Conigli e non conigli scrivono, il direttore risponde
Tantissime lettere sono arrivate per commentare l'articolo-testimonianza di Andrea Zambrano, «Caro Papa, noi "conigli" siamo tanto felici...». Qui ne riproponiamo alcune:. la maggior parte delle lettere sono di totale condivisione, alcune al limite dell’entusiasmo, una parte critiche, qualcuna arriva all’offesa.
Pace!
Ho letto questa mattina l'articolo di Andrea Zambrano " Caro papa...". Sono figlia di una coppia "coniglia", terza di una covata di otto.
Missionaria da 23 anni nelle Filippine dove ci sono bambini dapertutto, (in casa con noi abbiamo due gemelle ,raccolte per strada che sono la gioia nel nostro andare) ho provato un balzo al cuore nel leggere la parola "conigli". Questo era "l'insulto" che mia madre riceveva dalle sue amiche, cognate e anche da qualche prete. Quando nacque Monica, l'ultima sorellina, vidi la faccia indignata di mio padre e tutto il suo dolore per commenti imbarazzanti fatti dai vicini di casa e compagni di lavoro.
Ma nella grande "conigliata" ho sperimentato: Tanta allegria, quante risate...bastava una smorfia e giu' a ridere... Tanti giochi , c'era sempre qualcuno pronto per questo... Tante litigate fatte , s'imparava a dover mandar giu' una sconfitta, Tante lacrime versate, pero' c'era sempre qualcuno a consolarti...e quando si andava in chiesa ci voleva un banco solo per noi ..
Ora la famiglia si è allargata, nipoti e pronipoti...la nonna è bis-nonna...
È a questa grande famiglia che debbo la vocazione missionaria. Li ho imparato come ci si dona agli altri, come aprire il cuore perche' l'altro trovi "casa", come fidarsi della Provvidenza, come piangere quando l'altro soffre e stargli accanto quando tutto sembra avere fine...
La casa di collina, dove vive mamma, è ancora un " centro" di accoglienza dove domenica dopo domenica la famiglia fa festa intorno alla "coniglia" che ci ha dato la vita....finche' non andrà a vivere con Dio... che ha sempre onorato e a cui non ha detto di no...
Grazie per il bellissimo articolo
Sr Marilisa Tovo.
Buongiorno,
Volevo soltanto ringraziarvi per il bellissimo, chiaro, preciso evangelico e tenerissimo articolo di Andrea Zambrano sulla sua coniglitudine. Grazie dottor Zambrano. Le sue parole mi hanno rinfrancato l'anima... Sono la numero 1 di 5 figli e per anni in tanti ci hanno guardato con sorrisini ironici. E il mio papá, ora in pensione, aveva un lavoro poco e mal retribuito, la mia mamma era ed è casalinga e - mi creda - in certi momenti è stata proprio dura. Ma ci hanno cresciuti sani dentro e fuori, sereni, tutti abbiamo studiato (il numero 4 ancora studia!)... oggi 3 di noi sono sposati, uno fidanzato e una discerne. Purtroppo sono sposata da 5 anni e non ho figli ed ho sofferto tanto per questo... Il sogno mio e del mio sposo era di emulare le nostre famiglie e di avere tanti bimbi... pur nella crisi...sí... É riuscito mio padre che si è sempre affidato a Dio!!!Non sono arrivati, ma quando vedo le famiglie con tanti bimbi mi commuovo fino alle lacrime perchè penso a quanto amore e a quanta gioia vivono!E sono eroiche...altroché se lo sono. Ricordo ancora quando la mia mamma ci disse che arrivava la numero 5... papá era accanto e la abbracciava, forte, saldo..e lei era un pô timorosa nel dircelo ma piena di luce nello sguardo... Ricordo i nostri salti di gioia e i loro sorrisi dopo e gli abbracci e l'emozione dell'attesa di gruppo...Ecco...questo so... Questo penso sia applicare la teoria del Vangelo...che poi non si applica, si vive e basta. E mi basta. Grazie a voi tutti, grazie Andrea Zambrano. Grazie.
Giusy
Carissimo Sig. Zambrano,
sono mamma di un'unica figlia che ho avuto a 40 anni. È stata un regalo talmente grande, che avrei voluto continuare ad avere tutti quelli che sarebbero venuti. Ma per diversi motivi è andata diversamente. Mi permetta di dirle che non ho mai capito come le coppie che sono solide si fermino al primo figlio. Mentre capisco benissimo, e invidio, quelle che di figli ne hanno tre o quattro o di più.
Con tutto il mio affetto, tutta la stima e tantissima invidia, faccio tanti auguri a lei e sua moglie.
Fabrizia L.
Gentile Bussola,
vi apprezzo e vi seguo, però non condivido l'articolo di Zambrano sui "conigli felici": il Papa infatti stava chiaramente alludendo alla paternità responsabile. Forse ha usato una frase un po' colorita ma, quanti sono quei cattolici oggi che, avendo salute e soldi (a differenza di altri che, magari, salute e soldi non hanno e vorrebbero averli) fanno a gara per sfornare figli e dimostrare, in certi ambienti, di essere " più cattolici" di altri? Poi magari i figli crescono poco seguiti e diventano nemici della Chiesa (ho avuto più di un'esperienza in tal senso). Quell'ironia dell'articolo mi è sembrata un po' sopra le righe, specialmente sui 3 o 4 figli... e mi dispiace per la Bussola. Il Papa ha avuto modo, in tante occasioni, di dire parole di apprezzamento per le famiglie numerose e non ha detto nulla di diverso da ciò che è contenuto nella " Humanae Vitae". Continuo a seguirvi con affetto.
Mi raccomando!
N. Degli Occhi
Bravo Andrea Zambrano! Bell'articolo. Anch'io ho 4 figli. Condivido parola per parola. Grazie!
Da Lio Mario.
Egregio Sig. Zambrano,
mi riferisco al suo articolo sui cosiddetti "conigli". In due parole: se lei avesse letto tutta l'intervista di Francesco, e soprattutto se avesse veramente studiato l'Humanae Vitae, forse quell'articolo delirante non l'avrebbe mai scritto. A meno che, naturalmente, lei non sia in malafede (cosa di cui sono fortemente convinto.)
Alberto Mauri
Buongiorno sig. Zambrano,
ho appena letto il suo articolo “Caro Papa, noi "conigli" siamo tanto felici...”, mi chiamo Davide e non ci conosciamo: leggendo il Suo articolo, per un istante, ho avuto l’impressione di avere un amico in più. Volevo semplicemente ringraziarLa per il tono dell’articolo e per aver pubblicamente stigmatizzato i fornai ed i vigili che mi assediano con il loro stupido “Adesso basta...vero?”
Davide (marito di Sara, papà di Tommaso, Rachele, Anna e Pietro)
Buongiorno,
volevo esprimere il mio sentito ringraziamento ad Andrea Zambrano. Sono figlia di "conigli" (ultima di sei figli..) e felicissima di esserlo (e penso di poterlo dire anche a nome dei miei fratelli). Come scrive il dottor Zambrano a casa nostra erano di casa le urla, gli strattonamenti... ma anche le risate, la solidarietà, il bene.
È vero, essendo l'unica femmina la prima gonna l'ho avuta per la mia cresima (che festa!) ma ho avuto anche maglioni "da grande" che portavo con orgoglio e senza vergogna; ho avuto biciclette "vissute", libri un pochino sfatti, .... ho avuto e ho tutt'ora fratelli con i quali condivido il "cammino di vita" e la fatica che esso comporta. e i nostri genitori "conigli" sono ancora con noi, e nonostante l'età indaffarati con nipoti sposati, con quelli in crisi per gli esami universitari e quelli in piena tempesta adolescenziale.... Insomma siamo qui...con gratitudine, serenità, felici di essere "nel mondo" di questa famiglia che non cambieremmo mai con nessun altra.
Grazie quindi a tutte le famiglie coniglie.
Luisa
Bellissima esperienza quella descritta da Zambrano,fossero tutte cosi. Ma voi sapete che non è generalizzato, ho lavorato quasi 40 anni nella scuola e ho visto molte famiglie coniglio in fila alla Caritas e ai servizi sociali e con i figli in ordine sparso negli istituti. Sicuramente Papa Francesco si riferiva a queste famiglie.
Giulia Meloni
Sono state davvero molte le lettere ricevute in redazione a commento dell’intervento di Andrea Zambrano «Caro Papa, noi “conigli” siamo tanto felici». Ne pubblichiamo un piccolo campionario – scusandoci con quelli che sono rimasti fuori, ma qualcuno lo riprenderemo ancora nei prossimi giorni – che rappresenta le diverse reazioni suscitate. Certamente la maggior parte delle lettere sono di totale condivisione, alcune al limite dell’entusiasmo (c’è anche chi vorrebbe Zambrano al Quirinale, ma qui è la Nuova BQ a porre il veto), una parte critiche, qualcuna arriva all’offesa.
Ma è giusto prendere sul serio tutte le domande e le reazioni che sono state espresse, perché aiutano a chiarire meglio le cose che in questi giorni – e non solo con l’articolo-testimonianza di Zambrano - abbiamo provato a dire. Ricordo infatti che, praticamente in tempo reale, abbiamo pubblicato un resoconto dettagliato di Massimo Introvigne sui concetti espressi da papa Francesco nella conferenza stampa sull’aereo di ritorno da Manila (questo lo ricordo anche a beneficio di chi pensa che non abbiamo letto il testo integrale delle dichiarazioni). E così il giorno successivo, di fronte alle scontate reazioni della stampa internazionale, è stato il sottoscritto a porre una domanda sul modo di gestire la comunicazione, prendendo atto che una settimana di discorsi e di incontri era stata cancellata (come notizia) dalle due conferenze stampa in volo, che possiamo riassumere in “pugni e conigli”. Infine, l’articolo di Zambrano che prende di petto la questione dei “conigli” rivolgendosi direttamente al Papa. Oggi poi c’è un’appendice con l’editoriale di padre Enrico Cattaneo, un gesuita che sa essere molto chiaro.
Ma perché pubblicare l’articolo di Zambrano, che ad alcuni è sembrata una critica irrispettosa nei confronti del Papa?
Perché in questa occasione ho percepito un qualcosa di nuovo nelle reazioni alle esternazioni di papa Francesco. Normalmente, ogni gesto e ogni parola di papa Francesco, provoca due reazioni prevalenti (che posso riconoscere dalle lettere che arrivano in redazione): da una parte gli entusiasti a prescindere, quelli che il Papa dice sempre cose sagge, sante e indiscutibili (anche se si pronunciasse sulla campagna acquisti del San Lorenzo): dall’altra gli ipercritici, sempre a prescindere, che, anche quando interviene chiaramente a favore di vita e famiglia, ci trovano qualche ambiguità. Nulla di scandaloso, per carità, e neanche di nuovo.
Ma questa volta c’è stato qualcosa di diverso. Per la prima volta ho visto arrivare lettere quasi esclusivamente di persone addolorate, colpite non solo dalla infelice battuta sui conigli, ma anche per quel giudizio senza appello sulla donna dai sette parti cesarei e all’ottava gravidanza. Che dal papa del “Chi sono io per giudicare…?” proprio non te l’aspetti. L’articolo di Zambrano esprime esattamente questo dolore e non ha nulla di irrispettoso.
Certo, leggendo per bene le risposte del Papa a due diverse domande sull’argomento si può capire che il concetto che voleva esprimere non era la condanna delle famiglie numerose, a cui aveva già dedicato recentemente parole belle e importanti (e noi lo abbiamo messo bene in rilievo). E il concetto di paternità responsabile non è certo un’invenzione di papa Francesco. Resta però il fatto che il parlare un po’ confuso e l’uso di espressioni quantomeno ambigue ha fatto sì che il messaggio che è passato in tutto il mondo sia stato quello di “non fare troppi figli”, condito poi da quello che è il classico dileggio per chi ha molti figli. Coloro che si sforzano di dimostrare, anche aggressivamente, che papa Francesco ha detto un’altra cosa dovrebbero a maggior ragione riconoscere che se il messaggio che passa è l’opposto di quello che si voleva esprimere, qualcosina da ripensare sul fronte della comunicazione sicuramente c’è.
Forse in tutto questo gioca anche un certo ottimismo nei confronti del mondo, come se non aspettasse altro che sentir parlare di Gesù e fosse subito pronto ad abbracciare la Verità non appena gliela se la testimonia. Non è così: la diffusa simpatia umana per papa Francesco non coincide affatto con la disponibilità e l’amore verso la Chiesa, anzi le cronache quotidiane che raccontano di un papa “eroe senza macchia” che combatte contro il male rappresentato dalla Curia e, per estensione, contro la Chiesa istituzionale non fa che aumentare ulteriormente la distanza. È molto bella l’analogia che nell’editoriale di oggi padre Cattaneo fa con le “interviste” che scribi e farisei facevano a Gesù. Da quei racconti emerge con chiarezza che Gesù ben conosceva il cuore di chi aveva di fronte, era consapevole che le loro domande non erano vere ma nascondevano delle trappole. Gesù era realista, sapeva che il mondo era ostile: molti si convertivano, ma chi rappresentava il potere cercava solo di coglierlo in fallo. Perché dunque stupirsi o scandalizzarsi se giornalisti di tutto il mondo hanno rilanciato quella frase che peraltro non si sono inventati? Il mondo dei media funziona così, può piacere o meno ma non ci si può illudere che sia diverso.
Un ultimo aspetto da mettere in rilievo riguarda le accuse a Zambrano di “attaccare“ il Papa, e alla Bussola di comportarsi come Repubblica. Niente di più falso. L’articolo in questione è esattamente nella prospettiva tante volte chiesta da papa Francesco, di un parlare a cuore aperto, e sempre con il rispetto che il ruolo del Papa esige. Purtroppo però si è creato uno strano clima nella Chiesa per cui ogni tentativo di proporre con semplicità e massimo rispetto anche alcune semplici domande, viene immediatamente frustrato da un piccolo esercito di “Guardiani della Rivoluzione” che bollano (sui “media”) come nemico del Papa chiunque osi dire una parola che sia meno di un’osanna. Basti pensare alla recente, vergognosa campagna contro lo scrittore Vittorio Messori. C’è poi questa curiosa corsa a mostrarsi più fedeli al Papa degli altri, che vede tanti più concorrenti quanto maggiori sono le nomine che papa Francesco dovrà fare per rinnovare la Curia.
Per quanto ci riguarda rifiutiamo qualsiasi etichetta, la nostra linea è sempre stata chiara. Noi siamo con il Papa perché è Pietro, è il segno visibile dell’unità della Chiesa cattolica. Non si segue Cristo se non si segue Pietro. Ma vogliamo essere con il Papa da uomini e cattolici veri, cercando di imparare ma anche ponendoci delle domande. Esprimendo, nel massimo rispetto, anche delle perplessità quando lo sentiamo urgente, sapendo che anche la potestà del Papa è limitata dalla strada che la Chiesa ha sempre indicato e via via definito in tanti aspetti (e l'editoriale di padre Cattaneo ribadisce anche qualche altra distinzione importante: tra ciò che è Magistero e ciò che non lo è, ad esempio). E come giornalisti, non possiamo non informare su quel che vediamo. Non voglio neanche citare il Catechismo e il Codice di Diritto canonico che non solo prevedono il diritto ma perfino il dovere di esprimere riserve se è «per il bene della Chiesa» (Dir. Can. 212). Non voglio farmene scudo perché l’amore e il rispetto non possono essere definiti da un articolo di legge. Certo è che non accettiamo di vedere messa in discussione la nostra fedeltà al Papa e alla Chiesa.