Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
DISARMO

Corea del Nord, fra speranza di pace e scetticismo

"Le discussioni con la Corea del Nord stanno andando molto, molto bene". Il presidente Usa è soddisfatto della distensione con Kim Jong-un. Che per dimostrare la sua buona fede, ha iniziato a smantellare un'importante base missilistica. Ma nel coro di reazioni ottimistiche, non mancano gli scettici. Anche nella stessa amministrazione Trump.

Esteri 26_07_2018
Missile nordcoreano in parata

“Non abbiamo limiti di tempo o di velocità. Le discussioni sono in corso e procedono molto, molto bene”. Lo ha detto il presidente statunitense Donald Trump riferendosi ai progressi nei dialoghi con la Corea del Nord in vista di un prossino faccia a faccia con Kim Jong-un che potrebbe tenersi in Svizzera, a Berna, Ginevra o Davos.

Secondo le indiscrezioni raccolte dall’agenzia di stampa giapponese Kyodo, l’incontro, il secondo tra i due presidenti dopo quello di Singapore il 12 giugno scorso, permetterebbe di redigere un calendario dettagliato della denuclearizzazione della Penisola coreana, della normalizzazione delle relazioni diplomatiche bilaterali e della progressiva abrogazione delle sanzioni economiche.

Intanto la Corea del Nord ha compiuto un primo passo verso lo smantellamento delle sue capacità balistiche. Immagini satellitari scattate il 20 luglio mostrano il parziale smantellamento delle strutture della Stazione per il lancio dei satelliti di Sohae (sulla costa Nordoccidentale). Si tratta di “un importante primo passo”, sottolinea Joseph S. Bermudez Jr, analista del centro studi americano “38 North”, spiegando che si ritiene che la base abbia avuto un ruolo importante nello sviluppo del programma dei missili balistici intercontinentali incluso il test del recente missile Hwasong 15. Fonti dell’intelligence sudcoreana hanno confermato di aver rilevato “che la Corea del Nord ha parzialmente smontato la torre a gru sulla piattaforma di lancio il 20 e il 22 luglio”. A Seul non si nasconde l’ottimismo per l’evolversi della situazione. Al momento sembra che i nordcoreani siano intenzionati a rispettare i patti siglati a Singapore in cui in cambio dello stop ai test nucleari e l’avvio dello smantellamento delle capacità missilistiche, Pyongyang aveva ottenuto il congelamento delle esercitazioni militari Usa-Corea del Sud e un eventuale allentamento delle sanzioni.

Il ministero della Difesa di Seul ha annunciato l'intenzione di ritirare personale ed equipaggiamenti dagli avamposti situati all''interno della cosiddetta Zona demilitarizzata, che segna il confine di fatto tra le due Coree dall'armistizio del 1953. In un breve resoconto fornito ai parlamentari sudcoreani, il ministero della Difesa ha riferito di un piano per il ritiro delle forze "su base trilaterale", con il coinvolgimento, oltre che della Corea del Nord, anche degli Stati Uniti. "Il ministero punta a ridurre il personale presso i posti di guardia, rimodulare il numero dei sistemi d'artiglieria e riprendere il libero scambio delle persone", recita il documento. Il presidente Trump si è detto “molto felice” dei progressi fatti finora: “neanche un missile è stato lanciato dalla Corea del Nord in 9 mesi e nessun test nucleare è stato effettuato: il Giappone è felice, tutta l’Asia è felice”. Tra gli ottimisti anche un alto dirigente del National Security Office (Nso) sudcoreano, Nam Gwan-pyo, per il quale “con ogni probabilità lo smantellamento della base missilistica avrà un buon effetto sulla denuclearizzazione. È un piccolo segnale, e credo che la Corea del Nord si stia muovendo passo dopo passo verso la denuclearizzazione”. Melissa Hanham, ricercatrice presso il Centro James Martin per Studi sulla non proliferazione di Monterey (California), ritiene invece che lo smantellamento in corso è “una buona cosa” ma è comunque “il minimo” di ciò che può essere fatto a Sohae. “A meno che non lo smantellino per intero, rimarrà il principale sito di lancio spaziale della Corea del Nord”.

Tra gli osservatori più cauti o addirittura scettici ve ne sono molti nell’Amministrazione Trump che, infatti, mantiene per ora intatta la pressione delle sanzioni economiche su Pyongyang. “La distruzione dell’arsenale nucleare della Corea del Nord entro un anno (come aveva ipotizzato del consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton – ndr) è tecnicamente possibile, ma improbabile” ha dichiarato la scorsa settimana il direttore dell’Intelligence nazionale statunitense, Dan Coats, durante un intervento all”Aspen Security Forum nel Colorado. “Si tratta di un processo molto più complicato di quanto la maggior parte delle persone possa pensare. Non credo dovremmo procedere dando per scontato che sia tutto destinato a funzionare”, ha detto Coats aggiungendo che “il fulcro dello sforzo di denuclearizzazione del Nord non è determinato dalla fiducia in Pyongyang, ma dall’adozione di un sistema credibile e indipendente di verifica dei progressi”.

Anche il Giappone, finora rimasto molto scettico circa la distensione con la Corea del Nord, sembra volere credere nei progressi nel disarmo strategico di Kim. Lo conferma indirettamente il dibattito circa l’acquisizione negli Usa del sistema di difesa balistica integrata Aegis Ashore, che Tokyo dovrebbe acquistare in due esemplari per garantire la difesa terrestre del territorio nazionale da attacchi con missili balistici intercontinentali e da crociera. Ritenuta una priorità fino a pochi mesi or sono, ora la commessa viene messa in discussione e lo stesso ministero della Difesa ha formulato nuove stime in merito ai costi degli Aegis Ashore, saliti a circa 400 miliardi di yen (3,6 miliardi di dollari), circa il doppio rispetto a quanto inizialmente preventivato da Tokyo. Includendo il costo per l''acquisto dei missili intercettori e altri costi accessori, la stima complessiva lievita ulteriormente a circa 600 miliardi di yen (5,4 miliardi di dollari). Al di là dei costi, il dibattito politico verte anche sull'opportunità di acquistare il nuovo sistema di difesa antimissile (che dovrebbe diventare operativo nel 2023) alla luce del processo di pace in atto nella Penisola Coreana.

D’altra parte sulla decisione di Tokyo pesano anche le pretese di Donald Trump che ha sollecitato il Giappone ad acquistare più sistemi d''arma dagli Usa per contribuire ad equilibrare la bilancia commerciale tra i due paesi.