Così nasce il governo dei partiti sconfitti
Al governo vanno ancora una volta i grillini, che hanno vinto le elezioni politiche del 4 marzo 2018 ma hanno perso tutte le elezioni amministrative successive e le europee e, con loro, due partiti sonoramente sconfitti, Pd e Leu. Le opposizioni, soprattutto Meloni e Salvini, promettono battaglia.
Il Conte-bis è nato e oggi alle 10 ci sarà il giuramento del premier e dei ministri nelle mani del Presidente della Repubblica. Entro martedì è previsto il voto di fiducia delle Camere, che rimane davvero l’ultimo scoglio, più che altro al Senato, per la partenza effettiva del nuovo esecutivo giallo-rosso. Tutto lascia supporre che, soprattutto dopo il via libera ottenuto con il voto sulla piattaforma Rousseau, il Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, che ieri è salito al Quirinale per sciogliere la riserva e presentare la lista dei ministri, possa dormire sonni tranquilli.
Al governo vanno ancora una volta i grillini, che hanno vinto le elezioni politiche del 4 marzo 2018 ma hanno perso tutte le elezioni amministrative successive e le europee e, con loro, due partiti sonoramente sconfitti a tutte le ultime prove elettorali, vale a dire il Pd e Liberi e Uguali, che alle politiche dell’anno scorso a fatica raggiunse lo sbarramento del 4% per entrare in Parlamento, pur avendo candidato entrambi gli allora Presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso. E’ l’ennesima riprova dell’irrilevanza della volontà popolare ai fini della determinazione della politica nazionale. Ma c’è un elemento che non va sottovalutato. I gruppi parlamentari Pd e Cinque Stelle sono rispettivamente nelle mani di Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Nessuno dei due, probabilmente, ha interesse a far durare la legislatura fino alla fine. Il primo perché non ha alcun potere ora, visto che nell’esecutivo non sono entrati suoi fedelissimi. Il secondo perché rischia di legare troppo il suo destino al Pd e di consegnare il suo Movimento a chi da sempre voleva l’alleanza con i dem e ora vorrebbe togliergli la leadership proprio per fargli pagare la precedente intesa con la Lega.
La squadra del Conte-bis è composta da 10 del Movimento Cinque Stelle, 9 dem e 1 Leu. All’Economia ci sarà, in quota Pd, Roberto Gualtieri, mentre il capo politico pentastellato, Luigi Di Maio, non sarà vicepremier ma ottiene il Ministero degli Esteri. Tra i Cinque Stelle risultano confermati Sergio Costa all’Ambiente e Alfonso Bonafede alla Giustizia. Alle Infrastrutture, al posto del discusso Danilo Toninelli, grillino, siederà Paola De Micheli, fedelissima di Nicola Zingaretti. Agli Interni, al posto di Matteo Salvini, arriva Luciana Lamorgese, già Prefetto di Milano, che ha collaborato in passato con alcuni titolari del Viminale, tra cui Angelino Alfano. Unico ministro di Liberi e Uguali è Roberto Speranza, che andrà alla Salute. Torna a ricoprire l’incarico di Ministro dei Beni culturali e del Turismo il dem Dario Franceschini. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio sarà Riccardo Fraccaro (M5S). Un terzo dei ministri del nuovo Governo è donna.
Entusiasti, ovviamente, i commenti della maggioranza. «Dobbiamo rilanciare l'economia italiana in un periodo che rischia di essere difficile per lo sviluppo e la crescita in Europa. E dobbiamo farlo insieme, una nuova maggioranza non litigiosa ma plurale, unita per il bene dell'Italia», ha dichiarato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: «Ora è il tempo di cambiare l'Italia facendo leva su un programma unico, di tutti, chiaro, di svolta e una squadra nuova. Il Governo è di forte cambiamento anche generazionale e deve partire e lavorare per il bene del paese, produrre fatti e risultati».
Serene e distese le parole di Sergio Mattarella: «C'è una maggioranza parlamentare e si è formato un governo e la parola compete al Parlamento e al governo che nei prossimi giorni si presenterà alle Camere per chiedere la fiducia e presentare il programma», ha spiegato il capo dello Stato. «Per me - ha proseguito - è stato di grande interesse leggere ogni mattina i giornali stampati o on line e la sera ascoltare le cronache e le interpretazioni dei fatti. Questo confronto tra prospettive differenti e opinioni diverse è prezioso per me come per chiunque e ancora una volta sottolinea l'importanza della libera stampa».
Dure critiche arrivano, invece, dalle opposizioni. Il leader leghista ed ex vicepremier Matteo Salvini, in un post su Facebook, attacca: «Un governo nato tra Parigi e Berlino e dalla paura di mollare la poltrona, senza dignità e senza ideali, con persone sbagliate al posto sbagliato. Lavoriamo come e più di prima, non potranno scappare dal giudizio degli italiani troppo a lungo: siamo pronti, il tempo è galantuomo, alla fine vinceremo noi». Neppure Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, scommette più di tanto sulla vita dell’esecutivo: «Questo governo non avrà una vita lunghissima. È vero che la qualità della colla per rimanere attaccati alle poltrone è buona, ma siamo di fronte a due partiti e due classi dirigenti che si detestano. Stanno insieme solo con il dichiarato intento di impedire agli italiani di votare liberamente, di avere un governo stabile e omogeneo. Pensano all'infornata di nomine pubbliche che nel 2020 andranno a scadenza e a eleggere Prodi alla presidenza della Repubblica, espressione delle consorterie europee, che ha già svenduto gli interessi italiani».
Il Conte-bis nasce ufficialmente come governo della svolta e con l’intenzione di durare fino alla fine della legislatura. La Lega ha annunciato che manterrà la presidenza delle commissioni parlamentari, dalle quali dipende l’iter dei provvedimenti. Prevedibile un certo ostruzionismo da parte degli uomini del Carroccio, che non escludono, nei prossimi mesi, di pescare altri deputati e senatori tra i pentastellati più scontenti. Basterà ancora una volta la figura equilibrata di Giuseppe Conte per tenere in piedi la baracca, così come accaduto nel precedente esecutivo giallo-verde?