Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
presunti retroscena

Contro Müller un falso scoop che non svela nulla di nuovo

Ascolta la versione audio dell'articolo

Alla base del pensionamento anticipato del cardinale tedesco ci sarebbe uno scandalo sui fondi dell'ex Sant'Uffizio: la "rivelazione" anonima di The Pillar non fa che riciclare fatti già noti da anni. E da cui l'ex prefetto esce pulito.

Ecclesia 14_08_2024 English
IMAGOECONOMICA - ALESSIA MASTROPIETRO

Da settimane sta facendo discutere un articolo pubblicato dal sito statunitense The Pillar secondo cui il mancato rinnovo del mandato del cardinale Gerhard Ludwig Müller alla guida dell'ex Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2017 sarebbe stato causato da un'indagine finanziaria.

Nella ricostruzione (non firmata) si fa cenno a «fonti vicine al Dicastero per la Dottrina della Fede, alla Segreteria per l'Economia e all'Ufficio del Revisore Generale del Vaticano [le quali] hanno dichiarato in modo indipendente a The Pillar che l'allontanamento di Müller dall'incarico è avvenuto dopo problemi finanziari al Dicastero, che hanno portato ad un'indagine e il Papa ha ordinato al cardinale di restituire centinaia di migliaia di euro». Addirittura, secondo la fonte di The Pillar, «decine di migliaia di euro di fondi dicasteriali erano tenuti in contanti nei cassetti degli uffici e utilizzati come fondi discrezionali (...); quel denaro destinato al conto bancario del Dicastero è stato invece depositato sul conto personale di Müller». Spiegando che nel 2015 la Segreteria per l'Economia (Spe) guidata all'epoca dal cardinale George Pell condusse un'indagine finanziaria, procedendo a ispezioni a campione in Curia, la fonte di The Pillar ha riferito che «nell'ufficio [della Congregazione per la Dottrina della Fede] abbiamo contato migliaia, migliaia di euro in contanti che stavano cercando di portare fuori dalla porta sul retro in sacchetti di plastica».

Il racconto anonimo del sito americano, in realtà, non è una rivelazione: tutto è noto, infatti, dal novembre del 2022 quando l'ex revisore generale del Vaticano Libero Milone ne parlò ad alcuni giornalisti in uno studio legale romano nel corso di un incontro organizzato per annunciare la richiesta presentata in sede civile contro la Segreteria di Stato presso il Tribunale vaticano. Milone e l'ex revisore aggiunto Ferruccio Panicco (morto nel 2023) depositarono la domanda giudiziale chiedendo un risarcimento di oltre 9 milioni di euro per il danno ricevuto dal licenziamento avvenuto nel 2017 ed allegando una serie di atti di asserita «mancanza di rispetto delle regole» emersi durante i due anni di lavoro e «diligentemente riferiti al Santo Padre». Milone circostanziò una parte del contenuto di quell'allegato nell'incontro coi giornalisti del novembre del 2022, riferendo già all'epoca che la Congregazione Dottrina della Fede «riceveva soldi molto spesso in contanti o assegni e una parte venivano versati su un conto allo Ior. Quando abbiamo fatto la revisione abbiamo visto che quel conto era del Prefetto e non dell’ente, si trattava di 250mila euro». Sempre in quell'occasione, l'ex revisore raccontò alla stampa del ritrovamento «nell’ufficio di Müller di una busta di plastica della spesa dove c’erano mazzette di banconote per 500mila euro, Panicco ha visto il sacchetto: tutto ciò è stato scritto in una relazione al Papa che sarà allegata come le altre all’atto di citazione».

Dunque, quello di The Pillar è tutto fuorché uno scoop e la scelta di ricorrere alla formula delle fonti anonime per vicende già rese pubbliche ormai due anni fa da qualcuno con nome e cognome fa apparire disattento l'anonimo autore dell'articolo. In ogni caso, il cardinale Müller ha già risposto alle accuse spiegando che il Dicastero «non aveva perso un centesimo» e ricordando che al tempo del suo arrivo come prefetto c'era una «certa dose di confusione» nella gestione dei conti e del denaro che però lui stesso corresse. Müller ha anche detto a CNA Deutsch che «se le persone si fossero rese conto, come ha fatto il cardinale Pell, che il Dicastero alla fine non ha perso un solo centesimo, avrebbero potuto risparmiarsi la riproposizione di una questione risolta da tempo». In effetti, chi era vicinissimo a Pell ha confermato alla Nuova Bussola Quotidiana che l'ex prefetto della Spe ha avuto del suo confratello tedesco la massima considerazione fino alla fine. Müller ha anche riconosciuto a CNA Deutsch che c'era stato un caso di un funzionario che aveva «registrato denaro avanti e indietro tra i conti individuali del Dicastero e, sebbene non illegalmente, aveva trattenuto quantità insolitamente grandi di contanti» ma senza appropriarsene.

L'esistenza di un episodio di confusione nella gestione iniziale dei fondi dell'ex Sant'Uffizio finito sotto la lente della Segreteria per l'Economia all'epoca guidata da Pell risulta anche alla Nuova Bussola Quotidiana, ma la versione dell'ex prefetto tedesco è corretta: informato dei fatti, Müller intervenne per risolverla.

Capitolo conto bancario: a quei tempi i dicasteri potevano avere dei loro conti anche allo scopo di preservarne l'autonomia rispetto alla Segreteria di Stato e all'Apsa e non è una sorpresa scoprire che facessero capo ai rispettivi prefetti. Nell'incontro coi giornalisti del novembre 2022 lo stesso Milone, pur evidentemente non apprezzandola, aveva definito questa modalità «padronale» ma aveva dovuto ammettere di non poter dire che quel conto venisse usato per la persona di Müller e non per la Congregazione. 

Se, come sostiene The Pillar, il cardinale tedesco venne "pensionato" dopo soli cinque anni di mandato all'ex Sant'Uffizio non per l'evidente poca sintonia con la linea dell'attuale pontificato ma per le presunte irregolarità finanziarie segnalata dalla Spe, perché il Papa non fece lo stesso con monsignor Vincenzo Paglia? Libero Milone, infatti, parlando alla stampa nel novembre del 2022 disse che durante il suo mandato da revisore generale sarebbero state scoperte irregolarità relative a dei lavori edili alla sede del Pontificio consiglio per la famiglia presieduto dal presule. Proprio The Pillar aveva raccontato, citando «fonti vicine alla Segreteria per l'Economia», che un'indagine della Spe tra il 2014 e il 2015 avrebbe rivelato come Paglia avrebbe «dirottato centinaia di migliaia di euro stanziati per sostenere opere missionarie e caritative mentre era presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia» ed avrebbe «utilizzato gran parte del denaro per finanziare progetti edilizi a Roma, inclusa la ristrutturazione del suo appartamento personale». Sempre secondo The Pillar, questa presunta distrazione sarebbe stata segnalata da Milone al Papa in una relazione. Eppure non risulta che monsignor Paglia abbia ricevuto dal Papa lo stesso trattamento di Müller dal momento che è ancora oggi presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II.

È piuttosto evidente, quindi, la debolezza della tesi di The Pillar  secondo cui dietro al siluramento del cardinale tedesco apprezzato da Benedetto XVI ci sarebbe l'indagine sulla gestione delle finanze della Congregazione per la Dottrina della Fede. In realtà, come confermano diverse fonti curiali alla Nuova Bussola, la goccia che fece traboccare il vaso fu l'episodio del licenziamento di tre officiali della Congregazione per la dottrina della fede alla fine del 2016. Müller non fu consultato e protestò vigorosamente col Papa per difendere il posto di lavoro dei suoi tre validi collaboratori, ma non bastò. Da quel momento in poi il rapporto, già non brillante, tra Francesco e il suo primo prefetto della Dottrina della Fede si incrinò irreparabilmente fino al mancato rinnovo del ruolo nell'estate del 2017 e il precoce "pensionamento" a soli 69 anni. 

Se fosse stava vera la ricostruzione di The Pillar non c'è da dubitare che il cardinale Pell, uomo integerrimo e che per amore di verità non esitò a riconoscere l'ingiusto trattamento subìto dal poco amato cardinale Angelo Becciu nel processo vaticano finito con una sua condanna (in una sentenza di cui, otto mesi dopo, si attendono ancora le motivazioni), avrebbe smesso di stimare il suo confratello tedesco. Invece ha continuato a farlo, ricambiato: tant'è che lo scorso 9 gennaio fu proprio Müller a celebrare la Messa nella chiesa della Domus Australia in occasione del primo anniversario della morte del porporato di Ballarat. L'articolo anonimo che rilancia fatti vecchi di nove anni, già rivelati due anni fa, lascia in sospeso una domanda: cui prodest?



i venerdì della bussola

Müller: migliorare il mondo è buono, ma non è la salvezza

Perseverare in mezzo alla confusione, nel mondo e nella Chiesa. «Solo la Rivelazione salva, non le chiacchiere dei giornali mainstream», dice il prefetto emerito della Dottrina della Fede, intervistato dal direttore Riccardo Cascioli.

IL LIBRO DEL CARDINALE

Müller: «Mandato via dal Papa senza spiegazioni»

«Francesco mi abbracciò sul sagrato della basilica dicendomi di avere piena fiducia in me. Il giorno seguente mi disse: “Hai terminato il tuo mandato. Grazie per il tuo lavoro" senza fornirmi alcun motivo». Nel libro del cardinal Gerhard Ludwig Müller "In buona fede. La religione nel XXI secolo" (in uscita il 27 gennaio) il racconto dell'inattesa e sconcertante conclusione del suo ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Müller punta il dito contro il cardinale Maradiaga e il vescovo teologo amico di Bergoglio, Fernández. In anteprima alcuni stralci, per gentile concessione dell'editore Solferino.

INTERVISTA

Müller: «I veri nemici del Papa sono i cortigiani»

03_02_2019 Riccardo Cascioli

«Abusi sessuali, chi parla di clericalismo svia dalla vera causa del problema»; «Non si può sfuggire al fatto che oltre l'80% degli abusi sessuali siano atti omosessuali»; «Strumentalizzare lo scandalo degli abusi per legittimare l'omosessualità è un crimine»; «La lobby gay nella Chiesa distrugge la dottrina ma anche le persone che dice di voler aiutare»; «Complotto contro il Papa? Una assurdità, i cattolici stanno sempre con il Papa, anche se trovano discutibili alcune sue azioni»; «Il più grave problema della Chiesa è il relativismo dottrinale»; «Quando ci sono messe "non cattoliche" i fedeli hanno il diritto di protestare». A venti giorni dal vertice in Vaticano sugli abusi sessuali, intervista a tutto campo con l'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard L. Müller.
- ENGLISH TRANSLATION (SHORTER VERSION)