Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico

Pareri

Cosa pensava Oscar Wilde dell’omosessualità?

La bandiera del movimento gay Oscar Wilde, in carcere per sodomia, da lì scrisse: «Nella mia perversità, e per amore di essa, mutai le cose buone della mia vita in cattive, e quelle cattive in buone».

Gender Watch 09_04_2020

«Voglio arrivare al momento in cui sarò in grado di dire, con semplicità e senza affettazione, che le due grandi svolte decisive della mia vita furono quando mio padre mi mandò ad Oxford e quando la società mi mandò in prigione. […] Nella mia perversità, e per amore di essa, mutai le cose buone della mia vita in cattive, e quelle cattive in buone. […]. Ricordo, mentre ero seduto sul banco degli imputati, in occasione del mio ultimo processo, di aver ascoltato la spaventosa denuncia che Lockwood [il pubblico ministero] fece di me – quasi un passo di Tacito o un brano di Dante, una delle accuse di Savonarola contro i Papi di Roma – e di essermi sentito disgustato per l’orrore di ciò che avevo sentito. All’improvviso mi venne in mente: sarebbe bellissimo se fossi io a dire tutte queste cose di me».  

Chi scrive è Oscar Wilde, incarcerato per sodomia nel 1897. Questi, dalle carceri inglese di Sua Maestà, redasse una lunga lettera che prese il nome di De Profundis e che inviò al suo giovane amante Boise. In questo amarissimo sfogo l’autore irlandese fa ammenda della sua condotta e con profonda e lucida coscienza critica ammette che la ricerca di ogni piacere lo ha portato alla più nera dissoluzione, sovvertendo ogni ordine morale naturale.

Citiamo l’esperienza di Wilde, letterato che è una delle bandiere del movimento gay, non per suggerire sanzioni penali per le condotte omosessuali, bensì per mettere in evidenza come lo stesso poeta e romanziere abbia percepito sulla sua pelle e con bruciante nitore questa realtà: l’omosessualità scardina fortemente quell’orientamento naturale che un sesso sperimenta per il sesso opposto.