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a cura di Stefano Chiappalone

l'abito fa il monaco

Conseguenze impreviste del dress code sinodale

Talare solo all'apertura e chiusura del Sinodo: formalizzato il "liberi tutti" che aveva suscitato un'ovazione nel 2019. Ma c'è un risvolto legato alla singolare composizione dell'Assemblea in corso...

Borgo Pio 06_10_2023

L'abito non fa il monaco, ma non si può dire che l'allergia all'abito talare sia un buon segno. E l'allergia dei padri sinodali è conclamata almeno dal 2019 quando al Sinodo sull'Amazzonia un'ovazione accolse l'annuncio: «Da domani possiamo venire in clergyman!» (la notizia fu rilanciata in Italia da Messainlatino.it, che riporta anche il filmato di Gloria.tv con i "92 minuti di applausi").

Questa volta è scritto nero su bianco che «ai Cardinali e ai Vescovi è richiesto di indossare la talare filettata solo nelle giornate di apertura e di conclusione dell’Assemblea» (art. 27 del Regolamento della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi). Insomma, liberi tutti, da oggi potranno dar sfogo alla fiera del clergyman (nero, bianco, blu, azzurrrino, o "grigio-gatto-quasi-topo"), ma non è da escludere che qualche presule si presenterà in camicia e maglioncino, e in questo mite autunno romano magari anche in polo o t-shirt. Il che non stupirebbe nemmeno visto l'andazzo della moda ecclesiastica negli ultimi decenni.

Ma essendo questo il Sinodo dei Vescovi e dei "Non-Vescovi equiparati ai Vescovi", sorge spontaneo chiedersi se negli unici giorni in cui invece l'abito talare «è richiesto» insieme ai padri sinodali vedremo anche il "compagno sinodale" Luca Casarini in talare filettata?