Conte “blinda” la Tav. I grillini ingoiano un altro rospo
Il premier spiega che l’alta velocità si farà “perché costerebbe di più non proseguire i lavori” e sul caso Lega-Russia fa da parafulmine di Salvini, assente al Senato. Malumori tra i 5 Stelle, che lasciano i banchi mentre parla Conte. Le opposizioni chiedono sempre le dimissioni del governo, ma la sensazione è che l’estate non sarà decisiva.
Su Tav e Russiagate il presidente del Consiglio ci mette la faccia. Giuseppe Conte ammette che l’alta velocità si farà “perché costerebbe di più non proseguire i lavori”, mentre sul caso dei presunti fondi russi alla Lega riferisce al Senato e fa da parafulmine di Matteo Salvini, che invece non si presenta. Risultato finale: il governo va avanti, perché sono state disinnescate altre mine che ne avrebbero potuto determinare la caduta offrendo al leader del Carroccio pretesti utili per rovesciare il tavolo.
I grillini, invece, ingoiano altri rospi e sono costretti all’ennesimo dietrofront, dopo quelli sull’Ilva, che avrebbe dovuto chiudere stando ai loro proclami elettorali, e sul gasdotto Tap, che non si sarebbe mai dovuto fare e che invece si farà.
Sul caso Lega-Russia il premier Conte, a Palazzo Madama, ha cercato di spegnere le tensioni specificando che “Savoini era nella delegazione ufficiale del Ministero dell’Interno e non ha incarichi di governo” e che dunque “non c’è motivo per incrinare la fiducia nei ministri”. Inoltre ha aggiunto che “sulla politica estera la sintesi è affidata a Palazzo Chigi e alla Farnesina”. Quanto a presunte responsabilità del Carroccio, ha precisato che “ogni forza politica è libera di intrattenere i suoi rapporti con chi vuole” e che “l’Alleanza Atlantica e l’Unione europea non sono in discussione”.
Il premier si è presentato in aula “per rispetto del Parlamento e per rinsaldare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”, ma ai grillini l’assenza del vicepremier leghista non è andata giù. I banchi pentastellati a Palazzo Madama si sono svuotati quando ha parlato Conte, proprio per marcare la distanza dall’alleato di governo. I grillini, d’altronde, sono sempre più in imbarazzo nei confronti dei propri elettori. Se non prendono le distanze dalla Lega neppure in materia di trasparenza della politica, e quindi sull’affare russo, la sfiducia della base diventa davvero ingestibile.
Intanto oggi si torna a parlare di autonomie, con un nuovo tavolo governativo finalizzato a trovare la quadra con i governatori su un testo di compromesso. Sono in calendario anche gli incontri con le parti sociali sulla riforma fiscale, sebbene per la manovra di bilancio da presentare in autunno ci siano ancora tanti step.
Ieri alla Camera, con 325 sì, 248 no e 4 astensioni il governo ha ottenuto la fiducia sul decreto sicurezza bis, che ora va a Palazzo Madama. Il testo prevede multe fino a un milione di euro per le Ong che entrano senza autorizzazione nelle acque territoriali italiane, il sequestro delle imbarcazioni delle Ong, che potranno essere vendute o distrutte, l’arresto per il capitano che non si ferma allo stop della Guardia di finanza.
Se Lega e Cinque Stelle litigano ma non rompono, le opposizioni sono unite nel chiedere le dimissioni del governo ed elezioni anticipate. Il Pd, dopo l’assenza dei senatori grillini durante il discorso in aula del presidente del Consiglio, ha intonato il de profundis all’esecutivo, annunciando la presentazione una mozione di sfiducia individuale contro il ministro dell’Interno. Ma che farà Forza Italia? Quasi sicuramente non la voterà, visto che ha già difeso Salvini sulla questione russa. Ciò non toglie che anche i berlusconiani considerano l’esecutivo al capolinea e invocano il ritorno alle urne.
Il Capitano sui social replica a muso duro: “Mentre noi sbloccavamo centinaia di cantieri, c’era chi in Parlamento parlava di aria fritta, altrimenti detta fiction”. Poi sferza l’alleato: “Basta ai no grillini, l’Italia ha bisogno di sì”.
Luigi Di Maio, invece, parla di leggerezza della Lega sui fondi russi e precisa che “se avessimo il minimo dubbio sui fondi russi alla Lega non staremmo al governo con loro”. Invece, il fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, si dice molto scontento della situazione a proposito della Tav, “visto che l’inutilità dell’opera è sotto gli occhi di tutti”. Ma Di Maio prova a spegnere polemiche e pur ribadendo il no alla Tav si difende: “Non è colpa nostra se in Parlamento c’è una maggioranza diversa da quella che noi vorremmo”.
La sensazione è che l’estate sarà turbolenta ma non decisiva, mentre sull’aumento dell’Iva e sulle questioni concrete legate alla manovra finanziaria si misureranno davvero i rapporti di forza tra gli alleati e si decideranno le sorti del governo e della legislatura.