Commissione diritti umani, Pillon risponde
L'astensione della Lega in merito all'ordine del giorno in cui si delineavano i compiti specifici della costituenda Commissione sui diritti umani, criticata da La Nuova BQ, aveva invece ragioni importanti a tutela dei princìpi non negoziabili, dice il senatore Pillon. Ma a noi restano alcune domande.
Rispondo volentieri all’amico Tommaso Scandroglio (clicca qui) e agli altri che come lui hanno mostrato perplessità in ordine a quanto accaduto la scorsa settimana durante il voto per l’istituzione della Commissione per i diritti umani al Senato. La mozione istitutiva della commissione era stata sottoscritta dai capogruppo della Lega e del movimento 5stelle unitamente ai capi di tutti i gruppi parlamentari dopo esser stata accuratamente depurata di ogni inflessione ideologica. Il rischio infatti che si impiegasse la commissione come rullo compressore per aggredire le politiche del governo in tema di immigrazione o peggio per legittimare sciocchezze gender era elevato. La pregressa esperienza, con la presidenza affidata a Luigi Manconi (uomo del PD che non esitò a impiegare la commissione per scopi ideologici), poneva serie ipoteche sulla vicenda, tanto da consigliare alcuni di valutare la soppressione della commissione.
Per non buttare bambino e acqua sporca e per impedire strumentalizzazioni di sorta dunque si è preteso, in fase di stesura del testo, che il riferimento ai “diritti umani” fosse lasciato privo di ulteriori declinazioni.
La posizione della Lega sul punto è stata tuttavia molto chiara: nell’intervento in rappresentanza del gruppo, affidato alla senatrice Maria Gabriella Saponara, venivano chiaramente declinati i diritti umani cui la Lega intende dare priorità: li elenco nuovamente a beneficio dei più pigri:
- il diritto a nascere,
- il diritto a crescere con la propria mamma e il proprio papà,
- il diritto a non emigrare,
- il diritto a professare liberamente la propria fede
ma consiglio a tutti comunque di ascoltare sul sito del Senato le parole appassionate della collega Saponara, applaudita da tutto il gruppo e da altri senatori.
Durante la discussione è tuttavia intervenuto, in modo palesemente strumentale, un ordine del giorno di Fratelli d’Italia che aveva l’unico scopo di predisporre un tranello alla maggioranza di governo, costringendo la Lega a votare a favore e lasciando i 5 stelle davanti al bivio di spaccarsi ovvero di votare contro. Il meccanismo tecnico-parlamentare era un classico della politica di piccolo cabotaggio delle opposizioni, ma non si stava trattando di prosciutti o autostrade: il tema era quello dei diritti umani, e impiegare – come si è fatto – i principi non negoziabili per questo genere di trucchetti non è stata un’idea particolarmente nobile.
La notizia del giorno, non sarebbe stata infatti “approvato ordine del giorno di Fratelli d’Italia”, ma “la maggioranza si spacca sui valori”.
Lega e 5stelle hanno tuttavia dato prova di grande compattezza e – con le premesse e le garanzie di cui sopra, hanno trovato l’equilibrio nella posizione di astensione che – giova spiegarlo – alla luce del nuovo regolamento NON è da considerarsi voto contrario ma – come appunto è – voto di astensione.
Il capogruppo sen. Massimiliano Romeo è intervenuto personalmente spiegando le ragioni dell’astensione, motivate dalla necessità di non delimitare i diritti umani con un elenco per forza di cose parziale, lasciando al contrario alla commissione stessa, e alle forze della sua maggioranza, la libertà di approfondire i diritti umani ovunque qualificabili come tali.
A questo punto - con le forze di governo astenute - la palla era nelle mani dell’opposizione: Fratelli d’Italia e Forza Italia avrebbero avuto la possibilità di imporre a tutti l’approvazione dell’ordine del giorno, godendo di numeri superiori a quelli di PD e LEU sommati tra loro. A quel punto (per il vero prevedibilmente) il gruppo di Forza Italia ha dato ordine di astensione, causando la reiezione dell’ordine del giorno e svelandone così la natura semplicemente strumentale.
Detto questo, credo sarà del tutto plausibile che la presidenza della commissione diritti umani, seguendo l’esempio del PD nella scorsa legislatura, sia affidata a senatore della maggioranza, con quel che ne consegue in termini di attività pratica della commissione. Il tutto con buona pace di Bonino, Soros e compagni, che vedono allontanarsi il miraggio di una ulteriore strumentalizzazione, anche questa volta in chiave anti-Lega, dei valori e dei principi di umanità.
Mi rendo conto che le cose, viste da fuori, siano difficili da capire. Lo sono anche per me da dentro. Sto imparando, stiamo imparando, ma credo che la linea tenuta in quell’occasione sia stata la più seria e sicura, proprio per tutelare quei valori che tutti sentiamo come imprescindibili.
Mi permetto dunque – e lo dico per primo a me stesso – di suggerire sommessamente pazienza e fiducia verso chi – come il sottoscritto (ed altri) – non è e non sarà mai disposto a fare un solo passo indietro sui temi che costituiscono la piattaforma valoriale del Family Day.
Spero di aver chiarito la questione ma resto volentieri a disposizione di chi volesse ulteriori chiarimenti. Grazie signor direttore a lei, ai suoi collaboratori e al caro amico Tommaso Scandroglio per l’attenzione, l’ospitalità e soprattutto per il vostro prezioso lavoro. E grazie ai lettori per la pazienza.
Simone Pillon
Risponde Tommaso Scandroglio:
Ringrazio l’amico e senatore Simone Pillon per gli opportuni e necessari chiarimenti. Mi permetto una replica motivata dal desiderio di comprendere e che non vuole essere assolutamente pervasa da nessuno spirito polemico, soprattutto nei confronti di una persona che ha dato spesso prova di spendersi sul campo per i principi non negoziabili.
Perché la Lega non ha votato quell’ordine del giorno proposto da Fratelli d’Italia, partito che, a dire del senatore Pillon e non abbiamo prove per sostenere il contrario, indicò quell’odg solo per fini strumentali? Pillon fornisce, così ci pare, tre motivazioni. La prima: non rompere l’asse Lega-M5S, asse che è attualmente necessario per procedere nel cammino di tutela dei principi non negoziabili. Pillon infatti scrive: «Credo che la linea tenuta in quell’occasione sia stata la più seria e sicura, proprio per tutelare quei valori che tutti sentiamo come imprescindibili». Implicitamente l’amico Pillon richiama l’ottimo principio morale del maggior bene possibile rebus sic stantibus. Permangono però le mie riserve proprio sul “rebus sic stantibus”. In altri termini: la mission della Commissione non poteva essere specificata in senso migliorativo perché – così ci pare che Pillon affermi - l’alleanza con il M5S non lo permetteva, alleanza che non può essere rotta pena un grave vulnus a «quei valori che tutti sentiamo come imprescindibili». In breve, come appuntato nel mio articolo, la Lega ha le mani legate (si perdoni l’involontario gioco di parole) con quelle del M5S. Da qui la domanda che non è retorica ma sincera: era necessaria questa coalizione al fine di impedire il peggio? Non sono un politologo quindi taccio.
Ulteriore riserva: l’amico Pillon ha scritto che l’asse giallo-verde è necessario per tutelare i valori di cui sopra. Ma la tutela di tali valori comporta non solo di evitare il peggio, ma di migliorare ossia di tentare di abrogare o, se non è possibile, perlomeno di modificare in meglio leggi quali quelle sull’aborto, la fecondazione artificiale, le unioni civili e il divorzio. Realmente la coalizione Lega-M5S permetterà di esperire simile tentativo? Questa volta la domanda è invece retorica.
Secondo motivo indicato dal senatore Pillon che ha spinto la Lega all’astensione: o votiamo per una Commissione che si ponga obiettivi sì buoni ma generici oppure niente Commissione. La motivazione può essere valida, però bisogna valutare se, nelle attuali contingenze, per tutelare i principi di cui sopra è meglio avere una Commissione che però potrebbe subire alcune pessime influenze data la sua mission generica oppure non avere nessuna commissione. In sintesi, il rischio di strumentalità in merito agli obiettivi della Commissione paventato dal sen. Pillon può essere riferito anche all’esistenza della Commissione stessa. Per coerenza sarebbe stata quindi preferibile la scelta di non costituirla dato che tale scelta è speculare a quella di non specificare gli obiettivi della Commissione medesima.
Terzo motivo: «Per impedire strumentalizzazioni di sorta dunque si è preteso, in fase di stesura del testo, che il riferimento ai ‘diritti umani’ fosse lasciato privo di ulteriori declinazioni. […] Il capogruppo sen. Massimiliano Romeo è intervenuto personalmente spiegando le ragioni dell’astensione, motivate dalla necessità di non delimitare i diritti umani con un elenco per forza di cose parziale, lasciando al contrario alla commissione stessa, e alle forze della sua maggioranza, la libertà di approfondire i diritti umani ovunque qualificabili come tali». Tralasciamo il riferimento alla parzialità dell’elenco dei diritti perché limite connaturato al diritto codificato. Soffermiamoci invece sul concetto di strumentalità. Tale concetto è spendibile proprio se l’espressione “diritti umani” non viene ulteriormente specificata. Infatti è notorio che l’espressione generica “diritti umani”, proprio perché generica, può voler dire tutto e il contrario di tutto in mano ai politici: dal “diritto” all’aborto al diritto a nascere. Ecco perché, ad esempio, l’Ungheria nel 2012 ha sentito l’esigenza di specificare nella Costituzione che il matrimonio può essere contratto solo da due persone di sesso differente, proprio al fine di evitare interpretazioni strumentali dell’istituto del matrimonio. Specificare per iscritto quindi che per diritti umani si debba intendere, così come detto in aula dalla senatrice leghista Saponara, «il diritto a nascere, il diritto a crescere con la propria mamma e il proprio papà, il diritto a non emigrare, il diritto a professare liberamente la propria fede» avrebbe perlomeno reso più difficile che altre forze politiche potessero interpretare quell’espressione per legittimare pratiche come la maternità surrogata, per introdurre reati come quello di “omofobia” e per rendere ancor più fruibili altre pratiche già legittimate come aborto, fecondazione artificiale, “matrimoni” omosessuali, eutanasia, etc.
Infine per coerenza logica sorge un quesito: ma se qualche giorno fa la Lega non ha potuto specificare la mission della Commissione per i motivi sopra indicati, come potrà specificarli in futuro nei lavori della Commissione – così come auspicato dallo stesso Pillon - dato che le motivazioni addotte da quest’ultimo rimarranno intatte?
Detto ciò, un plauso per chi, spesso isolato, si batte nelle condizioni ormai così cristallizzate per la vita, la famiglia, la libertà e la fede.
Tommaso Scandroglio