Cosenza, il duomo testimone di cultura e pace
La cattedrale dell'Assunta, a Cosenza, ospita in una cappella costruita per l'occasione, l'icona della Madonna del Pilerio (XII Secolo) che fu artefice di numerosi miracoli, fra cui la fine della pestilenza del 1575. È patrimonio mondiale dell'Unesco.
In seguito alla celebrazione dell’Anno Santo del 1575, Cosenza fu sconvolta da una pestilenziale epidemia dalla quale fu salvata per intervento prodigioso della Vergine Maria, implorata da un anonimo devoto inginocchiato in preghiera, in Duomo, di fronte all’icona della Madonna del Pilerio. A questo primo miracolo altri, nel corso dei secoli, ne seguirono fino a quando, per acclamazione dei Cosentini, la Madonna del Pilerio venne proclamata Patrona della città. Il numero sempre crescente dei pellegrini comportò l’erezione, all’interno della Cattedrale, di una cappella dove venne sistemata la preziosa e miracolosa tavola, datata alla fine del XII Secolo. Opera di ignoto autore, dai chiari influssi bizantini, l’immagine riproduce una dolcissima Madre che allatta il Bambino il cui doppio addome, simbolo della duplice natura terrena e divina è stretto da una fascia rossa. La veste marrone di Maria indica la sua umanità coinvolta in un rapporto privilegiato con Dio, simboleggiato dal manto azzurro. Il bianco del velo che si intravvede intorno al capo è segno di purezza, mentre le tre stelle sulla fronte e sulle spalle stanno a significare la Sua verginità.
Intitolato all’Assunta il Duomo, iniziato in forme romaniche nell’XI secolo, venne consacrato nel 1222, arricchendosi di elementi propri dell’architettura cistercense, e più volte restaurato tra il XVI e il XX Secolo. L’imponente e austera facciata, a salienti, è tripartita da tre portali in pietra arenaria, sovrastati da altrettanti rosoni di cui quello centrale, decisamente più grande, è chiuso da una vetrata che rappresenta l’Ascensione. Istoriate, con scene della Via Crucis, sono anche le bifore delle navate laterali interne, mentre semplici monofore illuminano la nave centrale, ricoperta da capriate lignee. Nelle navatella sinistra, accanto a quella del Pilerio, si apre la barocca cappella del SS. Sacramento dove sono tumulate le ossa dei membri calabresi della celebre spedizione garibaldina dei fratelli Bandiera. La zona absidale venne completamente risistemata sul finire dell’Ottocento: qui, l’altare basilicale in marmo bianco accoglie le reliquie delle SS. vergini e martiri Urbicina e Secondina. Due regali mausolei sono custoditi all’interno della chiesa. Enrico VII, figlio di Federico II, al cospetto del quale il Duomo venne consacrato, riposa in un sarcofago di epoca romana su cui è scolpito il mito di Meleagro. Il monumento sepolcrale di Isabella d’Aragona, moglie di Filippo l’Ardito di Francia, morta nel 1271, è, infine, una trifora gotica dove il Re e la Regina si inginocchiano ai lati della Vergine col Bambino.
Il Duomo di Cosenza è stato riconosciuto dall’Unesco come patrimonio testimone di cultura e di pace.