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NEOPRESIDENTE

Con Boric anche il Cile va alla sinistra abortista

Il trentacinquenne pro-aborto Gabriel Boric ha avuto la meglio di quasi 12 punti percentuali sul pro-vita José Antonio Kast. A sostegno del neopresidente cileno si è schierato tutto il globalismo di sinistra, con l’intervento prima delle elezioni persino dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet.

Esteri 21_12_2021 Español

Domenica 19 dicembre José Antonio Kast, avvocato e politico cattolico pro-vita, ha accettato la sua sconfitta nel ballottaggio presidenziale contro il suo rivale, Gabriel Boric, il candidato della sinistra e pro-aborto. “Ho appena parlato con Gabriel Boric… Da oggi è il presidente eletto del Cile e merita tutto il nostro rispetto e la nostra collaborazione costruttiva. Il Cile viene sempre prima”, ha scritto Kast su Twitter. Coloro che accusavano Kast di essere un estremista di destra, figlio di nazisti e pericoloso antidemocratico, ora devono tacere e scusarsi. Le accuse mosse contro di lui durante tutta la campagna elettorale e in ogni angolo del mondo massmediatico (politicamente corretto) sono state costruite ad arte, un’arte dell’insulto e del disonore di cui in Italia conosciamo tutte le più malvagie tecniche.

Ebbene, la sinistra di tutto il mondo può gioire, il presidente del Cile è il giovane trentacinquenne Boric, già alla guida delle manifestazioni degli ultimi due anni che hanno portato saccheggi e violenze in tutto il Paese, oltre che aver fatto crollare le rosee prospettive economiche che si erano create cinque anni fa, dopo i primi mesi di governo del presidente Piñera. Boric ha ottenuto quasi il 56% dei voti, contro il 44% di Kast, una differenza di quasi 12 punti. Kast si sarebbe impegnato per ripristinare l’ordine e la legge e rilanciare l’economia sociale di mercato, soprattutto voleva introdurre nel Paese diverse politiche per proteggere la vita dal concepimento alla morte naturale, per rafforzare il diritto preferenziale dei genitori di educare i propri figli e per riconoscere la cultura e l’identità dei popoli indigeni e la libertà religiosa. La proposta di governo di Boric, un non laureato, portabandiera del Frente Amplio delle sinistre e del Partito Comunista, promette l'incorporazione in ogni azione del prossimo governo di una prospettiva femminista trasversale, l’attuazione di politiche estremiste come “l’aborto legale, libero, sicuro e gratuito” e modifiche alla legge sull’identità di genere per facilitare ad ogni età il cambio di sesso, abolire (di fatto) la potestà dei genitori e limitare le preghiere e terapie di conversione.

I vescovi cattolici cileni che, nei giorni precedenti al voto, avevano invitato i cittadini a votare i candidati che si impegnavano per la promozione dei “principi non negoziabili”, non sono stati ascoltati. Non è una sconfitta quella di Kast, ma un inizio benaugurante perché l’opposizione costruttiva sia capace anche di difendere il popolo cileno dalla colonizzazione comunista e ideologica che incombe.

Boric ha avuto l’appoggio pubblico, a pochi giorni dal voto finale di domenica, dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha sostenuto a spada tratta il candidato di sinistra investendolo con tutta la forza e autorevolezza dell’organismo internazionale che presiede. Mai si era vista tanta tracotanza, mai un rappresentante ufficiale dell’Onu si era intromesso nelle elezioni di un Paese in modo così esplicito e penetrante. Davanti a questa rottura della “neutralità istituzionale” dell’Onu, una regola aurea delle Nazioni Unite, nessun Paese membro ha mosso un dito per chiedere le dimissioni immediate della Bachelet. Le hanno fatto eco due deputati Democratici (Susan Wild e Raúl Grijalva) del Congresso degli Stati Uniti che hanno esortato, a pochi giorni dal voto, “il popolo cileno a superare le forze di oppressione, odio e divisione”. I limiti del governo conservatore guidato da Piñera sono stati molti e hanno influito sulla credibilità dello schieramento moderato in queste elezioni: il presidente uscente ha ceduto alla piazza e alle proteste, non ha introdotto le misure di mercato promesse e, infine, con una decisione che ha lasciato tutti stupefatti, a poche settimane dal voto presidenziale ha promosso, spinto, fatto approvare e fatto entrare in vigore nel Paese il “matrimonio omosessuale”. Scelta infausta e incosciente.

Il globalismo sinistro ha mosso tutte le sue pedine per portare alla vittoria Boric. Non solo l’Onu con la Bachelet o i Democratici americani, persino alcuni intellettuali francesi, in polemica con l’appello al voto per Kast promosso dal Premio Nobel Mario Vargas Llosa, hanno chiesto l’espulsione dello stesso Vargas Llosa dall’Accademia di Francia per il suo sostegno a un candidato xenofobo e autoritario. A felicitarsi entusiasticamente con il neo eletto Gabriel Boric tutto il mondo del politicamente sinistro internazionale, in primis i leader del comunismo latinoamericano: il presidente argentino Alberto Fernández e la vicepresidente Cristina Fernández; il presidente della Bolivia, Luis Arce; il venezuelano Nicolás Maduro; il presidente cubano Miguel Díaz-Canel, il presidente peruviano Pedro Castillo, quello del Nicaragua Daniel Ortega e gli ex presidenti Rafael Correa dell’Ecuador, Evo Morales della Bolivia e Lula da Silva del Brasile. Onu, Democratici americani, lobby di varia natura, Paesi e governi comunisti e partiti di sinistra del mondo tutti uniti contro J. Antonio Kast e a favore del giovane laureando Gabriel Boric.

A perderci sono tutti i cileni, visto che poche ore dopo l’annuncio del risultato elettorale il cambio Dollaro/Peso ha toccato i suoi massimi storici, venerdì scorso era a 847 pesos per dollaro, ieri mattina a 869. La Borsa cilena ieri perdeva tra il 6 e il 7,5%, gli imprenditori minerari si dicevano preoccupati per possibili nazionalizzazioni… C’è poco da star allegri, una volta erano i gringos americani a monopolizzare e sfruttare l’America latina con la compiacenza di regimi autoritari, ora sono le multinazionali ad allearsi con i capipopolo comunisti per colonizzare menti e cuori di quegli stessi popoli. Ora, dopo le promesse pro-aborto della neoeletta presidente comunista dell’Honduras, Xiomara Castro (esaltata dai mass media internazionali), il presidente Boric nel giro di poche settimane cercherà di far approvare una nuova legge radicale per l’aborto. Dopo le vittorie elettorali, Biden insegna, si devono ripagare i propri sostenitori concedendogli l’omicidio degli innocenti.