Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
La storia

Cotignac, l'apparizione più famosa di san Giuseppe

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7 giugno 1660, Cotignac, sud della Francia: san Giuseppe appare a un giovane pastore assetato e gli fa scoprire una sorgente dalle proprietà miracolose. Un’apparizione, riconosciuta dalla Chiesa, che non smette di dare i suoi frutti.

Ecclesia 07_06_2024
Statua di san Giuseppe con Gesù Bambino (foto dal sito del Santuario di Cotignac)

In occasione dell’anniversario – che cade oggi, 7 giugno – dell’apparizione di san Giuseppe a Cotignac, pubblichiamo di seguito un testo tratto dal libro San Giuseppe, maestro per ogni stato di vita (clicca qui per ordinarlo), a firma di Ermes Dovico ed edito dalla Nuova Bussola.

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Siamo in un piccolo comune nel sud della Francia (regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra). È il 7 giugno 1660 e un giovane pastore, di nome Gaspard Ricard, pascola le sue pecore sul monte Bessillon. È circa l’una di pomeriggio e il caldo è intenso. Esausto per la sete, Gaspard si sdraia a terra. All’improvviso vede apparire un uomo dall’aspetto imponente e venerabile, che gli indica un grande masso lì vicino e gli dice: «Io sono Giuseppe, solleva questa roccia e berrai».

Gaspard, alla vista di quel masso, esita (più tardi, la sera di quel 7 giugno, otto uomini insieme riusciranno a spostarlo con notevole difficoltà). Ma Giuseppe gli ripete il comando. Stavolta il pastore obbedisce, solleva la roccia con estrema facilità e vede scorrere abbondante acqua dolce. Beve con gusto a quell’inaspettata sorgente, ma quando rialza il capo si accorge di essere rimasto solo.

Verso le tre di pomeriggio Gaspard si reca alla piazza principale di Cotignac e racconta quanto gli è accaduto. La notizia dell’apparizione di san Giuseppe si diffonde rapidamente e i pellegrini scoprono che quella sorgente sul Bessillon ha proprietà fuori dall’ordinario: non pochi ne tornano guariti da febbri, malattie agli occhi e altre infermità; soprattutto, non si contano le grazie spirituali, di guarigione e fortificazione interiore.

Con le donazioni dei devoti si deciderà di costruire una cappella. Due mesi dopo l’apparizione, il 9 agosto, venne benedetta la posa della prima pietra. I lavori furono completati nell’ottobre del 1660. Ma già l’anno seguente, vista l’insufficienza della chiesa per l’afflusso di fedeli, fu avviata una costruzione più grande. Si tratta del santuario consacrato nel 1663 – tuttora esistente e meta di pellegrinaggi – che sorge accanto al luogo della fonte miracolosa, dove è inciso nella lingua locale [vedi foto accanto, di Marina Cristea] un significativo passo del profeta Isaia: Haurietis aquas in gaudio de fontibus Salvatoris, «Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza» (Is 12, 3).

L’apparizione avvenne mentre imperversava in Francia il giansenismo, che con la sua durezza e la sua errata idea della Misericordia divina allontanava le persone dai sacramenti, in primis Confessione ed Eucaristia, criticando pure il culto dei santi e della stessa Vergine Maria.

Al riguardo va ricordato che a Cotignac si è manifestata nello spazio di meno di un secolo e mezzo l’intera Sacra Famiglia. Nel 1519, dunque agli albori della crisi religiosa avviata da Lutero, il piccolo comune francese era stato infatti teatro di due apparizioni – avvenute il 10 e 11 agosto (a circa tre chilometri di distanza dal luogo dove poi sarebbe apparso da solo san Giuseppe) – della Madonna con Gesù Bambino in braccio. La Madre di Dio aveva chiesto al veggente, il boscaiolo Jean de la Baume (talvolta indicato come “de la Saque” o “de la Mire”, per via del fatto che all’epoca i cognomi erano raramente fissati), di riferire al clero e ai consoli di Cotignac di adoperarsi per la costruzione di una cappella sotto il titolo di Nostra Signora delle Grazie e di andarvi «in processione, per ricevere i doni che voglio diffondervi». E tempo dopo quella chiesa, presto edificata in obbedienza al comando celeste (la prima pietra fu posta il 14 settembre, giorno dell’Esaltazione della Santa Croce, del 1519), era stata affidata alle cure degli Oratoriani.

Si tratta della stessa famiglia religiosa a cui nel secolo successivo, a seguito dei fatti legati alla sorgente sul Bessillon, il vescovo di allora, l’italiano Giuseppe Zongo Ondedei, in una lettera datata 31 gennaio 1661, affidò la cura del luogo e della cappella in onore di san Giuseppe. «Noi, volendo seguire (…) le vie che la Divina Provvidenza ci ha tracciato e per non separare le cose che ha voluto unire, abbiamo creduto che non ci fosse niente di meglio di affidare l’amministrazione della cappella dello sposo [Giuseppe] a coloro che assolvono così bene quella della sposa [Maria]», scrisse il vescovo Ondedei. Accanto al santuario, sorse anche un piccolo monastero.

Più di un secolo dopo, la Rivoluzione francese indusse ad un abbandono di quel luogo benedetto. Il monastero cadde in rovina, mentre la cappella rimase in piedi, curata dai parroci di Cotignac e aperta due-tre volte l’anno ai fedeli, in particolare per la solennità del 19 marzo.

Il XX è stato il secolo della rinascita del culto sul Bessillon. Nella lettera pastorale dell’1 febbraio 1971, in cui ricordava l’eccezionalità della visita di san Giuseppe, monsignor Gilles-Henri-Alexis Barthe, vescovo di Fréjus-Tolone (1962-1983), scriveva: «Abbiamo indubbiamente dimenticato troppo il privilegio di questa visita del Santo Patriarca a uno dei giovani più umili del nostro Paese. [Giuseppe] si è ritirato di nuovo nel suo silenzio, ma la primavera continua a scorrere, assistendo al suo passaggio. C’è stato un tempo in cui più pellegrini venivano a pregarlo. Nelle gioie e nelle speranze, nei dolori e nelle angosce di questo tempo, quante lezioni possiamo imparare da san Giuseppe, il benefattore giusto, attento e silenzioso. Quante grazie dobbiamo chiedergli per l’umanità, per la Chiesa di cui è Patrono, per il nostro Paese, per la nostra diocesi».

Nell’Anno Santo 1975, il ritorno in Francia dei benedettini del monastero di San Benedetto di Médéa (Algeria) si è rivelato provvidenziale per Cotignac: i religiosi hanno acquisito il santuario di San Giuseppe e ricostruito il monastero (affidandosi all’architetto Fernand Pouillon), avendo cura di armonizzare i nuovi edifici con quelli del XVII secolo. Il resto è storia recente.