Corea del Sud, presidente arrestato. La crisi politica resta
Il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol è stato arrestato, con un imponente spiegamento di forze dell'ordine. Per poco si è evitato uno scontro con i suoi sostenitori. Dopo il suo fallito golpe del 3 dicembre, rischia la pena di morte per insurrezione.
Un esercito di poliziotti in pieno centro a Seul. Yoon Suk Yeol, il presidente sudcoreano che, il 3 dicembre scorso, ha tentato un golpe, ieri (15 gennaio) è stato arrestato. Ci sono voluti più di mille agenti di polizia per trarlo in arresto nel compound presidenziale, un assedio, un confronto con migliaia di suoi sostenitori, il rischio di scontrarsi anche con gli agenti del Servizio Segreto, che ancora hanno il dovere di proteggerlo, anche dopo l’impeachment votato dal parlamento. Ma la vicenda si è conclusa senza spargimento di sangue, anche se la politica sudcoreana resta fortemente polarizzata.
Yoon Suk Yeol, accusando la maggioranza parlamentare di sinistra di cospirare assieme alla Corea del Nord, il 3 dicembre aveva deciso di passare all’azione. Aveva proclamato la legge marziale, con un discorso televisivo, assumendo, di fatto, il potere di un dittatore. L’esercito, schierato attorno al parlamento, tuttavia, non ha potuto impedire alla quasi totalità dei deputati (inclusi quelli del partito conservatore del presidente) di votare contro la legge marziale. Il golpe è fallito dopo meno di cinque ore. E il presidente Yoon ha subito una procedura di impeachment. Dopo aver ignorato per tre volte un mandato di comparizione, un primo tentativo di trarlo in arresto, per interrogarlo, era andato a vuoto: gli agenti inviati a prelevarlo si erano trovati di fronte a 200 agenti del servizio segreto presidenziale (finché il presidente non è ufficialmente deposto, lo devono proteggere, anche dalla stessa polizia nazionale).
Questa volta la polizia ha mandato 1100 agenti, con attrezzatura da pompieri per scalare le mura e tagliare il filo spinato. Un assedio in cui gli agenti del servizio segreto non hanno potuto fare nulla. L’unica opposizione è stata quella della folla di sostenitori del presidente, riunitisi ancora (nonostante il freddo polare della capitale sudcoreana) sotto le mura della sua casa, muniti dei loro segni distintivi: bacchette fluorescenti rosse e bandiere americane, sventolate a mo’ di simbolo anticomunista. Decine di parlamentari e funzionari del partito conservatore hanno cercato di bloccare l’ingresso. La polizia ha comunque prelevato il presidente dalla sua abitazione e lo ha scortato all’interrogatorio.
In un discorso preregistrato rilasciato dopo il suo arresto, Yoon ha definito l’indagine contro di lui e il mandato di arresto privi di fondamento giuridico. Ha detto: “Ho deciso di comparire davanti all’UIC (Ufficio per l’Investigazione sulla Corruzione, ndr), anche se si tratta di un'indagine illegale, per evitare qualsiasi spiacevole spargimento di sangue”. Gli avvocati di Yoon hanno adottato la difficile linea difensiva secondo cui il presidente avrebbe agito con un atto politico e l'UCI non ha giurisdizione su un caso come il suo, essendo un organo anti-corruzione. «Cittadini, la legge marziale non è un crimine. È l’esercizio dell’autorità presidenziale per superare una crisi nazionale», aveva scritto sui suoi profili social, prima del suo arresto.
Da un punto di vista meramente elettorale, i due tentativi di arresto del presidente Yoon hanno fatto crescere la sua popolarità. Per lui e per il suo Partito del Potere Popolare era crollata al 24% dopo il fallito golpe, ora è di nuovo al 34%, mentre cala di 12 punti il tasso di approvazione per il Partito Democratico. Vuol dire, oltre alla simpatia spontanea per un presidente assediato (che rischia la pena di morte, se condannato per insurrezione) che più coreani credono alla sua versione dei fatti. Yoon, conservatore, fortemente anticomunista, aveva accusato una quinta colonna nordcoreana di aver infiltrato la sinistra sudcoreana e di aver organizzato brogli nel voto parlamentare del 10 aprile 2024, conclusosi con la vittoria del Partito Democratico. Voci dissidenti, una serie di blogger e youtuber di destra, rilanciati dal presidente, diffondono la teoria del complotto comunista. Quanto ci sarà di vero?
La tesi del presidente vacilla, se si considera che la maggioranza del suo stesso partito, il Partito del Potere Popolare, ha votato contro la legge marziale, nelle ore cruciali del golpe, provocandone il fallimento. Non solo: lo stesso partito conservatore del presidente ha votato anche per l’impeachment, dividendosi, ma garantendo la vittoria dei Democratici. Il presidente, pur convincendo almeno un terzo dei sudcoreani, non è riuscito a persuadere i suoi stessi uomini? Comunque vada, la Corea del Nord sta traendo vantaggio dalla più grave crisi politica nel Sud da quando è democratica, cioè dagli ultimi 38 anni.
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