nostri bambini, ma pure per gli adulti e gli anziani. Diciamocelo chiaro: il telefono ti può mettere in comunicazione ma non crea quel calore e quel colore e quella profondità di relazione che solo la presenza fisica esprime.
Per come stanno andando le cose, possiamo dire che le nostre case sono simili a prigioni? Incredibile: i contatti in famiglia vengono regolati dallo stato. In prigione ci sono meno restrizioni. Siamo alle comiche sociali.
Tutti gli sforzi fatti nel corso dei decenni rischiano di essere azzerati. Azzerato anche lo sforzo, dal punto di vista pedagogico-scolastico, fatto fino ad oggi per i nostri ragazzi ad integrarsi nel tessuto sociale. Tutto azzerato.
Chiaro che non abbisogniamo né di titoli accademici, né di fama scientifica per capire lo sfascio di oggi. Cosa sta accadendo alla nostra Italia, alla nostra Chiesa, alla nostra società, ai nostri giovani, alle nostre famiglie?
Quante persone si suicidano, quante persone alcolizzate, quante abusano di sostanze illegali, quanti abusi sessuali sui minori subiti in famiglia, quante famiglie distrutte dalla violenza, quanti infanticidi, quante persone depresse che hanno perso l’equilibrio psichico-relazionale.
Eppure, tutto questo è oggi invisibile, non percepito. Sembrerebbe che, l’unico rimedio nel tempo a questo stile di vita, sia affogarsi nell’alcool, nel sesso, oppure, per molti, rifugiarsi in uno stato di alterazione mentale con gli psicofarmaci, per anestetizzare il dolore e la fatica.
Ma nessuno vede, nessuno sente? Con la storia del Covid-19 siamo di fronte ad una vera e propria limitazione dei diritti primari che sarebbe stata impensabile in un tessuto sociale sano spiritualmente ed eticamente.
Oggi, anche se ti consideri una persona razionale e ragionevole, con l’andazzo attuale, cominci seriamente a chiederti quale futuro ci sia per i tuoi figli e per la tua famiglia, quale angoscia, quale ombra che, come cappa oscura, può minare il tuo cammino e quello della tua famiglia.
Che dire poi dell’informazione? I giornali, in generale, sono sempre strapieni di titoli pungenti che instillano ansia, paura e rabbia in chi legge. E della comunicazione politica? Stendiamo un velo pietoso.
Mi chiedo e domando a voi: abbiamo forse dimenticato qualcosa? Non voglio tediarvi sprecando tempo prezioso facendo “scavi archeologici” nel passato remoto, ma, certamente è scomparsa la cinghia di trasmissione che in passato trasmetteva, di generazione in generazione, lealtà, chiarezza, incisività, moralità creando nel bambino prima, nel ragazzo poi e infine nell’adulto una coscienza critica valoriale che permetteva di comprendere i doveri, quindi il rispetto, l’aiuto interpersonale, una solidarietà affettiva di tutto l’alveo famigliare, oltre che i diritti, sia nella struttura familiare che in seno alla stessa comunità.
Certamente i bambini crescevano meno viziati ma anche più rispettati all’interno della loro stessa famiglia e con la consapevolezza che la famiglia era come una fascina di rami che, proprio perché uniti, impediva loro di spezzarsi. E così anche gli anziani erano più ascoltati e considerati, ritenuti delle guide.
Abbiamo forse dimenticato qualcosa? Sì. Come Diogene, ognuno accenda la lampada della fede e cominci a cercare non solo il volto della persona, ma il volto di Dio nella persona.
E il covid-19? Tranquilli, è rotolata la pietra tombale del Sepolcro. Perciò non temiamo!
*Fondatrice della Comunità Shalom