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1 MAGGIO

Consumo sostenibile? C'è ben poco di cattolico

Dal cash-mob etico dello scorso 19 aprile al documento dei vescovi per la festa del lavoro, è tutto un ripetere slogan sulla sostenibilità o "votare col portafoglio". È vero che l'acquisto di prodotti ha anche un valore etico, ma già Benedetto XVI metteva in guardia dall'uso spericolato dell'aggettivo "etico". Che in questo caso ha a che fare con l'ecologismo di moda e niente ad esempio con vita e famiglia.

Editoriali 01_05_2020

Mercoledì 19 aprile si è tenuto il cash-mob-etico, ossia una mobilitazione dei consumatori a sostegno delle aziende campioni di responsabilità sociale e sostenibilità. Si è trattato  di una forma di cittadinanza attiva per il consumo sostenibile, a sostegno di buone pratiche, organizzato da Next (Nuova economia per tutti) e da FIM-Cisl. Lo slogan è “votare col portafoglio”, espressione coniata dall’economista Leonardo Becchetti e titolo anche di un suo libro di qualche anno fa (“Il voto nel portafoglio”).

Espressione, però, entrata ormai anche in molti pronunciamenti ecclesiali su questioni economiche dato che – come si sa – quei documenti sono scritti in buona parte da economisti di tendenza. Per esempio il recente documento dei vescovi italiani per la festa del lavoro di oggi 1 maggio contiene proprio queste espressioni. La tesi è che ad un sistema a tre - Stato, privato e società civile - si deve aggiungere il quarto elemento, appunto i consumatori che con i loro acquisti possono orientare il mercato verso la sostenibilità.

Che il consumo sia un atto con rilevanze etiche non c’è nessun dubbio. Anche l’investimento, aveva insegnato Giovanni Paolo II, è un atto etico e per noi piccoli consumatori, ogni acquisto è un po’ un micro investimento. Investire in un luogo o in un altro, oppure in una azienda o in un’altra può fare la differenza anche dal punto di vista morale. Periodicamente, infatti, vengono suggerite campagne di boicottaggio ai danni di determinate aziende, specialmente multinazionali, che o sfruttano i lavoratori, o inquinano l’ambiente, o tollerano forme ingiuste di lavoro. Sul principio, quindi, non si può che essere d’accordo, anche se non si sono mai visti effetti molto rilevanti su questo terreno.

Il problema principale, tuttavia, di questo cash-mob-etico e della teoria del voto col portafoglio è di sostanza: con quali criteri si identifica una azienda come etica o meno? Benedetto XVI nella Caritas in veritate metteva in guarda rispetto ad un uso ampio e spericolato dell’aggettivo “etico”. Il pericolo molto concreto è che, per allargare la platea dei partecipanti al cash-mob ci si attenga ad un concetto “di moda” dell’etica, un concetto facilmente percepibile dalla massa, però anche facilmente preda di ideologie riduzioniste e di parte.

Accadeva (e accade) lo stesso per i codici etici delle imprese. Tutto l’ambaradan del cash-mob-etico e del voto col portafoglio è incentrato su presunti aspetti etici di tipo ambientalista o vagamente sociale. Non c’è nessun riferimento, per esempio, alla famiglia, e meno che meno al tema della vita. Una azienda che desse un premio in denaro e un congedo straordinario ad una dipendente neo-mamma non rientrerebbe negli interessi di questo cash-mob e non meriterebbe l’attenzione del “consumo responsabile”. Se una azienda si impegnasse a non interferire nelle scelte di maternità delle dipendenti, anzi a favorirle con una rimodulazione dei tempi casa-lavoro, non meriterebbe le preferenze di chi vota col portafoglio. Invece, un’azienda che dichiari di adoperare carta riciclata, oppure che commerci capsule di caffè compostabili, o che coltivi i funghi con gli scarti del caffè sì, perché quelle si inserirebbero nella cosiddetta “economia circolare” ritenuta garanzia di sostenibilità… per la natura ma non per l’uomo.

È interessante che anche la catena Natura sì sia tra i protagonisti e sostenitori del cash-mob. La filosofia di questa catena di negozi dietetici e biologici è bene espressa nella sua rivista periodica Natura sì magazine. È la filosofia della Madre Terra che possiede uno spirito con cui dobbiamo sintonizzarci, la filosofia della Economy of love con la collaborazione di tutte le religioni del mondo come si intitolava un convegno del novembre scorso partecipato anche dal cardinale Zuppi, la filosofia di come sarebbe bella la natura se non ci fosse l’uomo, la filosofia del catastrofismo per i cambiamenti climatici dogmaticamente attribuiti a cause umane, la filosofia tipo Vandana Shiva: ci sono tutti gli elementi del materialismo leggero, dell’ecologismo forte, del paganesimo narcisista, del capitalismo new-age, spietato con il sorriso.

Dietro al cash-mob-etico c’è quindi una ideologia e non si capisce perché i cattolici dovrebbero aderirvi. L’ideologia in cui la parola Dio non c’è mai, ma si scrivono le parole Terra e Uomo con la lettera maiuscola. È una visione riduzionista dell’etica, dalla quale vengono espunti elementi fondamentali dell’ecologia umana, come la vita, la procreazione e la famiglia. Al centro c’è la parola talismanica “sostenibilità”, insieme alle nuove parole pass-par-tout come riconversione, generatività, circolarità. La sostenibilità, però, è intesa solo in senso ambientalista come eco-sostenibilità, riuso e riciclo o, al massimo, come trattamento sindacale degli operai (da cui la presenza tra i promotori della FIM-Cisl), ma non in senso pienamente umano: cose da Legambiente o da Saturdays for future, per capirci. Molto di tutto ciò, ma poco di cattolico.