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IL DISCORSO

«Con Dio o senza Dio tutto cambia»

In un mondo chiuso al trascendente, ha spiegato il Papa, i cristiani devono riportare la questione di Dio nella vita pubblica.

Attualità 28_11_2011
Papa
Venerdì 25 novembre Benedetto XVI ha ricevuto i partecipanti alla XXV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che si è svolta a Roma dal 24 al 26 novembre sul tema «La questione di Dio oggi. Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?», e ha pronunciato un importante discorso sulle radici della crisi contemporanea, che non è soltanto economica.

Con riferimento al tema della plenaria – appunto «La questione di Dio oggi» – il Papa ha rilevato che «non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di “ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità». La crisi a più dimensioni che colpisce soprattutto l’Occidente è nata precisamente quando si è cominciato a mettere tra parentesi la domanda su Dio. «Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale».

Non si può vivere di sola scienza, tecnologia, economia. «L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato». Si tratta, invece, di tornare seriamente alla «questione di Dio [che] è, in un certo senso, “la questione delle questioni”. Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente (cfr Spe salvi, 1)».

Ma – in pratica – «come risvegliare la domanda di Dio, perché sia la questione fondamentale?». La risposta non è semplice, perché la crisi da una parte nasce dall’oblio della domanda su Dio, dall’altra rafforza tale oblio. In questa difficile situazione il Papa invita a fidarsi non tanto dei «grandi» mezzi di propaganda quanto degli incontri da persona a persona. Infatti, «se è vero che “all’inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona” (Deus caritas est, 1), la domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato». Questi incontri interpersonali possono certamente essere favoriti da eventi come i congressi internazionali dei laici e le Giornate Mondiali della Gioventù, e il Papa è voluto tornare sulla meravigliosa esperienza di Madrid. «Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, e non solo Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero, riproponendo in modo chiaro l’attualità della ricerca di Dio. Nessuno è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l’uomo di oggi ».

Ma non si deve pensare solo a incontri organizzati dalla Chiesa. Si può incontrare una persona che ci parla di Dio anche nella vita sociale, e perfino in quella economica e politica. «Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante. Come osserva la Christifideles laici, è questa la vostra specifica vocazione: nella missione della Chiesa “…un posto particolare compete ai fedeli laici, in ragione della loro ‘indole secolare’, che li impegna, con modalità proprie e insostituibili, nell'animazione cristiana dell'ordine temporale” (n. 36). Siete chiamati a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire. Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, l’uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia».

Perché tutto questo oggi è più difficile? Perché la questione di Dio, paradossalmente, qualche volta non è centrale per gli stessi cristiani. Oggi, ha detto il Papa, «la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio». Riprendendo un tema del suo viaggio in Portogallo del 2010, il Pontefice ha nuovamente fatto notare che «a volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte». Ma «in realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle “malattie” del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci».