Così Banco Building sostiene il bisogno di casa
Il metodo dei Banchi applicato al settore edile e di arredamento. Le storie di imprenditori e aziende che donano le eccedenze di produzione per destinarle a opere di carità. Parla Silvio Pasero, fondatore di Banco Building: con piastrelle, marmi, materiale per costruzione abbiamo aiutato scuole, ospedali, conventi in mezzo mondo.
Un giorno di molti anni fa, un padre confessore mi illuminò sulla potenza sorprendente di questo sacramento: «Il peccato - mi disse - è come una pietra messa di traverso sulla tua strada, sulla quale continui ad inciampare e cadere. La confessione è l'unica cosa al mondo che permette di girare quella pietra e farla diventare un gradino su cui poggiare il piede per andare oltre».
L'incontro con Silvio Pasero, in un certo senso, mi ha fatto tornare alla memoria questo dialogo. Per la verità Silvio Pasero è tutt'altro che un prete, fa il promotore finanziario, e l'oggetto della nostra chiacchierata (per sua fortuna!) non erano i miei peccati. Però l'idea che un qualcosa di apparentemente inutile, sbagliato, storto, possa diventare un'impensabile risorsa, ecco questo è un po' il cuore dell'opera che cinque anni fa ha deciso di fondare. «Non mi scorderò mai – racconta Pasero – l’incontro con il nostro primo donatore. Era il proprietario di un’azienda appena fallita. Ero lì con lui mentre caricava camionate di piastrelle che aveva deciso di donarci e piangeva disperato. Piangeva perché insieme alla sua attività si sentiva fallito lui, come uomo. “Pasero sono distrutto, la mia vita è fallita”, mi confidava. Però poi aggiunse: “Questo gesto di donare quel che rimane della mia attività a chi è nel bisogno, mi fa pensare che forse ciò che ho fatto non è stato proprio tutto inutile”». A pochi mesi di distanza su quelle piastrelle tutte colorate, saltellavano e giocavano i bimbi della Sierra Leone, increduli di poter avere un pavimento in casa, al posto della terra battuta. Le piastrelle “fallite” erano servite a Padre Bepi Berton per costruire un villaggio per l’accoglienza delle famiglie dei ragazzi soldato, in Sierra Leone.
Pasero cos’è Banco Building?
Banco Building nasce dalla semplice idea di applicare il metodo dei Banchi che già esistono – Banco Alimentare, Banco Farmaceutico, Banco informatico etc. – a settori fino ad ora inesplorati. Principalmente il settore edile, ma anche arredamento, tessile e qualsiasi altro bene non deperibile. Abbiamo scoperto che in Italia – così come nel resto del mondo – ci sono un mare di eccedenze produttive che sono inutilizzate e pronte per essere destinate ad opere di carità. Da qui, la nostra idea di mettere in contatto due bisogni: quello dell’imprenditore e quello delle opere di carità.
In che senso bisogno? Perché un’azienda, una realtà produttiva, un imprenditore… dovrebbero aver “bisogno” di donare?
È proprio così. Per le aziende è conveniente donare. Le eccedenze produttive, le rimanenze di magazzino, la merce invenduta, diventano automaticamente un peso, un costo nel bilancio aziendale, per una serie di motivi che gli imprenditori conoscono bene. Donare questa merce è un vantaggio, perché alleggerisce l’azienda da una serie di vincoli e di spese: ci si libera gratuitamente del magazzino, si risolvono tutti i problemi relativi alla logistica, si abbattono i costi relativi allo smaltimento della merce etc. Non solo, donando alla nostra Onlus Banco Building le aziende possono usufruire di una serie di agevolazioni fiscali, per esempio possono detrarre dal reddito la donazione. Insomma è un’azione conveniente per l’azienda stessa. Però…
C’è un però?
Però, c’è prima di tutto e soprattutto un’atra convenienza. La convenienza pratica è come un cavatappi, ma c’è un bisogno in chi dona che viene prima.
Quale, Pasero?
Le racconto una delle storie più belle e commoventi che è accaduta qualche anno fa. Un signore aveva venduto una partita di pregiato marmo di Carrara ad un noto attore di New York. Il marmo, già acquistato e pagato, parte da Carrara e arriva presso l’abitazione del divo. Peccato che la moglie dell’attore, come lo vede, si rifiuta di utilizzarlo perché non le piace. Così il marmo, da New York, torna al mittente. A questo punto il fornitore decide che quel marmo deve essere donato e ci contatta, affinché noi individuassimo una realtà di bisogno a cui regalare la merce in questione. Facciamo qualche riflessione e troviamo nelle suore trappiste di Valserena le destinatarie più indicate. Sono vicine a Carrara ed evitiamo al marmo di completare il giro del mondo, pensiamo noi. Se non fosse che la madre badessa, accettando di buon grado il dono, decide di mandare il marmo in Angola, sa che lì ne hanno bisogno. Così se qualcuno tra cent’anni, si domanderà come sia saltato in mente a questi strani cattolici di costruire una Chiesa di pregiatissimo marmo, in una zona di guerriglia angolana, bhè ora voi sapete la verità. Ma torniamo al nostro donatore. Poco tempo dopo venne a trovarci sua moglie con un’inaspettata notizia: il marito era morto solamente una settimana dopo la donazione. Ci raccontò che suo marito se ne era andato contento. “Quella settimana” ci disse “era l’uomo più felice del mondo”, perché si era sentito utile al mondo. Era andato persino a fare visita alle monache trappiste per ringraziarle, tanto era felice. Attraverso quel gesto gratuito di donare, di offrire, quell’uomo aveva capito che il suo lavoro non era sprecato, non era andato perduto, ma era servito a costruire qualcosa di grande.
Per esempio? Quali opere avete aiutato a costruire in questi anni?
Premetto che noi non realizziamo nulla, siamo semplicemente un anello di congiunzione tra il profit e le opere di carità esistenti. Oltretutto, è per noi fondamentale che il donatore entri in contatto diretto con l’opera che andrà a sostenere: chi dona deve sapere a chi vanno i suoi beni e chi riceve deve fare il minimo sforzo di andarsi a prendere il materiale… altrimenti che bisogno è? Noi chiaramente organizziamo e rendiamo possibile tutto il processo. Detto questo, se lei vede cosa hanno realizzato in Etiopia con le nostre piastrelle… è uno spettacolo! Ad Adwa le Suore salesiane, guidate da suor Laura Girotto, stanno costruendo un ospedale e una scuola professionale per medici e infermieri: del materiale donato dalla Cooperativa Ceramica d’Imola, non hanno sprecato un solo centimetro! Addirittura con i pezzi di scarto hanno composto dei mosaici bellissimi!
Operate sia in Italia sia all’estero?
Non abbiamo confini. Per esempio, un nostro grande donatore è la famiglia Mussini (ceramiche Fap, Atlas Concorde e Caesar) che dall’inizio dell’anno ad oggi ci ha messo a disposizione circa un tir di piastrelle al mese. Il materiale è andato in Romania, dove il Don Orione sta costruendo un nuovo piccolo Cottolengo, oppure alla Fondazione Pianzola Olivelli di Cilavegna (Pavia) per la costruzione di una casa di accoglienza, così come in Burkina Faso, a Custodia di Terrasanta. Oppure l’azienda Mapei recentemente ci ha messo a disposizione uno stock di materiale, ordinato e non ritirato, che abbiamo interamente destinato alla ristrutturazione di tre scuole ad Haifa, in Isreale. Al di fuori dell’ambito edile c’è, per esempio l’azienda Pittarosso, che ogni tre mesi ci regala un tir di scarpe. Oppure, novità di questi giorni, abbiamo stretto un accordo con Federmobili grazie al quale recupereremo arredamento da esposizione, fuori catalogo, invenduto etc..
E se qualcuno volesse darvi una mano?
Lo stiamo aspettando! C’è un solo requisito: la serietà in “ciò” che si dona e in “a chi” si dona: non siamo svuota-cantine e collaboriamo con opere di carità garantite e controllate. Per il resto è molto semplice aiutarci: se siete, lavorate o conoscete aziende che hanno eccedenze produttive, rimanenze di magazzino, materiale invenduto da donare, o viceversa, se siete in contatto con opere di carità che hanno bisogno, contattateci: info@bancobuilding.it. Abbiamo bisogno di voi!