Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
MALI

Contro il terrorismo c'è chi propone l'aborto

Il Mali sembra avere un nuovo problema: la crescita troppo rapida della popolazione. L'ultima trovata della ONG inglese Population Matters per giustificare il controllo sulle nascite e la pianificazione familiare. La scusa? Arginare violenza e terrorismo.

Esteri 04_02_2013
Mali

Il Mali sembra avere un nuovo problema: la crescita troppo rapida della popolazione. L'ultima trovata della ONG inglese Population Matters per giustificare il controllo sulle nascite e la pianificazione familiare - tramite i ben noti mezzi dell'aborto facilmente accessibile e la diffusione su larga scala di contraccezione e pratiche di sterilizzazione - si basa sul sacrosanto proposito di arginare violenza e terrorismo.

Roger Howard – esperto di relazioni internazionali ed editorialista di Population Matters – si è lamentato su Foreign Policy del 30 gennaio di come i leader occidentali «curiosamente sottovalutino» il collegamento tra aumento del tasso di natalità e sicurezza interna di un Paese. Uno dei fattori scatenanti della drammatica situazione politica e civile del Mali – appunto secondo Howard – sarebbero proprio le troppe nascite. Ogni donna del Paese ha infatti di media sei figli e questo significa che «in un Paese sottosviluppato, molte persone cercano di accaparrarsi risorse e opportunità molto limitate»: di qui lotte intestine, disordini sociali anche violenti e – addirittura - terrorismo internazionale. Basti pensare – si legge nell’articolo - che più sono i giovani e più sarà difficile trovar loro un lavoro adeguato e, di conseguenza, più saranno i disoccupati tentati dalla criminalità e dall'adesione a gruppi rivoltosi.

I dati su cui si basa Howard sono quelli registrati dall’ONU: l'aumento della popolazione del Mali ha marciato, negli ultimi decenni, con un ritmo di poco superiore al 2,5% e la coincidenza con il caso dell'Arabia Saudita - che pare registri un aumento sensibile dei nuovi nati sempre del 2,3% - permette ad Howard di parlare già di “fattore 2,5”. Se si ragiona sul fatto – come Howard fa – che l’Arabia è anche la patria di 15 su 19 dei dirottatori dei voli dell’11 Settembre, sembra proprio che crescita demografica senza freni e criminalità siano connesse da quella che «non è una coincidenza».

L'urgenza di mettere in atto strategie per il controllo delle nascite è per Howard essenziale, non solo nel Mali di oggi, ma in tutti in quei casi in cui ci sia da assicurare un futuro sostenibile a fronte di risorse limitate. Siamo di fronte solo all’ultima bugia di chi – col pretesto, questa volta della sicurezza interna – sostiene la necessità di diffondere politiche contrarie alla vita; e non è certo la prima volta che, dietro ai falsi obiettivi della sostenibilità dello sviluppo o della tutela ambientale, si muovono ONG del calibro di Planned Parenthood International o di Population Matters, di cui guarda caso Howard è un editorialista.

In cerca di crediti e credenziali presso le Nazioni Unite, Population Matters si batte da tempo e non solo in Inghilterra sostenendo, per esempio, che la cura per il cambiamento climatico è proprio la riduzione delle nascite; che la salvaguardia di flora e fauna è possibile riducendo il numero delle gravidanze indesiderate; che le scarse risorse idriche ed energetiche del pianeta basterebbero per tutti… se solo non fossimo così tanti; che le famiglie poco numerose sono preferibili perché così ogni bambino si sentirebbe davvero desiderato.

La teoria di Howard non è che un altro tentativo di vestire con scientifica serietà le partigiane ideologie che promuovono l’aborto e il sesso sicuro anziché la genitorialità responsabile e la monogamia, la scelta di gender e le unioni omosessuali (di natura non in grado di generare figlie e, quindi, non incidenti rispetto al “fattore 2,5”) anziché il giusto sostegno alle famiglie numerose. Tentativi tutti smentiti già, per esempio, dalle recentissime posizioni di alcuni Paesi asiatici come Cina, India e Singapore che – invertendo la tendenza degli ultimi 30 anni di politiche contrarie alla famiglia e al matrimonio – hanno abbandonato rigidi programmi di pianificazione della popolazione e ammorbidito le leggi sul figlio unico per scongiurare il reale pericolo di uno stallo economico e di un disordine sociale provocato dallo scarso ricambio generazionale e dal massiccio invecchiamento della popolazione.