Contesta i corsi Lgbt rivolti al suo bambino. Licenziata
L’inglese Kristie Higgs, mamma di due bambini e lavoratrice di 43 anni, è stata licenziata dalla scuola secondaria in cui lavorava con profitto da sei anni dopo aver contestato su Facebook, con un’analisi lucida, dei corsi di propaganda Lgbt tenuti alle elementari frequentate dal figlio. In attesa di capire come finirà il ricorso della donna, una cristiana, è chiaro che il buonsenso è oggi motivo di persecuzione.
La sua “colpa” è stata criticare sulla sua pagina Facebook dei corsi imbevuti di propaganda Lgbt, adottati dalla scuola elementare frequentata dal figlio e facente capo alla Chiesa anglicana. Per questa ragione una quarantatreenne inglese, Kristie Higgs, madre di due bambini e sincera cristiana, è stata licenziata dalla scuola secondaria di Fairford (Inghilterra meridionale), la Farmor’s School, in cui ha lavorato negli ultimi sei anni come assistente pastorale. Il licenziamento è arrivato nonostante il curriculum della Higgs fosse senza macchia, come riferisce il Daily Mail.
I guai per la signora Higgs sono iniziati dopo aver pubblicato un post su Facebook, datato 24 ottobre 2018, in cui esortava i suoi contatti a firmare una petizione di Citizen Go contro l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole primarie, che secondo i piani del governo sarà effettiva da settembre 2020. «Stanno facendo il lavaggio del cervello ai nostri figli», scriveva la donna, avvertendo che ai bambini sarebbe stato insegnato che le relazioni omosessuali sono normali ed equivalenti al matrimonio, nonché la possibilità di “scegliere” il proprio sesso, a prescindere dal dato biologico. La Higgs esplicitava poi la conseguenza logica di un simile indottrinamento obbligatorio: «Significa che esprimere e insegnare le fondamentali credenze cristiane, relative alla creazione degli uomini e delle donne e al matrimonio, diverrà in pratica proibito, perché esse confliggono con la nuova moralità […]». E aggiungeva che «questa è una tremenda forma di totalitarismo mirata a sopprimere il cristianesimo e rimuoverlo dalla sfera pubblica». Un’analisi che si può sottoscrivere per quanto è lucida.
In un altro post la Higgs contestava due libri inclusi nel curriculum della scuola del suo bambino e pieni di omosessualismo e transessualismo (il titolo di uno dei due volumi dice già tutto: Reclaiming radical ideas in schools), scritti da un attivista Lgbt, Andrew Moffat, nell’ambito del programma No Outsiders, lo stesso già contestato dalle famiglie di una scuola elementare di Birmingham e sospeso perché allora, a chiedere lo stop dell’indottrinamento arcobaleno verso i propri figli, erano intervenuti un gran numero di genitori musulmani.
Il procedimento disciplinare contro la Higgs è iniziato dopo la ricezione di un’email anonima in cui veniva accusata di «postare opinioni omofobe e preconcette». L’istituto, che adopera immagini e campagne comunicative del tutto prone all’ideologia arcobaleno, ha quindi fatto la sua bella indagine sui due post pubblicati via Facebook (che risultavano visibili solo agli amici della donna), arrivando al licenziamento della signora Higgs per condotta riprovevole, dettata da «discriminazione illegale», «grave uso inappropriato dei social media», «commenti online che potrebbero portare cattiva fama alla scuola e danneggiare la reputazione della scuola». Una criminale, probabilmente, sarebbe stata trattata meglio. Già dall’inizio dell’indagine, riferisce la madre inglese, «mi è stato ripetutamente detto: “Questo non ha nulla a che fare con la tua religione”. Era chiaramente una tattica legale e ovviamente qui tutto ha a che fare con la mia religione».
La Higgs ha chiesto aiuto legale al Christian Concern, un gruppo che si batte per la libertà di fede dei cristiani, e ha deciso di fare causa alla Farmor’s School per licenziamento ingiusto. Non possiamo sapere come andrà a finire ma intanto un fatto è evidente: una madre e onesta lavoratrice ha perso il suo lavoro per aver manifestato delle idee di assoluto buonsenso, che erano ritenute scontate appena qualche anno fa ma che nelle nostre progreditissime società, sottomesse alla fantomatica tolleranza del “love is love”, sono divenute motivo di persecuzione.